La teologia e la crisi

Perché il “discorso su Dio” ha qualcosa da dire all’Italia di oggi.
Un ragazzo a una mostra

Parlare di teologia, oggi, potrebbe apparire un’operazione fuori luogo. Un revival di cose più o meno già sentite, e comunque inutili. E d’altra parte non è semplice lasciarsi trapassare dalla luce di Dio, al punto da fare e dire cose che manifestino realmente lui, presente e operante anche oggi. Ma a nulla di meno aspira, già etimologicamente, la teo-logia. È far partecipare a quella illuminazione dell’intelligenza che nasce nella frequentazione assidua della Parola di Dio.

Ecco, però, la sfida: indicare modi in cui l’intelligenza si accende non solo quando, come singoli, ci si ponga al cospetto della Parola o si provi a viverla; ma vivendola insieme, nella reciprocità dell’amore. Perché è nell’alimentare l’amore reciproco che ci si inoltra nella conoscenza di Dio. Cosa accade, infatti, se la teologia viene praticata tra persone che non siano semplicemente competenti nella propria disciplina, ma si concepiscano come comunità che crede alla presenza del Risorto in mezzo ad essa? È quanto ci proponiamo di attuare, giorno dopo giorno, all’Istituto universitario Sophia. Ed è il rinnovarsi di quel “farsi carne” della Parola di cui parla il Vangelo di Giovanni.

La Parola si fa carne. Fragile, fino a consumarsi nel grido d’abbandono di Gesù morente. In esso, ogni umano fallimento, perdita, invocazione, solitudine, possono trovare la propria collocazione e chiave di illuminazione. Per un nuovo inizio. Perché, nel morire di Gesù, la disperazione viene spezzata e superata in un rinnovato dono di sé: «Nelle tue mani consegno il mio spirito». Pronunciate come dono, le parole umane divengono amore, capaci di esprimere il mistero di Dio amore. Innescano un processo creativo e comunitario di pensiero. E la presenza del Risorto si accende.

Le vere risposte alla crisi economica non sono (solo) monetarie. E anche in questo momento la teologia può dare il proprio contributo, insieme agli altri saperi, nel decifrare la situazione. Occupandosi non solo di "buone teorie" su come si debba vivere, ma di "buone pratiche" di vita e di pensiero già in atto. In cui sentire e sapere che, anche oggi, Dio non ci ha abbandonato. E anzi ci precede.

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