Le scarpe, la politica e un territorio

I comuni, cuore del nostro Paese, in questa fase di crisi stanno mostrando tutta la loro forza per contribuire ad uscire dalle secche.
Macerata

Registriamo una importante iniziativa: 27 sindaci del distretto calzaturiero delle Province di Macerata e Fermo, che rappresentano aziende che formano un’eccellenza del Made in Italy, hanno firmato un documento unitario, insieme alle due Amministrazioni provinciali, con l’importante unico obiettivo di difendere il loro miglior prodotto, la calzatura, che tanto ha dato a questi territori distretto in termini di ricchezza economica e sociale ed immagine essendo conosciuti in tutto il mondo.

 

Questa proposta, partita dal sindaco di Montecosaro (Mc) Stefano Cardinali, ha coinvolto tutto il sistema politico, senza distinzioni di colori o appartenenze, quello produttivo, la Confindustria, gli artigiani, i sindacati, realtà che spesso, come ben sappiamo, non dialogano tra loro.

 

Scherzosamente il sindaco Cardinali esordisce con il dire che «Il settore calzaturiero è quello più bipartisan di tutti, quello che adotta il paradigma politico della fraternità in quanto in nessuna altra realtà, come questa delle scarpe, la destra non può fare a meno della sinistra e viceversa!». Ma al di là di questa simpatica e disarmante affermazione, il sindaco prosegue: «Il protocollo d’intesa che abbiamo firmato vuole essere la voce di un distretto, di tanti artigiani che, in un momento di grave difficoltà, chiedono aiuto e si appellano ai grandi imprenditori calzaturieri (che se oggi sono tali è anche grazie al lavoro e al sacrificio di questi artigiani che negli anni hanno costruito questo patrimonio) affinchè rivedano le loro strategie aziendali improntate quasi esclusivamente sulla delocalizzazione per ottenere un maggior profitto.

 

Le conseguenze di questa politica sono drammatiche: mancanza di lavoro, impoverimento generale del territorio, scomparsa di figure in grado di realizzare calzature, la lenta ma inesorabile fine del distretto calzaturiero senza prospettive per una riconversione futura.

 

L’appello dei Comuni è rivolto anche e soprattutto a Governo, Parlamento, Regione Marche affinché vogliano predisporre gli strumenti legislativi di sostegno alle imprese che si impegnano a produrre in Italia e che presentano progetti di riqualificazione delle filiere produttive.

 

A proposito di questo aspetto il sindaco di Montecosaro ha qualcosa da dire: «Recentemente il Governo ha approvato la cosiddetta legge Reguzzoni che rischia di rivelarsi estremamente dannosa per il nostro distretto calzaturiero. Infatti oggi il marchio made in Italy e i nostri prodotti sono estremamente penalizzati dalla concorrenza non sempre leale di altri Paesi dove la manodopera è a bassissimo costo, danneggiando in tal modo l’economia italiana per quanto concerne, ad esempio la calzatura. Purtroppo la nuova legge all’articolo 1 fa specifico riferimento alla produzione di calzature e dispone che il marchio Made in Italy può essere assegnato a un prodotto per il quale almeno due delle seguenti fasi produttive siano state effettuate in Italia: la concia delle pelli, la realizzazione delle tomaie, l’assemblaggio della scarpa e le rifiniture.

Le specializzazioni del nostro settore – continua Cardinali – sono la realizzazione delle tomaie e l’assemblaggio della scarpa. Dunque un prodotto potrebbe ricevere l’ambito marchio Made in Italy semplicemente facendo realizzare in Italia i processi delle rifiniture e quello della concia delle pelli ed esternalizzando gli altri due processi produttivi che sono proprio quelli peculiari della professionalità e delle competenze acquisite in decenni dal nostro territorio».

 

Dalle parole del sindaco, portavoce di altri 27 colleghi e centinaia di migliaia di cittadini, si avverte sente chiaramente la passione, l’abilità manifatturiera e la grande professionalità degli artigiani marchigiani che hanno saputo creare prodotti unici, per stile, eleganza, qualità e funzionalità, che tutto il mondo ci invidia e ha imparato a conoscere ed apprezzare.

 

I sindaci, come del resto tanti colleghi di tutto lo Stivale, sono giornalmente impegnati a ricevere operai in cassa integrazione, in mobilità, disoccupati, titolari di aziende artigiane in gravi difficoltà, in alcuni casi in procinto di chiudere o per le quali sono già state avviate le procedure di chiusura. In molti casi il fenomeno investe più componenti di una stessa famiglia con conseguenze disastrose dal lato economico e con inevitabili ricadute sociali e personali, aggravate dall’incertezza del futuro.

 

«Amiamo il nostro territorio che tanto ha saputo darci e tanto potrà ancora dare – conclude il sindaco Stefano Cardinali – se saremo in grado di tutelare e difendere diritti e condizioni conquistati al prezzo di enormi sacrifici da intere famiglie e intere generazioni».

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