La morte di José Saramago

L’inquietudine dell’uomo nella tagliente ironia dello scrittore portoghese.
José Saramago

José Saramago, premio Nobel per la letteratura nel 1998, ha lasciato questo mondo o, se si preferisce, è tornato a farne parte, polvere della terra. Dal 1947, anno del suo primo romanzo (Terra del peccato), al recentissimo Caino, la sua opera ha attraversato più di mezzo secolo e le tracce sono significative: Memoriale del convento (1982), L’anno della morte di Ricardo Reis (1984), La zattera di pietra (1986), Il Vangelo secondo Gesù Cristo (1992), Cecità (1995).

 

Nato da una famiglia contadina di modestissime condizioni, marxista convinto fino all’ultimo, senza per questo cedere ai canoni del “realismo socialista”, ha narrato storie in cui realtà e immaginazione si fondono e si arricchiscono vicendevolmente, lasciando emergere le contraddizioni dell’umanità. Così è per La zattera di pietra, in cui il viaggio attraverso l’oceano di una neonata isola iberica è una paradossale metafora del mondo contemporaneo. E nel Vangelo secondo Gesù Cristo, la dimensione esclusivamente terrestre del Nazareno diventa lo sfondo su cui proiettare i dubbi personali e ideologici sull’esistenza di Dio.

 

Nei suoi romanzi le vicende vengono sempre raccontate da una prospettiva straniata, effetto della presenza, nella voce che narra, di un sottile distanziamento ironico: in esso Saramago introduce il suo giudizio etico. Giudizio duro sui mali del mondo, siano essi le violente dittature che hanno preceduto la Seconda guerra mondiale, o la drammatica situazione dei miseri e degli emarginati, o più generalmente la condizione di sopraffazione nella quale vive l’uomo moderno.

Di fronte al dolore umano, soprattutto se di alcuni individui per colpa di altri, Saramago non trattiene il suo sdegno.

 

La sua tagliente ironia s’insinua tra le certezze del mondo chiedendo che esse siano costruite su ragioni più autentiche. Da qui l’impersonale soliloquio con Dio, l’inquietante quesito su come egli possa permettere la sofferenza e il male. Un male visto, forse, solo da una parte, con angolazione troppo ideologica. L’opera dello scrittore portoghese resta espressione alta dell’inquietudine dell’uomo di oggi e profonda riflessione sui problemi della realtà in cui vive.

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