L’Anno santo della misericordia

Per il papa è il cuore del vangelo, è la manifestazione dell’amore di Dio che precede, è il dono da offrire a tutti e da coltivare con cura e dedizione, è tenere il cuore aperto
La confessione di papa Francesco

Papa Francesco ha un suo dizionario tipico molto originale, di parole ed espressioni che ama ripetere e che ormai sono entrate anche nel nostro gergo: periferie, uscire, odore delle pecore, Chiesa ospedale da campo, gioia del vangelo, Chiesa povera per i poveri, e varie altre. Ma c’è una parola che è la chiave di tutte le altre, che in essa trovano la spiegazione e il motivo: misericordia. L’ha proclamata fin dall’inizio del suo ministero e la ripete senza stancarsi (e senza stancarci). Fino al punto da indire venerdì scorso, alla conclusione della liturgia penitenziale in San Pietro, un Giubileo straordinario,  un Anno Santo della misericordia.

Nessuno se l’aspettava. Credo che non bisogna arrampicarsi sui vetri per trovare il perché di questa sua decisione: si inquadra perfettamente nello stile e nella “cultura” evangelica di Francesco, che vuole farci capire che la misericordia è il cuore di Dio, il cuore di Gesù, il cuore del vangelo. Non un aspetto del vangelo, ma il vangelo. Cioè la Buona Notizia in tutta la sua pienezza. Dio non usa semplicemente misericordia, ma “è” misericordia. La misericordia è il “più” di Dio, ciò che lo rende “diverso” (“io perdono perché sono Dio e non uomo”), ciò che rende il suo amore onnipotente, infinito, esagerato.

E’ stato questo lo scandalo della misericordia di Gesù: con i pubblicani e le prostitute, con la donna peccatrice, raccontando del figlio prodigo e del samaritano. I cultori della giustizia, della legge, quelli che pensavano di salvarsi col bene compiuto da loro, non l’hanno accettato. Perché la misericordia è Dio che ci precede nel suo amore non in base a nostri meriti, ma nella assoluta gratuità del suo dono. L’Anno Santo sarà l’occasione per fare l’esperienza di “essere toccati con tenerezza dalla mano di Dio”, di arrivare alla certezza che “Dio perdona tutto e perdona sempre”. Non facciamo però dire al papa quello che non vuol dire; lui stesso ha affermato chiaramente qualche giorno fa che non è il portavoce del buonismo e nemmeno della rigidità. La misericordia sta su un altro piano. L’ha spiegato ai sacerdoti: “Anche il più grande peccatore che viene davanti a Dio a chiedere perdono è ‘terra sacra’ da ‘coltivare’con dedizione, cura e attenzione pastorale”.

Misericordia ricevuta da Dio e donata agli altri: “Siate misericordiosi come il Padre”. Il papa ha detto con chiarezza che “la Chiesa è la casa che accoglie tutti e non rifiuta nessuno”. In un altro contesto aveva affermato che la Chiesa “non è una dogana”. Sono affermazioni forti e assolute: “tutti”- “nessuno”, che interpellano i cristiani, come singoli e come comunità a domandarsi se veramente stanno permanentemente con le porte spalancate del loro cuore e delle loro case (chiese o altro). Che richiedono una conversione profonda (non “superficiale”, ricorda Francesco), che va al di là delle appartenenze, delle attività, degli impegni pastorali, delle cariche, per “puntare sul cuore” (sempre Francesco).

Sarà un grosso rischio, questo Anno Santo della misericordia. Tutto il mondo guarderà i cristiani per vedere qual è il grado della loro misericordia. Esso che è retto normalmente dalla legge dell’“occhio per occhio, dente per dente”, sarà curioso di vedere se anche tra noi prevalgono i ciechi e gli sdentati oppure siamo una famiglia di gente dallo sguardo limpido e dal sorriso accattivante. 

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