La storia del pane sospeso

Un progetto di solidarietà che si sta diffondendo in provincia di Lucca  
La storia del pane sospeso

C’è il caffè sospeso di tradizione partenopea e c’è il “pane sospeso”, progetto di solidarietà che si sta diffondendo nel comune di Capannori, in provincia di Lucca.

Il progetto è nato da un’idea di Andrea, proprietario del forno Martinelli di Segromigno in Monte: «Il Pane Sospeso è una maniera per donare, sì! Ma per me era importante anche altro. I negozi di paese come il nostro, forse, sono rimasti gli unici luoghi dove ancora si vive un po’ di naturale e sana relazione tra le persone. A me piaceva l’idea che anche chi si trova in difficoltà economica uscisse dall’isolamento e partecipasse di quest’attività quotidiana. Che non ricevesse soltanto il pane donato, ma che venisse in negozio a fare la spesa, a “comprarlo”, come tutti gli altri».

 

 

Come funziona? Un po’ come il caffè sospeso a Napoli, dove nei bar si può ancora lasciare “sospeso”, cioè pagato, un caffè per chi non può permetterselo. A Capannori si va in panetteria e, oltre al proprio pane, si può comprare al prezzo scontato di un euro (che è il costo delle sole materie prime) un chilogrammo di pane per chi è nel bisogno. La panetteria, dal canto suo, ci mette l’altro euro, donando gratuitamente la propria manodopera.

Racconta Andrea: «I soldi li raccogliamo in un salvadanaio sul bancone, accanto al quale abbiamo un barattolo dove i nostri clienti “speciali” possono mettere i propri tagliandini per farsi riconoscere.».

In pieno spirito di relazione, Andrea non è solo a promuovere il progetto: «Ho proposto quest’idea sia al Comune di Capannori, nella persona dell’assessore alle politiche sociali Carmassi, che ci sta sostenendo e accompagnando, sia alla Caritas diocesana, che ci aiuta nell’identificare le famiglie in difficoltà, grazie al loro centro di ascolto».

 

 

La compravendita di pane sospeso, in questa fase iniziale del progetto, avviene il martedì e il giovedì, ma la speranza è di allargare ad altri giorni e anche ad altri esercenti: «Per adesso si è creata una piccola rete di panetterie che hanno aderito al progetto, e con le quali copriamo più o meno tutto il territorio del comune: c’è il panificio Benvenuti, in centro e poi quello Della Santina, a Pieve San Paolo, ma speriamo che il progetto si allarghi anche ad altre botteghe, per coinvolgere e integrare le famiglie in difficoltà in attività normali di vita quotidiana, come è quella semplice dell’andare a fare la spesa».

In questo modo, ogni settimana, grazie alla generosità dei clienti delle tre panetterie, sono raccolti circa centottanta pani da un chilogrammo che poi vengono “acquistati” da novanta famiglie in difficoltà, segnalate da Caritas.

«Oggi è la Caritas a segnalarci i casi di persone e famiglie nel bisogno, ma io spero che, grazie a questo modo nuovo di tessere relazioni anche dentro i negozi, un giorno sia un qualsiasi signor Rossi a dirmi: “guarda, Andrea, ho bisogno di pane per il signor Bianchi, perché ho scoperto che non ne ha!”».

Insomma: anche un gesto banale come andare a fare la spesa può diventare un mezzo per creare integrazione, all’insegna dello spirito di solidarietà.

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