Le richieste dei rifugiati: casa, reddito e dignità

Un incontro fuori programma a Torino sul fallimentare progetto Emergenza Nord Africa
Laura Boldrini incontra i migranti che manifestano a Torino per lo smantellamento dei centri di accoglienza.

Mentre il presidente della Camera Laura Boldrini teneva la lectio magistralis di apertura della Biennale Democrazia, per le strade di Torino si svolgeva la protesta dei profughi di Torino, che da giorni, dopo lo smantellamento dei centri di accoglienza, occupano alcune palazzine dell'ex Villaggio Olimpico. Oltre duecento i manifestanti in corteo con lo slogan “Casa, reddito e dignità per tutti”, che avrebbero voluto leggere al Regio la loro lettera indirizzata alla Boldrini.

Gli immigrati hanno chiesto di incontrare la presidente, la quale ha deciso di ricevere una delegazione di venticinque migranti, tra cui donne e bambini, dei 420 che occupano l’ex villaggio di Torino 2006. L'ex portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite si è ritrovata poi in prefettura con il sindaco Piero Fassino, l'assessore comunale alle Politiche sociali Elide Tisi e i rappresentanti delle associazioni che seguono i rifugiati e i profughi. E le sorprese non sono mancate, così come le promesse.

«Emergenza Nord Africa non ha funzionato – ha detto la Boldrini –. L'uso di enormi risorse non ha portato ai risultati dovuti, sono stati fatti accordi con enti che non avevano le competenze e non è stato legato il soggiorno ai servizi, che spesso non sono stati dati».

Per la presidente della Camera bisogna allargare il sistema dello Sprar, la rete di protezione dei richiedenti asilo organizzata su una rete di enti locali, «perché – ha detto – pensare di ospitare tremila persone non è realistico, bisogna investire di più su un sistema che c'è, e strutturato, ed arrivare a numeri realistici. In Italia lo scorso anno ci sono state 15 mila domande di asilo, un numero esiguo rispetto ad altri Paesi europei».

E poi la promessa di riferire quanto discusso al ministro Annamaria Cancellieri e di farsi portavoce dei problemi dei rifugiati, ma anche un’esortazione ai manifestanti di cercare nuove vie al di fuori della sola assistenza, «perché non si può sempre aspettare».

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