La posta del direttore

Bilinguismo in sudtirolo “Ho letto con interesse quanto scritto sulla parrocchia di Sinigo nel n. 9/02 della rivista.Avendo abitato per molto tempo in Val Pusteria, ho sempre sentito come poco favorevole ad una vera unità il metodo della separazione rigorosa dei riti religiosi in base alla lingua. Ma forse non è necessario costruire nuove chiese. “Vi voglio raccontare solo un piccolo episodio. Durante la celebrazione della santa messa in lingua tedesca il celebrante, accortosi della presenza di un gruppetto di turisti, ha recitato la preghiera del “Padre Nostro” in ambedue le lingue. È stato un atto di cortesia, che ha allungato il rito forse di mezzo minuto, ma che è stato accolto con piacere da tutti. “Penso non siano necessarie nuove strutture, ma un po’ di buon volontà. Spero non resti solo un episodio”. Francesco Pozzato Perché sempre cattive notizie? “È da un po’ di tempo che mi domando: perché dobbiamo quasi sempre leggere sui quotidiani, sentire e vedere nei giornali radio e nei telegiornali solo le cattive e non le buone notizie? “Sono un italiano stufo (per non dire nauseato) di tutto questo, e credo che come me ci sia tanta altra gente. “Al mondo c’è tanta gente che ogni giorno dona gratuitamente il suo tempo, un sorriso, una speranza a persone che soffrono nelle proprie case, negli ospedali, nelle case di riposo. E c’è chi pacificamente con la preghiera, con fiaccolate, con marce lotta per la pace nel mondo; ed in mille altri modi che non basterebbe una lettera per dirlo. Però queste notizie sui quotidiani non le leggiamo, non le vediamo nei telegiornali e non le sentiamo alla radio. “Mi spiace che le buone notizie si vedano solo quando ci sono persone famose del mondo dello spettacolo, della televisione, della musica… “Auspico che la “cronaca bianca” in un prossimo futuro non la troveremo solo sulle rubriche di qualche trasmissione speciale, ma sui quotidiani, nei telegiornali e nei giornali radio. Sono convinto che molti la pensano come me e che sentire qualche buona notizia faccia bene alla nostra vita e al nostro cuore”. Benedetto Foglia – Pinerolo Dalla parte della giustizia “Premesso che qualsiasi democrazia è migliore della dittatura, mi amareggia una realtà che vive il meridione e la Sicilia in particolare, da sempre, almeno dall’unità d’Italia. A parte le difficoltà enormi che si hanno in Sicilia per trovare un lavoro, e quando questo si trova, non si è pagati come ci spetta. “Due esempi per tutti, di cui sono a conoscenza: un giovanissimo mio vicino di casa, lavorava presso un meccanico guadagnando 800 mila lire al mese e il datore di lavoro non versava i dovuti contributi, tanto che se capitava qualche controllo, se ne scappava; se n’è andato in provincia di Lucca facendo lo stesso lavoro e viene legalmente retribuito; un’altra ragazza lavora dieci ore al giorno presso un ristorante e guadagna 800 mila lire al mese; un’altra fa lo stesso lavoro a Rimini e guadagna 2 milioni e mezzo. “È proprio impossibile che coloro che ci amministrano non riescano a fare delle leggi con le quali si può togliere un po’ a chi ha troppo e darlo a chi non ha niente? Vi prego, non tacciatemi di comunismo”. Alberto Di Girolamo – Marsala Le leggi ci sarebbero già, anzi, ci sono. Si tratterebbe al più di migliorarle. Ma forse non basterebbe perché è il contesto sociale che ancora caratterizza parte del Mezzogiorno, che consente di disattenderle. È una dolorosa costatazione, questa, non vuole essere una recriminazione e neppure una giustificazione. Tuttavia, anche una lettera come la sua porta una goccia d’acqua dalla parte della giustizia. C’è da augurarsi che queste gocce diventino tante da formare una corrente impetuosa, tale da produrre finalmente un cambiamento svegliando dal sonno le istituzioni che non vedono o fingono di non vedere. Un giudizio pregiudizievole? “”Ho due figli in età scolare, sono quindi molto interessata alla riforma Moratti. Ho tra le mani un bel libretto, edito dal ministero dell’Istruzione, Una scuola per crescere, dove giustamente si inneggia all’amore reciproco tra studenti ed insegnanti. A p. 27 leggo: “… il primo ciclo di istruzione si conclude con un esame di stato dal quale deve emergere anche un’indicazione orientativa non vincolante per la successiva scelta di istruzione e di formazione…”. “Se ho ben capito, sul diploma di terza media ci dovrebbe essere un’annotazione in cui si dice se il ragazzo è adatto a proseguire la sua istruzione in un liceo oppure sarebbe meglio si iscrivesse ad una scuola professionale. Questa valutazione resterà stigmatizzata in un documento pubblico per tutta la vita della persona. Si tratterebbe di un giudizio su ragazzi di 13-14 anni in fase evolutiva. Temo che questa indicazione, anche se non vincolante, potrebbe condizionare pesantemente le scelte dello studente e quelle della sua famiglia influenzando inoltre pregiudizialmente i futuri insegnanti. “Ho visto molti ragazzi, svogliati e disinteressati allo studio quando erano piccoli, sbocciare poi alle scuole superiori. Non vorrei tra qualche anno vedere così bollati i miei figli”. Lucia Lasciarrea – Roma Non vedrei la cosa in maniera così drammatica. E neppure mi pare si tratti di una novità assoluta. Ricordo che anche in altri tempi questo tipo di valutazioni veniva fatto. Del resto i voti stessi costituiscono una valutazione che rimane scritta e può influire nel prosieguo del curriculum scolastico. Nonostante ciò, come lei dice, molti ragazzi, svogliati in partenza, si sono distinti in seguito. E poi non è vero che per le scuole professionali occorra meno talento che per il liceo. Si tratta di doti diverse. Tant’è vero che dalle scuole professionali sono uscite spesso persone di grandissimo valore e di successo. Giuseppe Garagnani Una precisazione storica “Nell’articolo sulla Terra Santa n. 9/02, i palestinesi sono considerati tutti “arabi”. Su questa affermazione ho i miei dubbi. Quando gli arabi musulmani giunsero in Palestina negli anni 635- 636 e imposero la loro cultura, la Palestina era abitata da cristiani, sia pure di diversi riti (ricordiamoci che con il concilio di Calcedonia del 451 l’unità della chiesa cominciò a sfaldarsi). Poiché sappiamo che le conversioni dall’islam non sono permesse, pena la morte, c’è da ritenere che i palestinesi cristiani non siano arabi, ma discendenti degli abitanti originari del luogo. “A questi poi vanno aggiunti i discendenti dei crociati e dei mercanti genovesi e veneziani. Sappiamo che i drusi in Israele godono degli stessi diritti degli ebrei perché, pur essendo musulmani, sono secondo la loro tradizione discendenti dei macedoni di Alessandro Magno. Considero quindi che sia stato un errore da parte degli israeliani non aver considerato i palestinesi cristiani allo stesso livello dei drusi”. Bruno Campagnano – Milano Certamente c’è del vero nella sua analisi storica. A me risulta tuttavia che molti palestinesi cristiani si considerano appartenenti all’etnia araba. Perché non quella foto? “Oggi m’è arrivata la rivista e come sempre ho trovato tanti articoli interessanti, fra cui “Russia, l’ora dell’apertura” di Eduardo Guedes. Niente da dire sull’articolo, ma certo ho notato che avete tenuto ben lontano il nome del nostro presidente del Consiglio. E anche dalle foto, dovendo mettere Putin e l’occidente avete scelto una foto di Putin e Prodi. “Ora, vi conosco da 15 anni, so bene che la maggior parte delle persone che aderiscono al movimento sono di sinistra, ma… c’è anche un Movimento dell’unità che ci insegna (perché io sono in politica, e guarda caso in Forza Italia) a guardare agli altri vedendo la novità, il pezzo di umanità di cui sono portatori. Io credo in questo, credo che tutti siamo un pezzo; che non esiste una parte migliore o peggiore… è il nostro fiore all’occhiello, è la parola nuova che possiamo dire noi che aderiamo al Movimento dell’unità… ma perché vanificare tutto per non far apparire un uomo politico? Ok! Forse non ve ne siete accorti, ma allora è più grave, perché vuol dire che occorre in redazione anche l’altra parte politica, perché questo dà igiene mentale. “Sono certa della vostra buona fede, ma occorre fare attenzione, perché è facile, troppo, manipolare l’editoria… visto che ci vediamo sempre, noi di Forza Italia, accusati di questo”. Marcella Cortecci – Roma Stimolante, la sua lettera, cui cercherò di rispondere per ordine. Quanto alle foto, si trattava di illustrare tre momenti diversi che nel volgere di pochi giorni hanno prodotto quell’avvicinamento della Russia all’occidente, di cui si parla. E precisamente due colloqui fra persone singole e cioè Putin con il presidente Bush e successivamente con il presidente Prodi, in rappresentanza degli Stati Uniti il primo e dell’Unione europea il secondo. Mentre il terzo incontro, quello di Roma, è avvenuto fra Putin e i 19 paesi della Nato. Ecco perché per rappresentare il vertice di Pratica di Mare, propiziato da Berlusconi, si è preferito usufruire di una foto di gruppo. Era pronta anche la foto che forse lei, e certo non solo lei, si aspettava, quella di Berlusconi fra i due “Grandi”, comparsa su tanti giornali. Quanto al fatto che la maggior parte degli aderenti al Movimento dei focolari sia di sinistra, nessuno ha mai fatto statistiche al riguardo. Di certo, come lei dice, il Movimento dell’unità, che esprime in politica la spiritualità dei Focolari, non si colloca di per sé né a destra, né a sinistra, ma vuole aiutare ciascuno a scoprire la verità più profonda della propria scelta, e a farla dialogare con le altre.

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