La parola all’Africa

Si terrà a Roma, dal 4 al 25 ottobre, il secondo Sinodo dei vescovi africani. Un'occasione per ascoltare la voce del continente culla dell'umanità, in cui la Chiesa è chiamata oggi più di sempre ad unire teologia, spiritualità ed azione concreta.

Un incontro con i giornalisti in preparazione al secondo Sinodo africano: questo lo scopo della conferenza stampa organizzata dal Cimi – Conferenza degli Istituti Missionari in Italia e dall’Ucsi – Unione Cattolica Stampa Italiana. L’incontro dei vescovi, ha sottolineato padre Alex Zanotelli, sarà un’occasione di cui approfittare per «far parlare l’Africa, cosa che non facciamo spesso». Il secondo Sinodo, a quindici anni dal primo, cade in un momento storico di passaggio per il continente: sorpasserà infatti presto l’Europa per numero di cattolici. Quest’ultima slitterà così al terzo posto, dietro al Sudamerica e all’Africa.

 

Cresce dunque l’importanza della ricerca teologica africana e dell’inculturazione, ossia della declinazione locale della liturgia – tema già discusso quindici anni fa, durante il primo Sinodo. Come ha ricordato l’artista Filomeno Lopes della Guinea Bissau, «lo stesso Benedetto XVI ha recentemente dimostrato, specie in occasione del suo viaggio in Africa, una notevole apertura verso le scuole teologiche locali».

 

Il ruolo della Chiesa in Africa è tanto più importante oggi in quanto è chiamata a superare «la filosofia dell’anti-fare», per dirla con Lopes, e riappropriarsi del suo ruolo profetico di fronte ad un contesto sociale ed economico tutt’altro che roseo: «L’Africa è la nostra madre – ha ricordato Zanotelli – eppure la stiamo violentando. Perché la sua ricchezza è la sua maledizione». Si tratta infatti di uno dei continenti più ricchi di materie prime e di terreni adatti alle coltivazioni. Ma «economisti e politici – ha osservato Sergio Marelli, presidente dell’Associazione delle ong italiane e direttore generale del Focsiv – non si arrendono al fatto che, sebbene il Pil africano cresca ad un ritmo del 5-6 per cento all’anno, l’80 per cento della popolazione rimane escluso da questa crescita». Ciò è essenzialmente dovuto al fatto che tale sviluppo deriva dalle esportazioni – in mano a grossi produttori o aziende straniere – e non tocca la gente comune, in mancanza di un mercato interno.

 

Padre Zanotelli ha inoltre citato altre ingiustizie di cui l’Africa è vittima: gli accordi di partenariato economico con l’Unione Europea – che dietro ad una veste di reciprocità pongono quest’ultima in posizione di vantaggio –, l’utilizzo per la produzione di biocarburanti di terreno che potrebbe essere usato per coltivazioni a scopo alimentare, e il problema dei gas serra: «L’Africa è il continente che ne emette meno, ma è quello che ne subirà le conseguenze più pesanti: l’Onu prevede milioni di rifugiati climatici».

 

L’Africa sta inoltre pagando pesantemente il prezzo della crisi, ha ricordato Marelli, «in termini di calo degli aiuti internazionali, delle rimesse degli emigranti e degli investimenti esteri». E proprio agli effetti della crisi è dedicato un paragrafo dell’Instrumentum Laboris, il documento che pone le linee guida per i lavori del Sinodo: una traccia che non si limita agli aspetti strettamente teologici, ma tocca da vicino le questioni sociali ed economiche più urgenti del continente. «La Chiesa africana – ha affermato Marelli – è chiamata a rinnovare l’opzione preferenziale per i poveri, unendo alla denuncia la presentazione dei frutti del lavoro delle realtà ecclesiali e delle associazioni laicali». Un lavoro che deve però partire, ha ricordato Lopes, dal cuore dell’uomo: «Dopo tante guerre non basta sminare il terreno, bisogna sminare i cuori».

 

A questo scopo, anche l’arte può venire in aiuto: «Nel progetto che abbiamo avviato – ha raccontato l’artista – teatro, musica e danza hanno lo scopo di riscoprire lo spirito del “riunirsi attorno al fuoco”, ma anche di aiutare le persone a tirare fuori i veleni. Perché la gente non è cattiva, è solo stanca di tante ingiustizie». Marelli ha citato in proposito Giovanni Paolo II: «Non c’è pace senza giustizia, e non c’è giustizia senza perdono».

 

Il lavoro di Lopes ed altri artisti africani arriverà anche a Roma, con un recital aperto a tutti il 19 ottobre all’Auditorium della Conciliazione (ore 20.00): «Non sarà però solo un momento di svago – ha messo in guardia – ma un’occasione per ricordare tematiche importanti».

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