La rinuncia del papa stupisce il mondo

Dai media americani a quelli russi, dai quotidiani argentini a quelli francesi, le reazioni del mondo alla decisione di papa Benedetto XVI di rinunciare al  Ministero di Pietro
Persone in piazza san Pietro

Il “gran rifiuto” di papa Benedetto XVI fa da apertura sui siti di tutti i quotidiani esteri.

Sia i media americani che quelli britannici, pur separati da un oceano, mettono in evidenza le questioni anagrafiche e di salute che hanno portato Benedetto XVI ad annunciare le dimissioni: il Washington Post titola «Per ragioni d'età, il Papa si dimette», e prosegue citando la «forza del corpo e della mente che viene a mancare». Anche il New York Times apre con «l'età avanzata e le precarie condizioni di salute», e dedica ampio spazio al “totopapa”: l'articolista fa notare come «l'influenza del Papa potrebbe ben estendersi alla scelta del suo successore, in quanto ha modellato il collegio dei cardinali con le nomine fatte durante il pontificato».

Il britannico Times – che titola «Sono troppo debole per continuare» – si lancia nell'ipotizzare un papa nero, essendo il ghanese cardinal Turkson e il nigeriano Arinze tra i nomi che già circolano; mentre il compatriota Guardian apre con una rassegna di commenti di corrispondenti, opinionisti e lettori, molto spesso di segno opposto: da quello di Ronald Lawder, presidente del Congresso ebraico mondiale, che loda l'impegno dell'attuale papa nel tessere relazioni tra ebrei e cattolici, a quelli delle associazioni irlandesi delle vittime degli abusi sessuali da parte dei sacerdoti, che ritengono che avrebbe dovuto agire con più decisione su questa ferita ancora aperta. Anche dall'altra parte del mondo l'australiano Herald Sun parla di «dimissioni shock», e dà il cardinal Turkson come il favorito tra gli allibratori.

Dalla “cattolicissima Spagna”, El Paìs sottolinea come «un papa anziano e ammalato è stato capace di sorprendere il mondo prendendo una decisione inedita», oltre a riportare il ringraziamento delle comunità ebraiche e musulmane del Paese per l'impegno al dialogo interreligioso; mentre l'argentino El Clarìn, in un guizzo di orgoglio patriottico, titola «Un gesto storico e una lista di successori che include un argentino» – il cardinale Leonardo Sandri.

Nel mondo francofono, il belga Le soir apre con uno speranzoso «Un nuovo papa per Pasqua», e dà addirittura i numeri delle puntate sul nome del successore: aprono i giochi Arinze a 2,90 e Turkson a 3,25, staccando notevolmente il canadese Ouellet a 6; il parigino Le Figaro fa invece notare come – a meno che non sia lui il prescelto – sarà il francese Jean-Louis Tauran, in quanto decano del collegio cardinalizio, ad annunciare il nuovo papa. Magra consolazione davanti al fatto che mons. Vingt-Trois, presidente della Conferenza episcopale francese e arcivescovo della capitale, dichiara in un'intervista di «non vedere come il prossimo pontefice possa essere francese».

Anche in Russia, che cattolica non è, l'eco da Roma è comunque arrivato: Utro, che apre anch'esso con la notizia delle dimissioni papali, riporta un'intervista al segretario della Conferenza dei vescovi cattolici russi Igor Kovalevskij, che invita a non aspettarsi «nessuna rivoluzione: quella dei cambiamenti drastici non è la strada seguita dalla Chiesa cattolica». La Komsomol'skaja Pravda invece, ispirandosi agli sfottò che già stanno circolando in rete, sceglie come titolo d'apertura «Silvio Berlusconi: vi restituirò il papa», alludendo alla tanto discussa restituzione dell'Imu. Un po' di umorismo, specie nelle terre nordiche, non guasta.

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