La libertà del Sinodo sulla famiglia

Il Vangelo, e non gli interessi particolari, deve essere al centro della prossima assise mondiale dei vescovi e dei laici. La misericordia di Dio non può essere dimenticata dalla Chiesa  
Un momento del sinodo dei vescovi

Il 17 settembre, il Corriere della Sera, con un titolo in prima pagina, annuncia l’uscita di un libro proprio alla vigilia del Sinodo sulla famiglia, firmato da cinque cardinali tra cui il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, con i contributi di alcuni teologi. Il libro uscirà il primo ottobre in Italia, a pochissime ore dall’inizio dell’assemblea sinodale.

Come noto, il papa ha avviato in tutta la Chiesa cattolica una grande e libera consultazione e la sintesi di questo dialogo franco è stata pubblicata alcune settimane fa. Non tutti nella Chiesa cattolica, è noto, si sono detti d’accordo con questa consultazione. Il libro in questione pare volersi schierare dalla parte di chi difende la famiglia “tradizionale”, e qualcuno vi ha letto un’operazione politica.

A noi sembra che il prossimo sinodo avrà successo se al centro dell’assemblea di vescovi e laici sarà invece posto il Vangelo, quello della misericordia, del perdono, dei poveri. Il Vangelo che va incontro alle famiglie, alle loro storie ferite, alla loro fatica e alle loro contraddizioni, per trovare ciò che era perduto e per sanare ciò che era ferito.

Papa Francesco ha chiesto dall’inizio del suo pontificato che la forma del “Santo Vangelo” diventi la forma di “Santa Romana Chiesa”, per usare due immagini del testamento di Francesco di Assisi. Siamo chiamati a questo passaggio epocale, che non sarà breve, anche se il Signore in un attimo tutto può compiere.

È l’esodo di una Chiesa ferita verso i feriti della storia, perchè li incontra in chi soffre nel cuore e nella vita, il mistero stesso di Gesù messia povero e dei poveri. E il Vangelo è una persona, non solo e non tanto dei principi o delle formule. Tutto si compie nell’incontro con Gesù. Il Vangelo è l’incontro con lui.

Il sinodo sta in questo passaggio, che è un passaggio di conversione e penitenza, non di astuzia e di politica. Abbiamo bisogno di più Vangelo, non di più dottrina. Diceva papa Giovanni XXIII poco prima di morire: «Non è il Vangelo che cambia, ma siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio».

Dunque il sinodo ci chiama a comprendere meglio il Vangelo e non a riproporre il fissismo delle dottrine, che non incontrano le persone nella loro storia, ma garantiscono spesso il “potere” di taluni. Il papa, ne siamo certi, saprà difendere la libertà del sinodo da queste operazioni. La libertà del sinodo sta nell’ascolto del Vangelo del Signore a cui papa Francesco costantemente fa riferimento.

Anche la Chiesa non si deve lasciar sedurre da un passato che punta a dividere e non a unire. Ci si ridurrebbe ad imitare la moglie di Lot che si volta indietro e rimane pietrificata, senza accorgersi che il Signore fa nuove tutte le cose.

Papa Francesco guarda in avanti verso il Signore, che ci viene incontro nella parola, nell’Eucaristia, nei poveri, nei curvati, nei provati, nelle famiglie che vivono la sofferenza della vita.

Il papa, nella esortazione apostolica Evangelii gaudium, riprende dal Concilio il grande tema della gerarchia delle verità e dunque il Vangelo per lui è più grande della disciplina, che va rinnovata costantemente nell’incontro con le persone.

Il sinodo sarà un tempo di grazia e di pace che nessuno potrà sfigurare se accoglieremo la verità crocifissa del Signore che trasfigura le famiglie in comunità di poveri di Dio. Sorelle e fratelli, accanto a fratelli e sorelle nella comunione, senza gelosie, invidie e piccole ambizioni.

I più letti della settimana

Osare di essere uno

Chiara D’Urbano nella APP di CN

Focolari: resoconto abusi 2023

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons