L’attualità di Agostino

Perché parlare, oggi, di sant’Agostino? Molte le risposte che vengono da un’intera settimana di approfondimenti e dibattiti, che ha accompagnato la presentazione delle opere complete del grande teologo e filosofo, giunte a compimento dopo decenni di lavoro. Una prima risposta è avanzata dal professor Antonio Pieretti, dell’Università di Perugia. Interrogandosi sulle ragioni intime e sui presupposti sui cui si fonda, anche nell’epoca attuale, la convivenza civile, Pieretti individua nelle idee agostiniane di amicizia e di societas due motivi centrali e due guadagni decisivi, anche rispetto alla tradizione classica. Innanzitutto Agostino coglie nell’amicizia la dimensione paritaria e simmetrica che rende possibile il reciproco riconoscimento delle persone; in secondo luogo, riflette sul legame su cui si fonda la societas che è tale solo quando è in grado di istituire un’unione nella condi- visione. Agostino, infatti, in piena conformità con la tradizione classica, e specialmente ciceroniana, considera la giustizia come il cardine della vita associata. Ma la vera giustizia è in grado di garantire il rispetto dell’identità e della dignità personale solo quando si fonda e si conforma al bene: qui è il guadagno e il salto operato da Agostino: In Agostino – sottolinea Pieretti – il primato del bene è superiore al primato della giustizia e mette la convivenza umana al riparo dal dominio . Un’interessante incursione nello stile prediletto dall’Ipponate è stata offerta dalla riflessione del professor Franco Pizzolato, della Cattolica di Milano, che coglie l’oscillazione stilistica tra il genere retorico e quello dialettico, appunto tra la parola che argomenta e la parola che persuade; Agostino, infatti, predilige il genere retorico o quello dialettico a seconda del motivo ispiratore dell’opera. Agostino ha una fiducia nel linguaggio, che gli viene dalla coscienza dell’opera redentiva del Verbo: essa libera l’intelletto umano dalle insidie del peccato, affinché possa, utilizzando le regole del retto ragionamento, aspirare al fine ultimo della partecipazione alla vita di Dio, in cui consiste la salvezza. Agostino e la pace Ma come possono, gli uomini, costruire la pace? Agostino è convinto, spiega Luigi Alici (Università di Macerata), che l’uomo abbia una originaria vocazione alla vita comunitaria, che si esprime nella sua doppia appartenenza, alla città terrena e alla città celeste: non, dunque, due realtà esterne all’uomo, ma disposizioni interne che consentono all’uomo la vita associata e, in particolare, la realizzazione del legame di fraternità. La solidità dell’ordine del creato, infatti, permane anche in presenza del peccato, che non ha stravolto radicalmente la natura dell’uomo, il quale continua ad essere capace di fare il bene. È in questo senso che il male, per Agostino, anche se radicale non può mai essere originario. E qui risiede la capacità dell’uomo di costruire la pace, bene insopprimibile. È Piero Coda, dell’Università Lateranense, a spiegare il fondamento della capacità umana di amare e di vivere in fraternità: la sua analisi mostra il legame profondo fra la teologia trinitaria di Agostino e la carità di cui l’uomo è capace: il rapporto tra le persone divine si comunica, in maniera corrispondente, al rapporto fra le persone umane. Infatti, per Agostino, ciascun uomo – immagine e somiglianza di Dio – è costitutivamente attraversato dalla forza dell’amore che rivela qualcosa di sé e dell’altro. La carità è dunque allo stesso tempo il vertice dell’itine- rario di contemplazione, che ha inizio con il desiderio, ma anche la via per poter approdare alla contemplazione stessa. In questa direzione è sempre l’amore che il legame interpersonale ed è per questo anche ciò su cui riposa la vita comunitaria. L’intervento del professor Nello Cipriani (Institutum Patristicum Augustinianum di Roma) aggiunge un altro tassello, cercando di individuare il fondamento teorico, il metodo e la pratica del dialogo in Agostino. Il suo costante impegno in direzione del dialogo si rinviene anche quando egli si trova costretto a correggere i suoi interlocutori. Infatti ogni intento correttivo ha, per Agostino, in Cristo il suo fondamento ed è dunque correzione della corruzione in vista del ristabilimento della correttezza. Il dialogo, in tal senso, più che rivelarsi un espediente letterario, possiede un fondamento teorico per cogliere il risplendere della verità. Ora, è vero – avverte Cipriani – che se l’atteggiamento dialogico di Agostino nei confronti dei filosofi platonici è comunemente riconosciuto e condiviso, si fa più fatica a riconoscere l’altrettanto indiscusso atteggiamento di positiva disponibilità anche nei confronti dei sostenitori delle diverse eresie con le quali Agostino si è confrontato. Ed è proprio questo il punto cruciale della ricerca. Attraverso documentati riferimenti alle opere polemiche, l’Autore individua in questo atteggiamento l’autentica universalità e attualità del messaggio agostiniano, perché mostra come l’Ipponate cerchi, prima di qualsiasi accusa polemica nei confronti del proprio interlocutore, di trovare un terreno comune di incontro per poi procedere alle questioni che gli interessa controbattere. In altri termini, la decisa affermazione, da parte di Agostino, della dottrina cristiana, non impedisce il confronto aperto anche con diverse posizioni di dottrina e affronta positivamente le diversità culturali. È quanto sottolinea Isabelle Bochet, del Centre Sèvres di Parigi, sottolineando che la doctrina christiana, da una parte, non si pone in opposizione alle diverse culture ma si armonizza con esse, e, dall’altra, non prescinde dalla costitutiva apertura e disponibilità dell’essere umano ad accoglierla. L’impianto del De civitate Dei riproduce con chiarezza la proposta agostiniana. Qui, infatti, Agostino tematizza l’idea del paradosso della vita cristiana, che si dispiega nel mondo pur trovando la propria autentica dimensione solo oltre questo mondo. Dopo aver analizzato quali strumenti sono di aiuto al cristiano per mettersi in cammino verso la patria (cultura, scienza e linguaggio), il vescovo di Ippona individua nella carità l’elemento per mezzo del quale è possibile accordare la varietà e molteplicità delle esperienze umane, con il fine ultimo verso il quale la carità tende. La caritas, che trova nella chiesa la sua attualizzazione, è dunque il principio in cui si realizza l’universalità concreta del cristianesimo, perché vivifica dal di dentro la vita cristiana e rende possibile l’incontro con la diversità. Impossibile dare notizia, anche brevemente, dei molti altri qualificati interventi che hanno caratterizzato le giornate del convegno, fra i quali quelli dei professori Simonetti e Cacciari, di padre Lombardi, di Armando Torno. La varietà e la ricchezza della problematiche trattate confermano, ancora una volta, la grandezza di un maestro come Agostino, la cui voce ha continuato a risuonare nella coscienza e nelle idee dell’uomo in ogni fase della sua storia. Oggi, grazie all’opera meritoria della casa Editrice Città Nuova, che ha reso accessibile al grande pubblico l’intero corpo delle sue opere, la parola del santo di Ippona si fa compagna del nostro cammino di ricerca speculativa e spirituale. Con il Convegno romano dei giorni 10-11 novembre su Universalità cristiana e pluralismo delle culture, la casa Editrice Città Nuova e la Nuova Biblioteca Agostiniana celebrano, in occasione dell’anniversario della nascita di Agostino di Ippona, il completamento dell’Opera omnia. Milleseicentocinquanta anni fa nasceva in Africa, a Tagaste (oggi Souk-Ahras), una delle più grandi e vivaci intelligenze della storia del pensiero filosofico e teologico di tutti i tempi:Agostino d’Ippona. Oggi, nel celebrare questo evento, l’editrice Città Nuova e l’NBA presentano al grande pubblico una delle più grandi iniziative editoriali del XX secolo, la pubblicazione completa di tutte le opere di Agostino. Dobbiamo questo risultato all’infaticabile lavoro di tre grandi uomini che hanno consacrato tutta la propria vita allo studio e alla diffusione del pensiero di Agostino: padre Agostino Trapé (1915- 1987, fondatore dell’Institutum Patristicum Augustinianum, padre Remo Piccolomini e padre Franco Monteverde. Con entusiasmo e tenacia hanno lavorato per 38 anni avvalendosi del contributo di 40 esperti e studiosi di Agostino.

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