La mafia condiziona il futuro

A Genova la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Uno studente su due ritiene la malavita un fenomeno che ostacola la crescita
Giornata in ricordo delle vittime di mafia

Si svolge oggi a Genova la diciassettesima edizione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie. La promuove l’associazione Libera, in collaborazione con altre associazioni e con la Rai segretariato sociale e rapporti con il pubblico. Momento clou della manifestazione il corteo che partirà da piazza della Vittoria e arriverà al Porto antico. L’associazione Libera ha scelto Genova per questa edizione, come città “porta d’Europa”, è questo lo slogan che accompagna la giornata, che vede anche la partecipazione di oltre cinquecento familiari italiani e stranieri delle vittime delle mafie, in rappresentanza di un coordinamento di oltre cinquemila famiglie.
 
Al teatro Carlo Felice, ieri c’è stato l’incontro tra i familiari delle vittime delle mafie e a seguire la veglia di preghiera interreligiosa per le vittime delle mafie in cattedrale, presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco. La Giornata della memoria e dell’impegno ricorda tutte le vittime innocenti delle mafie e vuole esprimere un serio impegno di contrasto alla criminalità organizzata.
 
I volontari dell’associazione Libera in queste settimane hanno intervistato 579 studenti degli istituti superiori di tutte le province liguri. I risultati sono sconfortanti: gli studenti sono convinti che la mafia in Liguria si sviluppa nello spaccio degli stupefacenti, nel lavoro nero e nella prostituzione. Sette studenti su dieci dicono che «la mafia in Liguria è fenomeno presente e sempre più preoccupante». Addirittura sette studenti su dieci ritengono «che la propria vita quotidiana, presente e futura, possa essere condizionata dalla malavita.
 
Sono le difficoltà economiche e l’assenza delle istituzioni i fattori sociali principali che spingono un giovane a entrare tra le fila delle mafie». Sempre gli studenti dicono che la mafia è più forte di uno Stato, e chiedono ai politici di impegnarsi di più per combattere le infiltrazioni malavitose nella vita sociale del Paese. Secondo Francesca Rispoli, responsabile del settore formazione di Libera, «la ricerca ci offre una fotografia sulla percezione del fenomeno mafioso tra i giovani, che richiama le istituzioni e la politica alle proprie responsabilità e a un impegno maggiore nella lotta alla criminalità organizzata e contro la corruzione. Non si può parlare di criminalità solo quando succedono le cose eclatanti, perché le mafie lavorano proprio nei momenti in cui c’è meno chiasso e ci sono meno rumori. E solo coniugando educazione alla responsabilità, informazione seria e documentata, giustizia sociale, la battaglia contro le mafie può essere vinta».
 
 
 

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