L’arcobaleno oltre le sbarre/3

Nuova puntata del viaggio nel mondo delle carceri. L'avventura continua con uno spettacolo del Gen Rosso nel reparto penale di Rebibbia e l'aiuto a un detenuto siciliano, pentito di mafia  

L’impegno di Maria e Tonino ha varcato pian piano i confini di Paliano, dove hanno iniziato questa avventura, e il raggio di azione si è spostato anche a Velletri e Roma, con Rebibbia e Regina Coeli, e, tramite altri amici, in carceri di tutta Italia.
 
Ad esempio, nel reparto penale di Rebibbia, era recluso un famosissimo detenuto politico, professore di filosofia di Padova. Lo hanno abbonato a Città Nuova e visto il suo impegno culturale anche a Nuova Umanità. Maria precisa: «Ha gradito molto questo dono. Ci ha ringraziato per iscritto dicendoci che avrebbe volentieri corrisposto con noi e ci ha detto che in carcere si sente meno la perdita della libertà se si tiene “il cervello impegnato”. Ci diceva ancora: “Molti detenuti sono senza famiglia e questi potrebbero essere, per così dire, adottati – con la corrispondenza e con l’amore – da persone di buona volontà».
 
Sempre in quel periodo, con altri amici, Benedetto e Alfonso, hanno fatto in modo che il Gen Rosso potesse tenere il suo spettacolo nel reparto penale di Rebibbia, cosa che è avvenuta. Ovviamente non hanno perso i contatti con don Francesco, che ha dato loro altri nominativi di detenuti da abbonare e ha consigliato loro di stare vicino a un detenuto siciliano, pentito di mafia che, non conoscendo nessuno, ogni volta che aveva un permesso restava in carcere.
 
«Ho iniziato ad accompagnarlo a casa mia ai Castelli – riferisce Tonino – e poi in giro per Roma. Da lui sono venuto a sapere che il giudice Borsellino gli aveva portato in carcere i libri dell’ultimo suo figliolo, dicendogli di studiare. Una volta uscito dal carcere, la polizia di Stato lo ha inserito nel programma di protezione dei pentiti. In un momento di difficoltà finanziaria gli abbiamo inviato una somma di denaro, che ci ha poi voluto restituire. Ha conosciuto un ispettore di polizia che lo accompagna alla messa serale del sabato».
 
Alcuni anni fa sono venuti a sapere che le due brigatiste che avevano aiutato all’inizio dell’avventura, ormai erano libere. Una si è stabilita a Genova e va in parrocchia a fare catechismo ai ragazzi. L’altra è entrata in una cooperativa che assiste gli anziani, fa parte di un gruppo di impegno cristiano e abita vicino Torino. Maria ricorda: «Le abbiamo ospitate a casa nostra e una volta andate vie ci hanno scritto: “Sentiamo il bisogno di farvi sapere subito quanto vi vogliamo bene. Vi abbiamo ripetutamente detto che con voi ci siamo sentite finalmente a casa. Mai abbiamo provato questa sensazione. Siete stati il cuneo attraverso cui la pietà di Gesù è arrivata al nostro cuore. Attraverso questo (e voi come suo strumento), abbiamo capito quale posto occupa Dio nella nostra vita. Siamo felici perché è arrivato nella nostra vita un grande uragano che tutto ha spazzato via”».

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