La posta del direttore

CITTADINANZA AGLI STRANIERI NATI IN ITALIA? Sono un italiano residente da alcuni anni in Germania e mi riferisco al vostro articolo a p.41 del n. 7, in cui viene auspicata la cittadinanza italiana per i figli (nati in Italia) degli stranieri regolarmente residenti in Italia. In Germania vivono quasi 700 mila italiani. I loro figli, nati e cresciuti in Germania, parlano l’italiano in famiglia, tifano per la nazionale di calcio italiana e non per quella tedesca, mangiano pasta e pizza e non cibi tedeschi. Anche i figli dei 3 milioni di cittadini islamici residenti in Germania vivono secondo usi e costumi dei paesi d’origine e le strade si riempiono di giovani turchi nati in Germania quando la Turchia vince una partita di calcio. Vi sono naturalmente eccezioni: figli di italiani che mangiano come i tedeschi, si vestono come i tedeschi e fanno il tifo per la Germania, indipendentemente dal fatto che siano nati in quel paese o vi siano arrivati all’età di tre anni. Questi stranieri cresciuti in Germania chiedono e ottengono la cittadinanza tedesca al compimento dei 18 anni, poi prestano, se maschi, il servizio civile o militare in Germania. Non vedo nulla di strano in tutto questo. Chi ha vissuto all’estero conosce da vicino i problemi legati all’immigrazione ed all’integrazione. Penso che per gli immigrati in Italia sia più importante ricevere uno stipendio che consenta loro di risparmiare e comprarsi una casa, che non dare la cittadinanza ai figli nati in Italia (e non ai loro fratelli maggiori). Prima di cambiare la legge sulla cittadinanza, in Italia si devono cambiare molte leggi e magari offrire opportunità a tutti quei giovani che, frustrati, lasciano il paese tuttora. Forse, riferendomi alla lettera del signor Ercolani di Lugano (a pag. 6), la Svizzera e la Germania hanno molte, moltissime cose da insegnare all’Italia, anche in termini di religione, competenza in politica e separazione dei ruoli di chiesa e stato. Mauro Dall’Amico – Monaco di Baviera Dalla sua descrizione molto chiara della situazione degli immigrati in Germania, mi pare si evinca che, prima di parlare di cittadinanza per i bambini nati in Italia, si dovrebbe dare più opportunità di lavoro ai giovani che ancora oggi, frustrati, emigrano dall’Italia. Non vedo però quanto le due cose contrastino fra loro. Posto infatti che si debba fare tutto il possibile per dare lavoro a chi non ce l’ha, a cominciare dai nostri giovani, va detto che gli immigrati che si stabiliscono in Italia vengono a coprire in gran parte quelle esigenze di mano d’opera che restano inevase.Va ricordato inoltre che gli italiani che emigrano sono ormai pochi, mentre aumenta il riflusso verso l’Italia dei nostri vecchi emigrati. Si delinea dunque una nuova situazione in cui offrire la cittadinanza ai nati in Italia acquista una sua giustificazione. Al più sarebbe auspicabile che nuove norme in questo senso venissero deliberate a livello europeo. COMUNISMO E NONVIOLENZA Comunismo in questione: Città nuova n.7/2004 a cura di Antonio Maria Baggio. Un confronto interno ad un partito comunista, è argomento che non passa inosservato. Tuttavia mi si consenta al riguardo qualche dubbio. In primo luogo, sul tono d’indulgente assoluzione, verso alcuni personaggi dai ben noti trascorsi; profeti, Forse, riferendomi alla lettera del signor Ercolani di Lugano (a pag. 6), la Svizzera e la Germania hanno molte, moltissime cose da insegnare all’Italia, anche in termini di religione, competenza in politica e separazione dei ruoli di chiesa e stato. Mauro Dall’Amico – Monaco di Baviera Dalla sua descrizione molto chiara della situazione degli immigrati in Germania, mi pare si evinca che, prima di parlare di cittadinanza per i bambini nati in Italia, si dovrebbe dare più opportunità di lavoro ai giovani che ancora oggi, frustrati, emigrano dall’Italia. Non vedo però quanto le due cose contrastino fra loro. Posto infatti che si debba fare tutto il possibile per dare lavoro a chi non ce l’ha, a cominciare dai nostri giovani, va detto che gli immigrati che si stabiliscono in Italia vengono a coprire in gran parte quelle esigenze di mano d’opera che restano inevase.Va ricordato inoltre che gli italiani che emigrano sono ormai pochi, mentre aumenta il riflusso verso l’Italia dei nostri vecchi emigrati. Si delinea dunque una nuova situazione in cui offrire la cittadinanza ai nati in Italia acquista una sua giustificazione. Al più sarebbe auspicabile che nuove norme in questo senso venissero deliberate a livello europeo. un tempo, dell’infausto: Il-fine-legittima- il-mezzo. Nel merito:movimenti e partiti politici dell’area comunista che, mentre beneficiano di una rendita di posizione (antiamericana) nell’attuale momento internazionale,non arrivano,fuori d’interessati calcoli di bottega,al ripudio di una storia che non passa. Recalcitranti pure nel riconoscere come autoctona,la storica violenza del comunismo reale;già si predispongono nuovamente ai blocchi di partenza, dopo frettolosi rimaneggiamenti interni! Legittimo a questo punto il dubbio sull’odierna aura di pacifismo nonviolento che sembra attraversarli. Dubbio che riguarda un territorio storico fin’ora condiviso tra le frange più estreme dell’area politica; difesa di noglobal anche violenti, e non ultimi,fuoriusciti politici che oppongono un pervicace rifiuto al dovere civile di saldare i conti con la nostra giustizia. Pur se autentica, la linea Bertinotti accreditata dal succitato articolo: (…) con la nonviolenza ha introdotto un elemento dirompente, estraneo alla tradizione del comunismo; come conciliarla con la dittatura del proletariato di marxiana memoria?. Silvano Campi – Milano I problemi che lei tocca sono reali e sottolineano la difficoltà di introdurre la tematica della non-violenza all’interno della cultura marxista. Proprio per questo, però, ci sembra abbia valore il tentativo di Bertinotti. Su come andrà a finire, solo il tempo potrà dircelo. PENSIONATI IN BALÌA DEL CAROVITA Data la stima che nutro per il vostro giornale ritengo giusto dare delle motivazioni al fatto che non rinnoverò l’abbonamento. Per tutto l’anno 2003 ho fatto attenzione a non comperare da chi aveva raddoppiato i prezzi ed ho finito col non comperare nulla da nessuno fatta eccezione dei generi di sussistenza e necessità primarie. Ho avuto modo di osservare come le persone sole che vivono di pensione sono state abbandonate a cavarsela da sé. A livello politico si è voluto fare la scelta che ognuno pensi per sé. Ci saranno alcuni che sono riusciti a raddoppiare i loro guadagni, per cui il raddoppio dei prezzi per loro non è un problema, ma in questo modo a noi non resta che rinunciare a tutto. Anche a Città nuova. Lettera firmata Del carovita si è sempre discusso, ma forse mai con tante argomentazioni come oggi quando, intorno all’introduzione dell’euro è nata l’ennesima faida politica. Ne abbiamo parlato, riconoscendo la gravità del momento, e non vogliamo ripeterci. Rimane purtroppo il fatto che, dopo tanto discorrere, ancora non si vedono fatti, mentre la situazione denunciata dalla sua lettera è sotto gli occhi di tutti. Anche noi ne subiamo i contraccolpi, come la sua stessa lettera dimostra chiaramente. Tuttavia fra i nostri abbonati vige la legge della comunione che ci consente di aiutare, ad esempio, i missionari o singoli casi di necessità. Con l’augurio, dunque, che la situazione possa migliorare, abbiamo aggiunto il suo nominativo per quest’anno a quelli che beneficeranno di questa comunione. QUELLE FOTO RACCAPRICCIANTI Un mio pensiero di queste giorni, vedendo e ascoltando le notizie di vari tg. Sembra quasi, che i telegiornali di rai e tv commerciali facciano a gara, per far vedere foto crudeli e poco edificanti; mi riferisco a quelle delle torture (inaudite) e a quelle della decapitazione. Delle prime foto, ne hanno fatto vedere alcune, il giorno dopo erano di più, poi avanti di questo passo. Della seconda foto, un tg ha fatto vedere il prigioniero, dietro di lui persone incapucciate che leggevano la condanna; il giorno dopo, lo stesso tg ha riportato la stessa immagine, ma sono andati avanti a far vedere quasi tutta la scena dell’assassinio. Questo mi sembra francamente troppo. Premetto che non sono per la guerra, ma per il dialogo. Dopo questi brutti fatti, secondo me, sarebbe bello che il contingente italiano ritornasse a casa, anche se era andato per portare la democrazia. Pietro Olmo Sono d’accordo con lei nel condannare l’eccesso di sensazionalismo macabro praticato da tutte le tv.Anche se, per rendersi conto della brutalità di questi fatti, qualcosa si doveva mostrare. Pur senza prevaricare, tuttavia, come s’è fatto; e ciò non per scusare i carnefici, ma per rispetto delle vittime e anche dei telespettatori. Quanto al ritiro del contingente italiano, il discorso è più complesso e preferisco rinviarla all’approfondimento dello Speciale sull’Iraq a p. 10. BREVETTI ABOLITI NELL’ECONOMIA DI COMUNIONE? Ho sentito dire che le aziende di Economia di Comunione sono quasi tutte piccole. Se ve ne fosse qualcuna abbastanza grande da poter fare dei brevetti, come dovrebbe comportarsi? Dovrebbe rinunciare agli utili del brevetto in base al principio cristiano di destinazione universale dei beni, oppure no?. Cirillo Seneci – Brescia Risponde Alberto Ferrucci. Il diritto alla remunerazione di brevetti di processi industriali, programmi di computer, medicinali, ecc. è evidentemente fondamentale per permettere a ricercatori ed imprenditori di affrontare anni di lavoro e spesso ingenti spese, col rischio di insuccesso, per trasformare una idea o una intuizione in un prodotto utile per tanti. Senza tale diritto, che viene riconosciuto per un numero limitato di anni, si renderebbe economicamente insostenibile la ricerca privata e anche molta di quella degli stati: la ricerca nel mondo sarebbe quindi affidata solo alle istituzioni internazionali che hanno come fine il bene complessivo dell’umanità. Come non si pretende che il panettiere regali il pane, non mi sembra sia da pretendere che il ricercatore metta a disposizione di tutti senza alcuna remunerazione il risultato del suo lavoro: le aziende di EdC operano nell’attuale sistema economico, e a mio parere quanto sopra vale anche per esse. Non si devono però escludere comportamenti diversi, che rispondono con generosità all’invito evangelico date e vi sarà dato: sono più di uno gli esempi di aziende EdC che hanno voluto mettere a disposizione le proprie tecnologie per far nascere aziende EdC nel loro settore in altre parti del mondo, o anche per aiutare aziende concorrenti: tali aziende non sono per questo fallite, anzi, malgrado le generali difficoltà di mercato, stanno prosperando.

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