La spiritualità di comunione e il testamento di Gesù

Iniziamo con questo numero una nuova rubrica, nella quale, come dice il titolo di essa, pubblicheremo di volta in volta degli scritti che in maniera esplicita si rifanno alla spiritualità che informa la nostra rivista: la spiritualità dell'unità. E su questa spiritualità essi vogliono offrire delle riflessioni di vario carattere, sistematiche e fondanti oltre che specifiche di diverse discipline, che proseguiranno anche nei prossimi numeri della rivista. Apre la rubrica Chiara Lubich, con uno scritto breve ma denso, nel quale il lettore potrà ritrovare quel linguaggio e quell'argomentare sapienziali che rimangono il punto di luce e di forza di ogni discorso teologico. In uno scambio di piani che è anche dissolvenza dell'uno nell'altro per ritrovarsi, ciascuno di essi, illuminato ed arricchito, Maria e la creazione si spiegano, se così si può dire, l'una con l'altra. Le profondità della divinità brillano nella persona della Madre di Dio vista iconicamente nel dispiegarsi delle vicende della natura; e queste, a loro volta, nel miracolo di Maria. Si gusta quel sapere unitario (che è sàpere, gustare!), di cui tanto oggi abbiamo necessità. Gérard Rossé vuole illuminare la spiritualità dell'unità, che è spiritualità di comunione, di pericoresi, in un confronto serrato con il cuore dell'annuncio giovanneo quale è dato nel Testamento di Gesù. Il testo di Giuseppe Maria Zanghì è la trascrizione di una conversazione tenuta a membri del Movimento dei Focolari. Le parole di abbandono del Cristo sulla croce sono uno dei punti di forza della spiritualità di quel Movimento: l'Autore ne affronta un aspetto, ben consapevole della in esauribilità delle ricchezze umano-divine rivelate in quel grido supremo di amore.

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