La misericordia è il secondo nome dell’amore

La richiesta di papa Francesco di aprire parrocchie, case religiose, monasteri, santuari ai profughi. Il vero significato del Giubileo: meriterà di passare per la Porta della Misericordia chi aprirà la porta della sua casa a una famiglia di rifugiati
Germania e profughi

Papa Francesco sta mostrando che cosa intende per Giubileo: non tanto pellegrinaggi e preghiere (anche), ma soprattutto un ritorno al Vangelo puro. Questo va detto per non interpretare in modo superficiale la sua richiesta di aprire le porte delle parrocchie, case religiose, monasteri, santuari ai profughi.

 

«La misericordia è il secondo nome dell'amore», ha affermato. Questo è il cuore del Giubileo: rendere i cristiani misericordiosi, a partire dal clero, religiosi, vescovi. La sua lettera di indizione del Giubileo porta il titolo Misericordiae vultus (il volto della misericordia) e ha definito la Porta Santa “Porta della Misericordia”. Oggi ha concretizzato tutto questo: meriterà di passare per la Porta della Misericordia chi aprirà la porta della sua casa a una famiglia di profughi.

 

Non ci sono scuse: questa è la “cultura” della misericordia: «La misericordia di Dio viene riconosciuta attraverso le nostre opere». Il resto sono parole e buone aspirazioni, ma lontane dal vangelo: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me», ha ricordato Francesco.

 

Si tratta della logica dell'incarnazione, segno distintivo del cristianesimo, e non di semplice generosità e solidarietà. Chi accoglie il fratello in casa sua, accoglie Dio che viene. Papa Francesco ricorda a una Chiesa troppo chiusa la sua vocazione: essere aperta a Dio che si presenta nella carne del fratello. Senza paura o calcoli (chissà quanti “se” e “ma” stanno ora circolando nelle parrocchie e nei conventi…).

 

Come Maria, che si è lasciata “invadere” da un Dio che ha bussato alla sua porta.

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