La posta del direttore

Devolution o federalismo fiscale o solidale? “Con la cosiddetta “devolution” di Bossi come sarà per esempio la Sanità della Lucania o la Scuola del Friuli-Venezia Giulia o l’ordine pubblico campano? I cattolici democratici, mi risulta, fin dai tempi di don Sturzo, hanno titolo storico ed ideale per rivendicare le prime vere intuizioni “federaliste”. Se “devolution”, è invece l’equivalente di dissoluzione del tessuto unitario, allora ha ragione chi afferma che tale legge è “incostituzionale”. Non ne verrà fuori una lotta senza quartiere tra stato e regioni per controllare le risorse fiscali? Che bella prospettiva! Penso siano meglio unità nazionale (non centralista e burocratica) federalismo solidale, diretto dal principio della sussidiarità, che evita, di sicuro, abbandono di regioni a sé stesse e risse di poteri. Le riforme importanti non si fanno a colpi di maggioranza, affermando il ritornello ormai logoro: “In parlamento abbiamo i numeri datici dalla gente, per fare quello che vogliamo”. Se chi parla è un cultore del “dio Po” bisogna alzare le antenne, perché una “devolution” a misura degli egoismi della Padania sarebbe soltanto un vero danno per l’Italia”. Giancarlo Maffezzoli Nella sua lettera mi pare siano evidenziati problemi reali connessi alla Vexata quaestio che ha visto insigni politologi, per non parlare dei politici, mutare parere sull’argomento. È vero che la capacità e il coraggio di fare ciò era reputato un tempo una rara prerogativa dei saggi, ma oggi è sempre più forte il dubbio che certi ripensamenti siano dettati piuttosto da opportunismi politici del momento. Il governo ha voluto andare avanti con la “devolution” quando ancora non è stata prodotta la legge attuativa della riforma – sullo stesso argomento del federalismo – attuata dal centro-sinistra in chiusura della passata legislatura. A nostro avviso sbagliò il centro-sinistra a fare una legge di modifica costituzionale senza e contro il centro-destra; lo stesso errore è stato compiuto dall’attuale maggioranza. Su leggi di tale importanza ci sembrerebbe doveroso creare larghe intese per rispetto al patrimonio costituzionale che è comune a tutte le forze politiche. Il testo approvato dal senato ha però ancora una lunga strada da percorrere. Difficilmente rimarrà intatto, anche per le divergenti opinioni registrate all’interno della maggioranza. Excalibur “Ho trovato su Città nuova una recensione non molto positiva di Excalibur e mi sono chiesto: ma come, è la prima volta che in prima serata tv c’è un giornalista cattolico, non solo di nome, ma effettivamente impegnato in un cammino di fede nella propria vita, e ci si preoccupa e si sta attenti solo che il programma che lui conduce non cada nella faziosità? “Sono rimasto infastidito da questa mancanza di prospettiva nei riguardi delle tematiche cattoliche della rivista: ho l’impressione a volte che si badi soprattutto al dialogo con chi non è cattolico, piuttosto che approfondire le tematiche della cattolicità”. Un abbonato di Ascoli Piceno Ho riletto il commento di Città nuova su Excalibur e mi è parso sostanzialmente positivo. La prudenza da lei rilevata è stata dettata, penso, dall’esperienza passata che ha registrato dibattiti pesantemente condizionati da conduttori scopertamente di parte. Ho rivisto Excalibur e ho trovato edificanti le testimonianze rese dai grandi protagonisti della fede finora scelti. Un plauso a Socci, dunque, con l’augurio che sappia continuare a tenersi fuori dalle polemiche che fatalmente si producono nei dibattiti. Pubblicita discutibile “Ho notato su Città nuova la pubblicità de I Vangeli di “Art’ È”. Da questa cito alcune espressioni fuori contesto “Capolettera in miniatura” – carta pregiata – pelle di montone – iscrizione in oro e in argento, gemme preziose, certificato di opera garantita – straordinaria edizione mai realizzata – clientela primaria. “Tra queste espressioni e lo spirito dei Vangeli pubblicizzati avverto uno stridore forte. Queste cose potevano essere tollerate in epoche bizantine, in privilegiate isole felici, in aree non ancora coscientizzate, quando non si parlava ancora di sfruttamento, solidarietà, consumo critico, globalizzazione,Torri Gemelle… “Città nuova non può concedere spazi per cose che contristano la provvidenza”. Bruno Druscovich – Milano Grazie per questa lettera che, francamente, fa riflettere. Ritengo che si possa guardare al contesto in oggetto da due angolature: quella da lei descritta; e quella, più tradizionale, di considerare il Vangelo come qualcosa di sacro perché è parola di Dio e che può essere conservato in casa come qualcosa di prezioso. Almeno come si farebbe con ciò che di più raro custodiamo e mettiamo in mostra. Certo, per fare ciò, non è necessario che l’edizione sia costosa. La preziosità sta nel contenuto, non nella rilegatura. Ma esistono situazioni in cui si deve comunque fare un regalo di pregio. E allora perché non il Vangelo? In questo senso abbiamo ospitato la pubblicità oggetto della sua critica, mentre ne rifiutiamo molto spesso altre relative a consumi di lusso o che inducono ad un inutile dispendio, in netto contrasto con lo spirito della rivista. Una rubrica che piace Giorni fa siamo andati a una riunione all’asilo di nostra figlia dove una dott.ssa era stata invitata a parlare ai genitori sul tema “Il bambino nelle relazioni tra coetanei e adulti – come aiutarlo a crescere”. Una mamma ha chiesto qualcosa circa le letterine di Babbo Natale. Sull’ultimo numero di Città nuova avevo letto la risposta di Egidio Santanchè. Il giorno dopo ho fatto 2 fotocopie dell’articolo, una l’ho data alla mamma che aveva posto il problema, l’altra alla direttrice dell’asilo. Oggi ho accompagnato la bambina all’asilo e la direttrice mi ha detto che quella lettera la manderà a tutte le famiglie dei bambini (circa 100). È stata l’occasione per proporle un abbonamento. Un grazie anche ai genitori trentini che avevano posto il problema. Nello e Maria Fedele Larese AIDS e… santità contagiosa “Alcune giovanissime detenute nel carcere torinese delle Vallette, malate di Aids e prossime alla morte, seguite dalla comunità parrocchiale di Santa Maria Goretti in Torino, hanno accolto la parola del Vangelo. Toccate profondamente dalla grazia di Dio, sono diventate a loro volta un valido sostegno spirituale per le loro compagne di detenzione. È quanto traspare dai brani di lettere che qui di seguito vi riporto. “”(…) La vita mi sta lasciando. Non ce la faccio più, il dolore è tanto grande, ma con ciò non ho paura. Ti ricordi che mi dicevi che Dio mi ha perdonato il male che ho fatto? Ora con il cuore pieno di amore vado verso di lui che mi aspetta. (…) Chiudo gli occhi contenta. C. mi diceva che il Signore è il mio pastore, nulla mi mancherà nei suoi pascoli. Quella pecorella smarrita ha trovato il suo pascolo.Vi prego, ricordatevi di me qualche volta, vi ringrazio del bene che mi avete voluto e vi abbraccio tutti” (Carola). “La forte testimonianza di Carola conquista altre sei compagne.Alcune di loro scrivono:”Abbiamo sbagliato in tutta la nostra vita ed ora paghiamo le nostre malefatte. (…) Abbiamo ricevuto la Bibbia che Carola ha lasciato a noi; ne leggiamo tutte le sere un pezzo. Abbiamo anche letto che san Francesco chiamava la morte “sorella”, ora noi la chiamiamo così. Nessuno viene a trovarci perché siamo ammalate,ma voi sì, e noi siamo felici e vi vogliamo tanto bene”. “Samanta avrebbe desiderato far sapere a tutti giovani di non fare le fesserie che aveva fatto lei, perché perché la droga porta alla morte e uscirne è molto difficile. Tra l’altro scriveva: “Io non conoscevo le tre ragazze che sono morte, però ora le conosco molto bene perché qui si parla sempre di loro e del fatto che sono morte contente perché erano aiutate da voi tutti. “A 19 anni, Samanta conclude il suo cammino terreno e prima di morire lascia una lettera:”Scrivo ora perché poi non so se ce la farò, perché sto perdendo la vista. Non me ne importa più di tanto, perché ora ho l’amore di Dio nel mio cuore (…).Vi chiedevo di aiutarmi e mi avete dato il bene, l’amore, tutto e anche la lettura del Vangelo che è stata molto bella. Peccato che non ci sarò più per finirla. Ora me ne sto andando, ma non ho paura perché in me c’è qualcuno che mi segue ad ogni passo, è Gesù. Alla sera lo prego e gli dico: ‘Caro Gesù, io sono pronta, vienimi a prendere, ti sto aspettando. Prendimi per mano e io ti seguirò con gioia’ (…). Non piangete per me perché sono felice e vi seguirò di lassù. Un bacione a tutta la comunità…”. “Così Miki: “Sono una creatura di Dio anch’io. Con tutto quello che ho commesso, sento che lui mi ama e mi è vicino. Ho visto Samanta morire talmente felice e tranquilla che mi ha fatto capire che le cose belle ci sono ancora”. “Mi torna alla mente santa Caterina da Siena quando visitava e infondeva la misericordia divina ai condannati a morte. Li accompagnava fino al momento in cui essi venivano decapitati. Ed ecco che, dopo la macraba esecuzione, lei vedeva le loro anime ascendere in cielo…”.

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