La mobilitazione popolare per combattere l’azzardopatia

Continuano gli eventi organizzati in tante città italiane per dire no al gioco d'azzardo. Studi, dibattiti e relazioni sociali per cercare di contrastare il potere delle multinazionali
Anziana e slot machine

L’offerta indiscriminata del gioco d’azzardo in Italia nasce da una pianificazione di alcune grandi società multinazionali favorita dall’accordo prevalente e trasversale delle maggiori forze politiche. Lo “Stato biscazziere” si illude di risolvere alcune emergenze, come la copertura della cassa integrazione in deroga, con le entrate erariali assicurate dall’azzardo legalizzato dato in gestione a tredici concessionarie che vedono in prima fila il gigante Lottomatica, controllato dalla De Agostini assieme a Generali e Mediobanca. 

Le strutture legate a Confindustria contestano l’allarme crescente per l’espandersi della dipendenza dal gioco d’azzardo. Parlano di “falsa epidemia” mentre lo stesso ministero della Salute, citando stime americane, afferma che la patologia «può interessare il 2-4 per cento della popolazione, rappresentando dunque anche un importante problema di salute pubblica». 

Lo stesso ministero riporta il parere di autorevoli studiosi che definiscono la ludopatia (ma è opportuno parlare di azzardopatia perché non si tratta affatto di un gioco) «la patologia da dipendenza a più rapida crescita tra i giovani e gli adulti». La legalizzazione dell’azzardo si è rivelata un fallimento e una politica criminale: lo afferma in maniera esplicita la relazione della Direzione nazionale antimafia del gennaio 2014, quando parla della penetrazione delle mafie nel circuito “legale” con tutto il corredo dell’usura e del riciclaggio.

La questione dell’azzardo incentivato rivela perciò l’incrinatura della logica capitalista in una maniera comprensibile per tutti e suscita un ribellione interiore che deve superare, ancora, l’accettazione del senso di sconfitta diffusa di fronte all’"idolatria del denaro”. 

Non si può attendere il cambiamento dalla mediazione politica incapace di rivoltare il sistema delle leggi vigenti che permettono solo una riduzione del danno dal tono compassionevole. Magari chiedendo l’elemosina alle stesse aziende che lucrano sulla diffusione dell’azzardo. 

Il movimento di mobilitazione dal basso Slot Mob è nato nel settembre del 2013 come una rete di rapporti informali che opera su tutto il territorio nazionale partendo dal riconoscimento delle scelte di responsabilità morale e civile compiute da quei titolari dei bar che rifiutano il facile guadagno che proviene dalle slot machine. Concretamente si tratta di sostenere quelle due o tre associazioni che vanno a trovare il barista davvero convinto della sua scelta per premiarlo con una festa pubblica,che assume un valore politico originale.

Ogni realtà si organizza come crede meglio con danze, giochi in piazza, concerti, testimonianze, dichiarazioni delle istituzioni locali che esprimono il disagio di avere le mani legate davanti ad una legge nazionale che li ha estromessi dalla gestione del territorio. Riconquistare uno spazio di sovranità è il primo passo per rispondere alle strategie commerciali delle grandi società del settore controllate da noti e prevalenti gruppi finanziari.  

La questione va oltre l’emersione e il contrasto del gioco d’azzardo patologico che, da poco entrato nei livelli di assistenza riconosciuti dal Servizio sanitario nazionale (SSN), richiede tuttavia un complesso approccio terapeutico difficile da assicurare in tempi di tagli e crisi finanziaria.  

Si tratta di affrontare il quadro patologico della società nel suo complesso e perciò ogni intervento veramente preventivo deve rivolgersi alla cultura della riduzione antropologica che il ricorso all’azzardo rivela. La solitudine competitiva eretta a sistema genera indifferenza e rottura del legame sociale, trovando compimento nel grande gioco d’azzardo planetario rappresentato dalle logiche finanziarie che finiscono per decidere il destino delle persone e di interi popoli.

Gli eventi di Slot Mob, che si propagano fisiologicamente in tante città italiane (oltre 60 a inizio settembre 2014), esprimono l’esigenza di nuovi contesti sociali dove esprimere la logica del dono e della gratuità dentro le relazioni economiche, rifiutando di scaricare sui più fragili le scelte dettate dalla prevalenza culturale ed esistenziale del profitto. Il resto, le leggi e i regolamenti, verranno di conseguenza.

Tra gli appuntamenti in programma c'è anche l'incontro pubblico previsto per venerdì 19 settembre alle 18.30 a Palazzo Chigi, ad Ariccia. La manifestazione, dal titolo Lobby dell’azzardo, politica e mafie. Il consumo critico per andare “oltre la slot economia”, prevede la partecipazione di Leonardo Becchetti, professore ordinario facoltà Economia presso l'università di Roma 2, Raffaele Lupoli, giornalista d’inchiesta, Associazione Da Sud, Claudio Dalpiaz, psicoterapeuta, Psy + Onlus, e Francesco Naso, esponente di Economia e Felicità 

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