La ricerca di una strada nuova

Chi era Silvia Lubich, prima di cambiare nome e diventare Chiara, fondatrice dell'Opera di Maria? Se ne parla nel volume di Nino Carella, Silvia prima di Chiara (Città Nuova, 2014), di cui pubblichiamo la prefazione di Luigi Alici
Chiara Lubich negli anni Settanta

«La grandezza dell’uomo si misura in base a ciò che cerca»: può sembrare provocatorio introdurre con le parole di Martin
Heidegger
questo libro, che racconta i primi anni – dall’infanzia alla giovinezza – della vita di Chiara Lubich.

Quale rapporto può esserci fra l’enunciato solenne di un grande filosofo e l’itinerario biografico di una ragazza trentina, che precede e prepara nel nascondimento la fioritura di una vocazione appassionante e contagiosa?

La risposta è implicita nelle pieghe di questa biografia, che ricostruisce il cammino “da Silvia a Chiara”; una ricerca straordinaria nella sua apparente ordinarietà, culminante in una risposta personale che solo il mistero della Grazia aiuta a rendere comprensibile.

Ci sono persone in qualche modo guidate dagli eventi, figlie del proprio tempo; altre, invece, trasmettono immediatamente un senso di creatività e autorevolezza. Chiara è una di queste. In un mondo in chiaroscuro, in bilico tra guerra e pace, tra cooperazione e solitudine, materialmente povero e spiritualmente ricco, attraversato da turbolenze ideologiche e da un intenso anelito religioso, lei sceglie subito da che parte stare; s’inserisce in modo convinto
e tenace entro un universo di fede cristiana, di dedizione educativa e di partecipazione associativa nel quale avrebbe potuto tranquillamente – e positivamente – consumarsi l’avventura della sua vita.

Eppure, a un certo punto, accade qualcosa: non una rottura clamorosa, fondata sul disconoscimento di quel “piccolo mondo antico” che le non bastava più, ma un cambio di passo, una scelta “folgorante”, una “quarta strada” fondata su un’intuizione che giunge al cuore della rivelazione cristiana: «Dio mi ama immensamente».

Questa verità aveva cominciato a plasmare la vita di Silvia; eppure, a 23 anni, dalla giovane maestra elementare doveva nascere Chiara perché essa potesse essere sperimentata e condivisa in modo nuovo.

Nella ricerca umana è l’Infinito che fa la differenza, si potrebbe dire, raccogliendo e rilanciando la provocazione heideggeriana; una ricerca per la quale vale la pena giocarsi la vita, insieme a chi ci sta. Chi accetta di immergersi nell’abisso della trascendenza può ricavarne una scheggia di luce, che per Chiara si è identificata nell’infinito dell’amore: ecco l’origine di uno scarto creativo e generativo fra la storia al passato e la storia al futuro, che le consente d’innalzarsi oltre il corso ordinario degli eventi, inaugurando – non solo per sé – una nuova stagione della vita.
Il libro di Nino Carella ci dischiude tale scenario, calando la sonda dentro un affascinante “sottosuolo” spirituale, in cui mondi diversi – l’esteriore, l’interiore, il superiore – entrano in dialogo.

Attingendo a un ampio repertorio di fonti, l’autore ricostruisce in modo attento l’ambiente familiare di Chiara, il contesto storico e il clima della città natale, la formazione, le amicizie, le prime esperienze di insegnamento, la dedizione ecclesiale e l’impegno nell’Azione Cattolica, di cui viene puntualmente documentato il coinvolgimento progressivo e non marginale. Quest’ampio spettro di riferimenti può illuminare anche alcuni tratti specifici della spiritualità del Movimento dei Focolari, al quale Chiara darà vita, come la vocazione sociale e cooperativa tipica della sua terra, il clima di dialogo tra credenti e non credenti già respirato in famiglia, la passione educativa, il servizio e l’amore alla Chiesa sperimentati in quegli anni.

Un merito ancora maggiore, tuttavia, consiste nella capacità di situare questi dati, certamente preziosi e non tutti conosciuti, entro un quadro interpretativo plurale e aperto, senza la pretesa di stabilire nessi univoci e privilegiati, accompagnando con discrezione il lettore sulla soglia di quel mistero invalicabile, in cui si consuma l’incontro segreto tra libertà e Grazia. Ma proprio per questo la fatica della ricostruzione è ancora più apprezzabile e coinvolgente: l’esemplarità di una vita che diventa grande “in base a ciò che cerca” non può lasciarci indifferenti. Lo si potrebbe dire con le parole di santa Chiara da Montefalco: «Tutte le cose ardono, tutte le cose ardono, e voi che fate?».


Luigi Alici
dalla Prefazione al volume Silvia prima di Chiara, la ricerca di una strada nuova, di Nino Carella (Città Nuova, 2014)

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