L’Africa è interessata al nucleare

Le poche dighe idroelettriche del continente nero non sono più sufficienti a soddisfare la richiesta di energia del continente. Dieci Stati hanno dichiarato di volersi rivolgere all’energia atomica
Ap

Anni fa l’energia nucleare era un’opzione limitata al mondo industrializzato. Ma entro il 2025 almeno cinque Paesi africani saranno dotati di centrali nucleari, oltre al Sudafrica, l’unico Paese del continente ad avere finora un impianto con due reattori.

Paesi come Algeria, Marocco, Tunisia, Egitto, Ghana, Kenya, Uganda, Zambia, Niger, Nigeria e Sudan hanno espresso la loro intenzione di dotarsi di una produzione di energia nucleare, alcuni hanno già reattori di ricerca e desiderano passare alla produzione.

Per l’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea), oggi più di un terzo dei 30 Paesi candidati all’energia nucleare sono africani. Con una popolazione in crescita esponenziale ed enormi bisogni per sostenere lo sviluppo economico, con una enorme sete di infrastrutture, di attrezzature industriali e altro, tutti i Paesi del continente si trovano ad affrontare una crescente domanda di elettricità, se non altro per attirare investitori.

«Abbiamo energia idroelettrica, energia termica, combustibili fossili e abbiamo gas locale, ma queste risorse stanno diminuendo. Sono limitate perché i combustibili fossili potrebbero essere esauriti entro il 2030», ha detto Nii Allotey, direttore dell’Istituto per l’energia nucleare presso la Commissione per l’energia atomica del Ghana. In realtà, va detto, le più recenti prospezioni hanno mostrato come gran parte del continente africano “navighi” su gas e petrolio, ma a profondità non ancora sfruttabili in modo economicamente redditizio.

Nell’Africa sub-sahariana il 57% della popolazione non ha accesso all’elettricità, anche se il continente possiede il 20% delle riserve mondiali di uranio. Trentaquattro Paesi ne hanno nei loro scantinati. Il Niger, uno dei Paesi meno elettrizzati del pianeta, ha la quarta riserva di uranio al mondo per ordine di grandezza. Un minerale molto ricercato da tutti i Paesi nucleari, Francia in testa.

Il Sudafrica ha una centrale nucleare dotata di due reattori atomici, ancora in funzione, per integrare il suo fabbisogno di energia elettrica, il 90% dei quali è alimentato da centrali elettriche a carbone estremamente inquinanti.

Da parte sua, nel 2015 l’Egitto ha annunciato che la Russia sta costruendo una prima centrale nucleare da 1.000 Mw a El-Dabaa, per 4 miliardi di dollari,e che sarà operativa entro il 2025. Un’altra centrale elettrica costruita egualmente dalla compagnia russa Rosatom sta sorgendo in Nigeria. Per non parlare di un altro progetto di costruzione di impianti nucleari russi in Sudan.

La Cina, da parte sua, ha firmato un accordo con l’Uganda per costruire un impianto da 2.000 Mw e per realizzare la prima centrale nucleare del Kenya, che attualmente fa affidamento principalmente sui combustibili non fossili per l’energia: circa il 60% della capacità installata proviene in effetti da energia idroelettrica e geotermica.

Nonostante i costi esorbitanti, i rischi per la sicurezza e per l’ambiente e tutti i problemi da superare per ottenere la tecnologia nucleare, in un momento in cui molti Paesi nel resto del mondo si stanno disimpegnando, in Africa il nucleare sta al contrario crescendo. Anche se è la soluzione più discutibile, l’energia nucleare è oggetto di un’infatuazione internazionale africana con buona pace degli ambientalisti.

 

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