La posta del direttore

QUEI TRENI CON LE RUOTE BUCATE Anche ieri, primo giorno della seconda fase scioperi selvaggi e governo alla berlina, sulla linea FS Milano-Lecco (esattamente a Monza) ad un treno si sono bucate le ruote. Giunto in stazione, il treno non riesce a ripartire. Ovviamente i convogli in arrivo subiscono l’effetto domino. Con un ritardo di soli 10 minuti arriva il diretto per Sondrio.Tiriamo un sospiro di sollievo. Stracolmo: scontato. Non scontato il semioscuramento. In metà circa delle carrozze è saltata la luce. Alla stazione di arrivo si leva un coro di sollievo: Anche oggi ce l’abbiamo fatta!. Queste sono le Ferrovie delle stato, formato terzo millennio. Ci tengo a precisare che il personale è vittima quanto noi: mancano le strutture e il materiale rotabile è in uno stato pietoso. Di questo passo, quando sarà pronto il discusso ponte sullo stretto, non ci saranno più treni che lo attraverseranno: scomparsi nell’incuria e nel più squallido abbandono. Duccio di Taro – Milano Che ci siano linee ferroviarie di serie A e linee di serie B non è una costatazione di oggi. Di fronte ai notevoli progressi compiuti per l’alta velocità, i treni dedicati ai pendolari e quelli che servono le linee secondarie soffrono di un evidente abbandono. Il paese sconta ancora oggi la scelta fatta alcuni decenni fa di privilegiare il trasporto su gomma rispetto a quello su rotaia. Nonostante ciò le ferrovie sono state a lungo gravate di un oneroso esubero di personale cui solo da poco tempo si sta ponendo rimedio. E allo stesso tempo si sono praticate tariffe assai più basse dei nostri analoghi paesi europei che pure non vanno esenti da disservizi. Tutto ciò in parte spiega, ma non giustifica, gli inconvenienti lamentati. Per cui, pur non ritenendomi un detrattore del ponte della discordia del quale molto si parla e per il quale nulla si fa, ritengo come lei che sia più urgente migliorare nel suo complesso la nostra obsoleta rete ferroviaria. Può consolare sapere che, nonostante tutto, le nostre ferrovie sono ancora le più sicure in Europa. LATERRA E MARTE Su Marte c’è acqua, ma sulla Terra c’è tanta sete. Oltre ai limiti etici, si dovrebbero porre alla scienza limiti di spesa, in rapporto alle priorità e alle emergenze della Terra su cui viviamo. Mettere piede sulla Luna ci ha dato solo lo spettacolo dell’allunaggio. Non si può negare che Bush abbia rilanciato il programma spaziale, perché è un ambito in cui gli Usa sono vincenti e soddisfatti, distraendo così il popolo tontolone dagli enormi problemi: Medio Oriente esplosivo e debito pubblico spaventoso. Né si può negare che il programma spaziale europeo, mentre s’impegnano anche Cina e Giappone, sia una sfida agli Usa, per prestigio. A proposito di prestigio, a qualcuno mancherà il Concorde, che ha chiuso l’attività visto che fu un’impresa sempre in perdita; non lo piangeranno le classi medie e povere, che hanno sempre pagato affinché alcuni riccastri potessero attraversare l’Atlantico in 4 ore invece di 8. Viene da domandarsi se i politici siano con i piedi per terra; quella terra dove hanno infossato le scorie nucleari. A proposito, sul grave problema non si sa più nulla? Poiché è ovvio che un tale deposito rovina l’economia della zona e gli abitanti debbono essere ben indennizzati, io avevo indicato il posto giusto: il comune di Moncenisio, in alta quota al confine con la super-nucleare Francia; ha solo 45 abitanti: anche un favoloso indennizzo non manderebbe in rovina l’Italia. Pietro Cipollaro Direi che le sue argomentazioni, anche se possono apparire paradossali, non mancano di fondamento. I molti e complessi problemi ai quali accenna, non si esauriscono però in poche affermazioni categoriche. E poi non è detto che tutto ciò che si dice di voler fare, anche per motivi di propaganda elettorale, lo si potrà fare veramente. Nemmeno gli Usa che pure sulla Luna ci sono già stati. Tuttavia la ricaduta tecnologica per usi civili di quelle ricerche che hanno consentito all’uomo di andare nello spazio, sono state enormi. Anche per questo un nuovo interesse per lo spazio non mi sembra a priori negativo. Soprattutto nel nuovo clima di collaborazione che si è instaurato con i vecchi antagonisti, cioè con la Russia. Ne parleremo in un prossimo articolo. Ma ci sono anche altre grandi sfide alle quali ci si dovrebbe appassionare con più impegno, come quelle per eliminare la fame e debellare le malattie. Anche di ciò parliamo spesso, penso senza possibilità di equivoci. Quanto allo stoccaggio delle scorie nucleari, a prima vista la sua proposta appare ragionevole. L’augurio è che non si aspetti troppo a prendere una decisione. I SACRIFICI E CHI LI IMPONE In Germania il cancelliere Schroeder è riuscito, in accordo con l’opposizione, a mettere in atto una serie di misure, tra le quali l’abbattimento dell’aliquota fiscale dal 48 al 42 per cento e la libertà di licenziamento per le aziende con meno di 10 dipendenti. In Brasile il capo del governo Lula (ex leader sindacale) ha tagliato le pensioni e ridotto la tassazione dei redditi più alti. Mi pare che governi di paesi abbastanza diversi adottino soluzioni quasi identiche per risolvere grossi problemi di natura economica. In Germania e credo anche in Brasile, i provvedimenti, piuttosto pesanti, sono stati concordati con l’opposizione. E soprattutto, sembra che in un quadro di difficoltà socioeconomiche siano state penalizzate in entrambi i casi le fasce più deboli della popolazione. Bruno Pilu – Genova Quello di parlare bene e razzolare male non è soltanto un detto ma è una pratica antica. Ma in certi casi, forse, si deve parlare del minor male. Per sanare situazioni economiche insostenibili, infatti, si debbono saper prendere anche provvedimenti dolorosi. E spesso, si sa, i sacrifici più grandi riescono a imporli gli amici e, in questo caso, i governi di sinistra. Naturalmente questi cercheranno di bilanciare certi sacrifici con altri vantaggi per i ceti più deboli. Al prossimo responso elettorale si vedrà se nel complesso la loro azione di governo avrà o meno convinto l’elettorato a rieleggerli. LA BANCARELLA DELLA SOLIDARIETÀ Da tempo sentivo di dover fare in prima persona qualcosa di concreto per raccogliere fondi da destinare alle adozioni di bambini, quando, proprio la lettura di un vecchio numero di Città nuova, mi ha spinto ad aprire una bancarella nel mercatino dell’usato previsto a Putignano nelle festività natalizie. Ma cosa vendere e, soprattutto, a chi chiedere aiuto per organizzare? Il recupero di oggetti, infatti, non mi sembrava il problema principale quanto il sapere proporre le adozioni a distanza. La macchina organizzativa si è messa in moto e, realizzati alcuni pannelli pubblicitari, recuperati i primi oggetti da amici e parenti, ricevute le autorizzazioni necessarie, la bancarella della solidarietà è stata resa operativa nei giorni previsti. È inutile dire che siamo stati inondati di articoli di ogni genere offerti dalla generosità di tanti. Abbiamo aperto la nostra bancarella anche in alcuni comuni vicini e, oltre ad aver racimolato una discreta sommetta, la pubblicità fatta ha sensibilizzato molti al problema delle adozioni. A quanti si sentono incerti sul da farsi, vorrei dire: Non aspettare che inizi qualcun altro: oggi tocca a te!. Giulia Ancona – Putignano NON SOLO LA SHOÀ Se ricordiamo con fondatissimo terrore i sei milioni di vittime della Shoà, perché tutti dimenticano i quasi 100 milioni di morti causati dai regimi comunisti? È come se ci fossero stati altri 16 olocausti taciuti solo perché avvenuti nei gulag e non nei lager. Intere popolazioni sterminate. Unione Sovietica e paesi satelliti, Corea del Nord, Vietnam (dove ancora oggi il numero dei condannati a morte è segreto di stato), Laos, Cambogia, Cuba ed, ultima ma non ultima, la Cina (dove i gulag hanno fatto un lifting e sono diventati laogai). Perché l’opinione pubblica li ignora? Ancora oggi in Cina ci sono numerosi casi di religiosi ridotti in prigionia per il solo fatto di essere cattolici. Continuare nell’elenco non serve. Si può solo sperare che chi forgia la pubblica opinione studi tutta la storia e, ascoltando la propria coscienza, cominci a rendere onore a coloro che sono stati uccisi due volte: dai regimi e dall’indifferenza!. Salvatore Lupica – Taormina Dunque, bene, anzi benissimo ricordare la Shoà. Male, anzi malissimo dimenticare i gulag, le foibe e tutto ciò che per tanti anni è rimasto celato nel sonno di una memoria che non voleva turbare il nostro quietovivere e in molti casi i nostri affari. Oggi, senza animosità, ma con un senso di giustizia forse recuperato, almeno sul piano storico, sembrano cadere molti tabù e si moltiplicano gli studi sugli anni bui in cui – per dirla con Ratzinger – si guardò all’intero svolgimento della storia come ad un errore e a un insuccesso e unica dottrina di salvezza fu ritenuta quella maxista. Tanto che anche dopo il crollo del comunismo fu lento e difficile il congedo da quella fede cieca, sostituita oggi da un generale disincanto, se non dal disprezzo per l’etica. Né ha giovato certamente l’avere creduto che le dottrine economiche liberiste vincenti avrebbero prodotto anche una rinascita morale. Accade tutt’altro. Mentre assistiamo dunque al nuovo interesse dimostrato dagli storici per il comunismo e per le pieghe più oscure della sua storia, si potrà guardare con speranza anche a chi proponga con coraggio, come valori etici inderogabili, il primato della pace e l’abolizione degli ingiustificati rapporti di predominio dell’uomo sull’uomo.

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