La piccola scuola per conservare un mondo

Alla scoperta dell'Escolo de Sancto Lucio di Coumboscuro, un originale laboratorio didattico che mantiene vivo il provenzale
escolo

Nicolò, tre anni, la mattina arriva all’asilo. Si mette coricato sulla schiena con le gambe all’insù, guarda il maestro con i suoi grandi occhioni scuri, sorride, e dice: «Mauro vai ben» (Mauro va bene, sono contento). È felice di venire a scuola, in una scuola particolare, ed è felice di esprimersi nella stessa lingua dei grandi, perché anche lui sa ormai parlare “a nosto modo”, nell’antica lingua d’Oc. Succede a Sancto Lucio de Coumboscuro, nell’alta valle Grana in provincia di Cuneo. Il piccolo Nicolò è qui perché i suoi genitori – una giovane coppia, lei di Valgrana, un paese di bassa valle, e lui ligure – gli hanno dato la possibilità di vivere un’esperienza diversa che certamente se la porterà nel cuore per sempre.

 

L’Escolo, una pluriclasse alpina, negli ultimi cinquant’anni ha lasciato una rara testimonianza di vita e di sentimento ad oltre mille metri di quota. Qui permane una piccola ma vivissima comunità provenzale che ha conservato una scuola con pochi alunni, che continua ad essere laboratorio didattico e punto di interesse per ricercatori e non solo. Qui tra gli altri dal 2009 insegna Sergio Maria Gilardino, che ha lasciato la carriera presso le Università di Milano, Harvard e Montreal per insegnare nella Escolo di Coumboscuro e seguire il progetto del Grande dizionario della lingua provenzale.

 

«Noi troppe volte cerchiamo di dimenticare il nostro mondo – spiega Mauro Arneodo di Coumboscuro – girando come anime in pena nei centri commerciali. Ci inebriamo di musica, suoni, luci , e come degli ubriachi torniamo a casa e ci immergiamo nel piccolo schermo. Invece non sapete quante volte mi è capitato di sedermi solo sul ciglio della strada o in un prato e guardare il mutare dei colori degli alberi in quest’autunno. Sono momenti in cui l’animo torna bambino, vien voglia di mettersi a raccogliere le prime foglie che cadono dagli alberi e cercare le più variopinte. Sono sensazioni che puoi godere solo in luoghi particolari e speciali, dei momenti magici. Forse spesso noi non siamo più preparati a viverli, né tantomeno a coglierli ed apprezzarli».

 

Per ritornare ad amare luoghi e momenti magici la comunità di Coumboscuro, insieme all’assessorato alla Cultura della Provincia di Cuneo, insieme a tantissimi amici e volontari ha deciso di organizzare il Festival ”Terra amata”. In un momento dove la cultura è considerata quasi uno spreco, un surplus da eliminare o almeno ignorare, si è costruito qualche cosa di bello e diverso, per imparare ad amara la propria terra e la cultura. Una riscoperta delle antiche realtà tradizionali piemontesi a livello linguistico, folkloristico e sociale. Un grande patrimonio che viene anche ad arricchire il bagaglio culturale italiano, come dimostra la decisione di iscrivere l’iniziativa nel quadro delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. E non a caso venerdì 4 novembre a Cuneo si terrà il convegno-dibattito aperto a tutti intitolato Le piccole patrie che hanno fatto l’Italia con gli interventi di Romano Bracalini e Lorenzo Del Boca, giornalisti politici ed esperti di storia risorgimentale e contemporanea, e Sergio Maria Gilardino, rivitalizzatore delle lingue minoritarie.

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