“La pietra scartata”, commercio e solidarietà

L'esperienza di un laboratorio che, dando lavoro a persone messe ai margini dalla società, promuove prodotti di qualità e relazioni autentiche
Loppiano

"Era il 1987 quando mio padre, Pino Pasolini, responsabile di una casa famiglia dell'ass. Papa Giovanni XXIII insieme a don Oreste Benzi, il ‘prete dalla tonaca lisa’, ebbe un'intuizione profetica: realizzare un luogo dove le persone ‘scartate’ dalla società potessero ritrovare la propria dignità attraverso il lavoro e la relazione”.

Comincia così la testimonianza di Francesco Pasolini, dell’Associazione Papa Giovanni XXIII: uno dei preziosi contributi donati tanto sul piano umano quanto su quello economico al Polo Lionello Bonfanti di Figline Incisa in Val d’Arno tra il 6 e l’8 marzo 2015, dove la rete di movimenti cattolici ed evangelici di “Insieme per l’Europa” ha organizzato il convegno “Verso un’economia per il bene comune”.

Quella di Pasolini è la storia di un’impresa economica iniziata a partire dagli ultimi: il laboratorio protetto “La Pietra Scartata”, nata a San Clemente, in provincia di Rimini, dai genitori Pino e Daniela, trasforma e commercializza prodotti alimentari biologici, “rispettando la natura come Dio l’ha creata”, con il marchio commerciale “La Madre Terra”. Presente sul mercato da quasi trenta anni, si tratta di un brand ormai affermato che oltre ad identificare prodotti biologici di alta qualità, racchiude l'impegno di quanti, diversamente abili e non, hanno ritrovato la propria dignità proprio attraverso il lavoro.

“Non sono mancate difficoltà – racconta Francesco – e spesso sono arrivate difficoltà che avrebbero anche potuto soffocare l’attività, ma è lì che abbiamo sentito la spinta a continuare con fede”. La scelta di lavorare “biologico” nasce dal desiderio di realizzare “cieli nuovi e terra nuova”, tenendo conto appunto che il Creatore dell'uomo è anche quello dell'ambiente in cui l'uomo vive e che entrambi gli sono cari.

“La Pietra Scartata” è primariamente luogo di accoglienza e condivisione attraverso un lavoro che consiste nella trasformazione e commercializzazione di “prodotti biologici”; un lavoro svolto insieme a quegli “ultimi” normalmente scartati dal mondo del lavoro, assimilabili alla “pietra scartata dai costruttori e divenuta testata d’angolo” cui fanno riferimento le Sacre Scritture.

Oggi lavorano all'interno del laboratorio 35 persone, di cui 20 accolte in relazione al disagio psico-fisico, un’équipe di 10 operatori con diverse funzioni di responsabilità, alcuni ragazzi dimessi dal carcere con forme alternative, ragazzi che stanno svolgendo il programma terapeutico di recupero dalla tossicodipendenza e, periodicamente, gruppi di giovani che desiderano sperimentare la ricchezza della diversità nella condivisione sul lavoro.

Questa eterogeneità di presenze e questo intreccio di relazioni sono la forza e la risorsa principale della Pietra Scartata, che si pone così quale modello concreto di una proposta economica alternativa a quella spesso imperante per la quale in nome del profitto tutto è ammesso, giustificato, sacrificato e comunque accettato. Il laboratorio rappresenta così una risposta alternativa allo strapotere di certi standard di produzione e consumo, spesso omologanti nei gusti, nelle mode e nei prezzi.

“Siamo consapevoli delle difficoltà di questo progetto, ma allo stesso tempo testimoni, nel corso degli anni, della sua fattibilità. Per questo siamo orgogliosi di essere ‘sopravvissuti’ e, malgrado l'arrivo di grossi gruppi economici per i quali noi non possiamo che essere ‘piccola pietra di inciampo’, nella fiducia che, lavorando per una società migliore e più giusta, riusciamo sempre a vivere di questo lavoro” afferma Pasolini. L’attività fa parte della cooperativa sociale “La Fraternità”, espressione dell'Associazione "Comunità Papa Giovanni XXIII", che da anni s'impegna nel vasto ambiente dell'emarginazione e della povertà, attraverso la condivisione diretta e nell'impegno a rimuovere le cause che creano l'ingiustizia, con un'azione non violenta.

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