La posta del direttore

Solo dal perdono gli anticorpi dell’odio A proposito dei massacri nella regione dei Grandi Laghi che hanno fatto registrare un milione di morti nei primi tre mesi nel solo Ruanda, di cui si è appena celebrato il ricordo, diversi giornali hanno evidenziato il fatto che si è trattato di cristiani (per lo più cattolici) che massacravano altri cattolici come loro, ma di etnia diversa. Come si spiega ciò ai giorni nostri?. Giovanni G. – Rapallo La costatazione che lei fa è doppiamente dolorosa, perché parte da un presupposto incontestabile. Si è prodotta infatti una sorta di isteria collettiva, innescata forse dalla paura, che trova riscontro anche in fatti simili accaduti in altri continenti, dove però sembravano motivati (non dirò giustificati) da differenze di fede religiosa; ma in Ruanda si è trattato di cristiani che hanno massacrato altri cristiani. Evidentemente non era stato fatto abbastanza per esorcizzare paure e risentimenti ancestrali derivati da secoli di lotte tribali cruente, endemiche qui come altrove. Va detto tuttavia che un numero considerevole di morti ci fu fra quegli hutu che si erano rifiutati di infierire, e che anzi avevano difeso i propri vicini tutsi. Va detto anche che da allora, e per diversi anni, in tutte le parrocchie della regione si sono tenuti sinodi di riconciliazione fra i superstiti, i cui parenti si erano massacrati a vicenda. Anche sulle nostre pagine abbiamo pubblicato fatti che testimoniano questo perdono e questa riconciliazione, da cui solo può nascere una generazione nuova che abbia in sé gli anticorpi dell’odio. Di chi la colpa della passione di Gesù? In questi giorni si è parlato tanto del film sulla passione di Gesù. Chi ha ucciso Gesù, i romani o gli ebrei? Mi sembra che non si sia colta una sfumatura molto importante: il peccato. Il vero colpevole della morte di Gesù è il peccato. Il Figlio di Dio si è incarnato per assumere su di sé i peccati dell’umanità e poi redimerla. Piuttosto, romani o ebrei (non voglio entrare nella discussione) sono stati solo gli esecutori e, comunque, tutto questo era già scritto nel disegno di Dio. Patrizia Galimberti – Milano È vero che la morte di Gesù è stata causata da tutti i peccati dell’umanità di sempre: dunque anche dei nostri. È vero anche che tutto era stato preconizzato nelle Scritture. Ma ciò non significa che, essendo tutto già scritto, i romani e gli ebrei – o, meglio, alcuni romani e alcuni ebrei – siano stati solo gli esecutori incolpevoli della passione e della morte di Gesù, come dalla sua lettera potrebbe apparire. Quanto colpevoli, però, non sta a noi deciderlo, né per loro né per nessuno. Leggendo Città nuova… Spesso affiorano in me tanti problemi che mi bloccano. Decido allora di leggere Città nuova. Man mano che vado avanti nella lettura mi arrivavano risposte e dentro cresce il desiderio di far conoscere il periodico ad altri.Volevo ringraziarvi!. R.S. – Parma Sono dieci anni che sono abbonata alla vostra rivista e riconosco che mi ha arricchito notevolmente facendomi acquisire, tra l’altro, un atteggiamento positivo verso la vita, che prima non avevo. Grazie mille per tutto. R. B. Voglio esprimere il mio apprezzamento perché dalla lettura di Città nuova emerge lo sforzo di cercare quello che unisce (pur senza chiudere gli occhi su ciò che non è condiviso) e su quello dialogare per costruire. Sono contenta quando ospita opinioni che si discostano dalla linea del giornale… ma sempre, con chi le esprime, cerca i punti di convergenza anche se non tace su quei contenuti che penalizzano la persona, il povero, gli ultimi… Grazie per la speranza che mi infondete. Lucia Baroni – Carpi Spesso, insieme agli auguri per le festività ci giungono espressioni sincere di apprezzamento per la rivista Città nuova. Mentre ringraziamo tutti per la fedeltà e l’interesse dimostrati, ci sembra di far cosa gradita partecipando alcune di queste espressioni ai lettori di questa rubrica. Giornate russe a Bolzano L’Ufficio bilinguismo e lingue straniere della Provincia autonoma di Bolzano-Alto Adige, da sempre attivo nella promozione delle lingue come veicolo per la conoscenza e la comprensione della cultura dei paesi di cui esse sono espressione, organizza dal 12 al 15 maggio 2004 presso il Centro Trevi di via Cappuccini 28 a Bolzano una manifestazione dedicata alla lingua e alla cultura russa, che porterà il titolo La terra dell’Uccello di fuoco. L’iniziativa si inserisce in una serie di eventi proposti periodicamente e dedicati ogni volta ad una diversa area linguisica. Sottolineano l’importanza e il valore di questa proposta i patrocini concessi dall’Ambasciata della Federazione Russa e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Rosaria Cembran – Bolzano Da idee nuove, azioni intelligenti Sono un lettore assiduo e talvolta critico della rivista. Desidero esprimere il mio vivo apprezzamento, oserei dire il mio entusiasmo, per il recente articolo di Alberto Ferrucci Il coraggio di cambiare strategia. L’analisi è lucida ed entra nel merito della questione, senza timori, superando decisamente la tentazione (purtroppo frequente) di restare al di sopra delle parti per esprimere solo princìpi universali ed autorevoli, accettabili da tutti; la proposta è davvero coraggiosa ed innovativa. Bisognerebbe avere il coraggio di insistere su questa linea: è questa la nuova evangelizzazione, quella che la nostra gente attende con ansia nell’era della secolarizzazione dilagante. Testimonianze certo, annunci di speranza, ma anche e soprattutto idee nuove da cui possano nascere azioni intelligenti. Corrado Morana Quante Riviere ci sono in Italia? Leggendo Città nuova mi ha colpito una bella pubblicità, niente da dire, senonché il nome Riviera, mi lascia un po’ perplesso. Ho sempre saputo che la Riviera è quella ligure; ora ne vedo spuntare una nuova, in un’altra località italiana. Riviera è il posto dove il mare, bagna la montagna; dove Genova è la Ripa-Riva, e tutti gli abitanti che non sono di Genova, sono Riveaschi: cioè della riviera di Levante e della riviera di Ponente ligure.Vedo in Emilia Romagna bellissimi lidi, bellissime spiagge, lunghi litorali, ma non Riviere. O. P. – Rapallo Un tempo la Riviera per antonomasia era effettivamente la Riviera ligure. Svernare in Riviera senza aggettivi, voleva dire soggiornare a Rapallo, o a San Remo, o comunque sulla costa ligure. Anche la costiera romagnola, tuttavia, viene definita da tempo col termine di Riviera romagnola e oggi, da molti, anche se impropriamente, soltanto Riviera. Forse sarebbe più appropriato chiamarla Costa romagnola. Aproposito dell’articolo su Norberto Bobbio Città nuova è una lettura per me che riprende una tradizione di quando ero ragazzo, negli anni Settanta. Ritenevo Città nuova non schierata politicamente ma la frase di seguito riportata, tratta dall’articolo di A.M. Baggio sul n. 3/2004, mi mette dei dubbi:Gli attacchi contro Bobbio, in quell’occasione, non mancarono; agli occhi di molti divenne, improvvisamente, di destra, come può accadere anche oggi a chi conserva – in un periodo di diffusa e pervicacemente perseguita inconsistenza culturale – una visione chiara dei princìpi e della coerenza culturale. In un periodo dove destra e sinistra, intese in senso tradizionale, ormai sono ben spiegate solo da Giorgio Gaber, mi sembra arduo sostenere che chi vede chiaro, oggi, viene collocato a destra. Oggi, mi sembra, chi sta a destra nel panorama politico italiano, ha una visione della società e della civiltà troppo semplificato e comunque troppo materiale per conciliarsi con i princìpi di Città nuova. Stefano Niccolini – Milano Risponde Antonio Maria Baggio. Caro sig. Nicolini, il brano del mio articolo su Bobbio, che lei ha citato, non intendeva dichiarare una appartenza politica, né attribuire alla destra una visione chiara dei princìpi e della coerenza culturale. Intendevo dire che oggi, a chi cerca di mantenere una coerenza, può capitare di essere etichettato a destra o a sinistra, a seconda dei casi e dei lettori. Come accadde a Bobbio, che divenne, agli occhi di molti, di destra, pur essendo di sinistra, perché non era d’accordo con la sinistra su un problema specifico. Senza paragonarmi a Bobbio, succede a volte anche con i miei articoli. Per esempio, in passato ho applicato il medesimo principio democratico, quello della pluralità delle fonti di formazione e informazione, a due argomenti diversi: il pluralismo scolastico e il pluralismo televisivo. Nel primo caso alcuni lettori mi scrissero che ero di destra, perché avevo scritto che in democrazia le diverse agenzie informative devono essere messe in condizione di parità e, dunque, non ci poteva essere un sostanziale monopolio statale sull’istruzione; nel secondo caso, altri lettori mi etichettarono di sinistra, perché avevo scritto che il duopolio televisivo doveva essere superato e perché il presidente Berlusconi vive un conflitto di interessi. Sono stato un po’ lungo, ma credo lei abbia diritto ad una spiegazione perché, rileggendo l’articolo dopo la sua lettera, ho costatato che effettivamente si presta all’interpretazione che lei ha dato.

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