L’avventura dell’unità

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Il 2003 è l’anno in cui cade il 60° della fondazione del Movimento dei focolari. L’inizio dell’avventura dell’unità viene infatti fissato a quel 7 dicembre 1943 in cui tu, allora giovane ventitreenne, ti consacrasti a Dio. Cosa ti suggerisce questa ricorrenza? “Mi getta in un silenzio adorante per lo stupore d’aver visto in questi decenni, sotto i miei occhi, nascere, crescere e svilupparsi un’Opera di Dio che, da piccolo seme, è diventata – già la vedeva così Paolo VI – un grande albero che estende i suoi rami fino agli ultimi confini della Terra. “Di qui il bisogno struggente nel mio cuore di riconoscenza a Dio. E alle volte così forte da non nutrire altro sentimento. Credo che anche in Paradiso – se vi andrò – una delle mie azioni sarà l’azione di grazia. “E lo ringrazio per tutto e per sempre, per mille e mille motivi. Per avermi fatta nascere nella sua chiesa ed avermi scelta come suo strumento; per avermi fatta figlia di Dio e focolarina; per avermi nutrita di sé con l’Eucaristia, vincolo di unità; per la luce straabbondante del carisma dell’unità che mi ha donato, per me e per molti; per la famiglia spirituale che ne è nata; per avermi comunicato per prima il segreto dell’unità: Gesù abbandonato; per il centuplo in tutti i sensi che ho sperimentato; per la fede confermata; per avermi indicato l’amore come il bene supremo; per avermi dato una madre, Maria; per avermi fatta partecipe, almeno un po’, della sua universale maternità; per aver perdonato i miei peccati; per tutte le sofferenze che ha permesso; per avermi aperto il cuore su tutta l’umanità; per la vita carica di anni che mi ha dato, segno del suo amore. Per… per…”. Secondo te perché lo Spirito ha inviato su questa Terra un carisma come quello dell’unità ormai riconosciuto e approvato dalla chiesa, proprio in questo periodo storico dell’umanità? “Perché, nonostante molto dica il contrario, l’unità è un segno del tempo presente. Due soli esempi fra tanti: l’uno nel campo religioso, l’altro in quello politico. “Al primo apparire, infatti, di questo carisma, già lo Spirito Santo ispirava la chiesa a darsi un volto nuovo: chiesa-comunione. Già aveva aperto il tempo dell’ecumenismo. Per le ondate migratorie che poi sono succe- dute, s’affacciava la necessità di intavolare rapporti con fedeli di altre religioni. Occorreva perciò, per tutte queste nuove aperture, che si mobilitasse la chiesa nel suo aspetto istituzionale – e lo ha fatto poi con il Concilio -, ma anche nel suo aspetto carismatico, attraverso l’azione dei nuovi movimenti ecclesiali come il nostro. “Sotto l’aspetto politico gli stati cominciavano ad unirsi come avvenne – subito dopo la seconda guerra mondiale – con alcuni in Europa. E poi lungo il tempo con altri in più continenti. “E intanto i papi, che meglio interpretano il pensiero di Colui che guida la storia, invitavano, già da Benedetto XV, e poi su, su fino a Giovanni Paolo II, a guardare lontano verso l’unità del genere umano. “Oggi, inoltre, come non mai, c’è bisogno d’unità, di comunione. Lo dice, paradossalmente, la presente situazione: il mondo vive sotto la minaccia del terrorismo. Molte le cause, anche se la più profonda è: lo squilibrio che vige sul nostro pianeta fra paesi ricchi e paesi poveri. “Che fare? Saggio sarebbe suscitare nel mondo una corrente d’unità, di fraternità, di solidarietà che muova i cuori. Dietro ad essi si muoverebbero più facilmente i beni. “Il carisma che Dio ci ha dato è su questa linea e qualcosa può fare, anzi già fa: costruendo brani di fraternità universale là dove opera. Che Dio benedica le nostre come tutte le iniziative presenti dirette a questo fine”. Sappiamo che non ami festeggiare gli anniversari, quasi che in questo modo si manifesti un atteggiamento nostalgico che è agli antipodi del tuo modo di fare e di essere. Ma che regalo ameresti ricevere in questa ricorrenza? “Il dono, da parte dei miei figli piccoli e grandi, semplici e importanti, d’una preghiera perché alla mia “ora” possa passare all’Altra vita avendo compiuto il disegno che Dio ha pensato per me. Per la sua gloria”. E … il futuro? “Non lo conosco. È scritto in cielo.A noi, focolarini, interpretarlo ed adempierlo, come abbiamo cercato di fare finora, con l’aiuto di Dio, e meglio ancora”.

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