La fragilità dietro l’assassinio di una famiglia

La vicenda di Maria Cristina Omes, uccisa dal marito insieme ai figli, allunga la lista delle violenze in famiglia dove i problemi e le difficoltà celate diventano campanelli di un disagio sociale
Carlo Lissi e Maria Cristina Omes

Un cestino di ciliegie appena raccolte, un’aiuola fiorita e da poco risistemata, una pirofila di pasta all’insalata colorata ed invitante, pronta per la cena. Parla di una vita familiare serena, la bacheca Facebook di Maria Cristina Omes, 38 anni, di Motta Visconti, nel milanese, uccisa insieme ai figli: Giulia, di quasi 5 anni, e Gabriele, di non ancora due anni. 

In quei brevi messaggi postati sul social network emergono anche la stanchezza per le notti insonni per i continui malesseri del piccolo, la ricerca di una località per le vacanze non troppo cara, e qua e là, delle parole che esprimono delusioni e incertezze, come la foto di una merendina usata per addolcire una serata forse troppo amara…
A togliere la vita Maria Cristina è stato il marito, Carlo Lissi. Dopo una serata all’apparenza serena trascorsa in casa con la moglie, l’ha uccisa a coltellate, ammazzando subito dopo anche i figli. Poi, ha gettato le armi in un tombino ed è andato a vedere la partita dei mondiali in un pub insieme ad un amico. Come se nulla fosse accaduto.

Per gli investigatori non è stato difficile arrivare, in poche ore, al vero responsabile del triplice delitto: non un ladro, ma proprio lui, quel padre e marito affranto, che ha confessato tutto spiegando di amare un’altra donna che, però, non voleva saperne di lui. Quell’uomo che si sentiva chiuso in una gabbia e che, ora, chiede il massimo della pena per l’atrocità commessa.E mentre sui social network è un fiorire di preghiere e di insulti (numerose le pagine Facebook aperte in poche ore contro Lissi), la cronaca ci parla di altri femminicidi: altre donne ammazzate dagli uomini che avevano accanto, come a Pietra Ligure, in provincia di Savona, dove una 59enne è stata uccisa a calci e pugni dal convivente, che poi ha tenuto il cadavere nascosto in casa, per un giorno intero. O come a Siracusa, dove una donna di 36 anni è stata uccisa dal marito a colpi di piccone: una ferocia inaudita, contro una vittima indifesa.

La vera notizia di questi giorni, forse, è che nel nostro Paese la violenza contro le donne non accenna a diminuire: le misure pur intraprese negli anni dai governi per frenare un fenomeno allarmante, ancora non bastano. Serve, forse, una cultura nuova, che insegni a tutti il rispetto degli altri, che sostenga le donne nel dire “no” alle violenze, e che aiuti anche gli uomini più psicologicamente fragili ad apprezzare e rispettare le donne che hanno accanto.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons