Le luci di Hanukkah e la luce del Natale

Un momento gioioso che si celebra in famiglia: è la festa ebraica delle luci, che quest’anno cade il 25 dicembre. Ricorda la rivolta contro i seleucidi che avevano profanato il Tempio.

Quest’anno la luce della stella cometa brilla assieme alle nove luci della hanukkià. Infatti la festa ebraica di Hanukkah capita proprio nel giorno in cui i cristiani, nel Natale, celebrano la natività di Gesù. Una coincidenza che non si verifica spesso. Hanukkah è festeggiata per otto giorni a partire dal 25 del mese di Kislev del calendario ebraico, che è un calendario lunare e quindi mobile rispetto al nostro: di solito cade tra novembre e dicembre, nel 2016 proprio il 25 dicembre.

 

Hanukkah è chiamata anche Festa delle luci. Ma perché? E che cosa si celebra in questa festa? È una storia lunga che ha le sue radici nel lontano passato, nel II secolo a.C. A quell’epoca la terra di Israele era sottomessa ai seleucidi, che erano i successori di Alessandro Magno. I sovrani seleucidi, di cultura e di religione greca, forzarono gli ebrei ad adottare pratiche pagane, contrarie alla legge ebraica. Questo provocò molto turbamento tra gli abitanti della Terra di Israele. Alcuni piegarono il capo e assorbirono le nuove leggi imposte dai nuovi dominatori. Altri si rifiutarono e si ribellarono.

 

La goccia che fece traboccare il vaso fu quando il re seleucide Antioco IV fece collocare una statua di Zeus nel Tempio di Gerusalemme e gli consacrò un altare. Scattò la rivolta ebraica, guidata dalla famiglia dei Maccabei. Le loro vicende sono narrate in due libri che fanno parte della Bibbia cattolica, ma che non rientrano nel canone della Bibbia ebraica. Uno dei leader più celebri di questa rivolta fu il condottiero Giuda Maccabeo, quasi un novello Davide, che divenne poi modello per molti condottieri cristiani medioevali, come Carlo Magno.

 

La guerra fra i seleucidi e i Maccabei fu tremenda, con continui successi alterni e tanto spargimento di sangue. Alla fine Giuda Maccabeo liberò Gerusalemme ed entrò nel Tempio che era stato profanato. Si premurò di purificarlo e di ri-dedicarlo al Dio unico, affinché le presenza dell’Altissimo tornasse a dimorarvi. Per la dedicazione si doveva accendere la Menorah, il candelabro a sette bracci, tramite la combustione di olio consacrato.

 

Però nel Tempio che era stato abbandonato l’olio consacrato che si trovò era pochissimo, contenuto in una piccola ampolla… sarebbe stato sufficiente per un solo giorno, e per produrre nuovo olio consacrato servivano otto giorni. Accesero ugualmente la Menorah. E qui avvenne il miracolo: quel poco olio continuò a bruciare per gli otto giorni che servivano a produrne del nuovo! Per celebrare questo evento soprannaturale Giuda Maccabeo istituì la festa di Hanukkah. Che viene chiamata anche Festa delle Luci. Infatti gli ebrei nei giorni di Hanukkah accendo luci su uno speciale candelabro a nove bracci (chiamato hanukkià): otto per ricordare i giorni del miracolo, uno detto lo shammash (servitore) per accendere progressivamente una luce ogni sera.

 

Hanukkah è un momento gioioso che si festeggia in famiglia, con buona cucina e con gli immancabili dolci fritti nell’olio, dato che l’olio è elemento dominante nel miracolo che si ricorda. E si fanno giochi, tra cui la trottola: e anche qui c’è una storia che risale al passato. Infatti ai tempi dell’occupazione seleucide i bambini ebrei dovevano studiare la Bibbia di nascosto perché se fossero stati colti sul fatto dai soldati ellenici sarebbero stati catturati: così, quando vedevano arrivare i soldati fingevano di giocare con una trottola.

 

Hanukkah è una festa questa che ricorda il passato e dà un forte insegnamento per il presente: celebrando l’eroismo di Giuda Maccabeo e dei suoi compagni diventa simbolo di coloro che combattono fino all’estremo delle proprie forze per mantenere la dignità di essere fedeli a Dio e alla propria tradizione religiosa; celebrando il miracolo dell’olio propone il significato della lotta della luce contro le tenebre, un continuo evento interiore che porta alla rara virtù del discernimento.

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