L’Albero degli alberi

Una scioccante installazione realizzata nell’Orto botanico di Padova racconta la fragilità della natura e il dovere dell’uomo di salvaguardarla
"L'albero degli alberi" di Michele De Lucchi

Per chi non lo sa, l’Orto botanico di Padova – due ettari, dietro la basilica del Santo – è il più antico del mondo istituito con fini scientifici: fu voluto, infatti, dai docenti di medicina della celebre università patavina con lo scopo precipuo di coltivare e identificare le piante medicinali, i cosiddetti “semplici”, arricchendosi poi nei secoli di micro-settori in cui vengono coltivate piante a soggetto.

Oggi in questo gioiello della cultura e della scienza, che ha il merito di aver studiato e diffuso per primo in Italia e in Europa specie esotiche come la patata, il girasole e la magnolia, svetta un esemplare fuori del comune a pochi metri dal primo platano orientale giunto in Italia nel 1680: è l’Albero degli alberi, non accresciuto dalla natura ma creato da Michele De Lucchi, architetto ferrarese pluripremiato, tra i più noti esponenti del design italiano anche all’estero, che per questa sua installazione ha ottenuto e messo insieme tronchi e rami di decine di alberi di diverse essenze – faggio, abete rosso, larice, frassino, tiglio e nocciolo – provenienti dalle vallate del Bellunese e del Trentino. Alberi abbattuti da “Vaia”, la terribile tempesta assimilabile ai grandi uragani atlantici che lo scorso ottobre ha divelto boschi tra i più belli d’Europa fin nel Friuli e nella Lombardia, stravolgendo il paesaggio di oltre 40 mila ettari di territorio montano. Alberi che, come recita il titolo dell’installazione, hanno oggi Radici al vento, testa nella terra.

Dall’incastro di questi “resti” è nato un albero-totem, che simbolicamente ridà dignità e forma a 14 milioni di alberi, molti dei quali secolari, abbattuti nel giro di poche ore. Le sue radici sono sospese sopra uno specchio d’acqua che «rimanda al mare maldestramente surriscaldato dagli effetti dell’inquinamento atmosferico», spiega De Lucchi. È un memento che l’Orto botanico patavino, designato dall’Unesco patrimonio dell’umanità, rivolge al visitatore non a caso proprio mentre i più giovani manifestano in tutta Europa a difesa del pianeta. Per ricordare che ogni albero è vita e speranza di futuro.

"L'albero degli alberi" di Michele De Lucchi
“L’albero degli alberi” di Michele De Lucchi

Il mosaico di legni con cui De Lucchi ha creato l’opera stride apposta con il rigoglio delle piante dell’Arboreto in cui è collocato, per provocare un colpo al cuore. «Lo stesso che si prova – sottolinea l’architetto – nel vedere i boschi abbattuti e il paesaggio violentato delle nostre valli. Racconta la fragilità della natura, che è anche fragilità dell’uomo».

L’Albero degli alberi resterà in piedi fino al gennaio 2020. E, come è naturale, gradualmente venti, pioggia e sole modificheranno la sua forma, perderà rami e radici. Resterà invece forte il simbolo. È di notte, invece, che esso sembra riprendere vita. A simboleggiare la speranza nella natura e nel suo potere di rigenerazione.

Ma non basta riflettere e indignarsi. Ciò che l’orto botanico suggerisce ai suoi visitatori è un impegno morale e materiale a ricostruire ciò che è andato perduto. Chi lo vorrà potrà offrire anche solo un euro che andrà a finanziare un preciso progetto di rigenerazione naturale in cambio di un frammento di uno dei tanti alberi che c’erano e non ci sono più.

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