La protesta e la repressione

Il governo maliano ha rifiutato ai partiti politici uno dei diritti fondamentali della democrazia: quello di protestare

L’indignata opposizione maliana denuncia lo scandalo, perché la polizia ha disperso sabato 2 giugno la loro marcia pacifica con una violenza senza precedenti. Il bilancio per il momento riporta una trentina di feriti. «In una dozzina di luoghi diversi, i manifestanti a mani nude sono stati attaccati con gas lacrimogeni e manganelli», ha detto in una dichiarazione il gabinetto del leader dell’opposizione, Soumaïla Cissé, candidato alle prossime elezioni presidenziali in programma il 29 luglio. Nella stessa dichiarazione si afferma che «i servizi di sicurezza del primo ministro hanno sparato munizioni vere contro i manifestanti», che si erano radunati fuori dal quartier generale dell’Adp (Alleanza democratica per la pace), luogo dell’incontro tra i leader dell’opposizione. «Tre leader dell’opposizione sono stati picchiati violentemente in testa con mazze e manganelli», è scritto. Secondo l’opposizione, il primo ministro Soumeylou Boubeye Maïga deve dimettersi. Soumaïla Cissé ha chiesto un’indagine, dopo che lui e il capo del suo staff hanno detto che i servizi del primo ministro avevano usato munizioni vere quando stava passando il suo convoglio vicino al quartier generale dell’Adp.

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Accuse negate in blocco dalle autorità di Bamako: «Respingo formalmente e vigorosamente questa falsa e diffamante dichiarazione, che non ha altro scopo che distrarre il popolo maliano e il governo dalle preoccupazioni momentanee di pace e sicurezza per le elezioni», ha affermato il primo ministro stesso. Inoltre, secondo una fonte vicina al ministero della Sicurezza, «il corteo del primo ministro non è assolutamente passata per la sede dell’Adp».

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«Nessuno tra i feriti ha trascorso la notte in ospedale, nessuna ferita da proiettile è stata registrata», ha detto il consigliere per la comunicazione del primo ministro, Cheick Oumar Coulibaly. Secondo l’ospedale Gabriel Touré di Bamako, «25 feriti sono stati ammessi all’emergenza, ma senza colpi di arma da fuoco». Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha appena terminato una visita di due giorni nel Paese, ha affermato che «segue con preoccupazione l’evoluzione della situazione in Mali». Guterres ha invitato «tutte le parti alla calma e al controllo delle proprie azioni», e ha invitato «gli attori politici e della società civile a favorire il dialogo per mantenere un ambiente favorevole allo svolgimento di elezioni credibili e trasparenti», secondo la dichiarazione delle Nazioni Unite.

L’opposizione manifesterà ancora l’8 giugno per chiedere elezioni trasparenti e un accesso equo alla radio e alla televisione pubbliche. Il presidente maliano Ibrahim Boubacar Keïta, 73 anni, ha annunciato ufficialmente il 28 maggio la sua candidatura per un secondo mandato. Affronterà una quindicina di avversari.

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