La foto sparita

Può un ritocco al computer cancellare una persona solo perchè diversamente abile? E che fare con i chiacchieroni, i birbanti, i prof antipatici...
Foto di classe

Alzi la mano chi non ha tra le proprie scatole di ricordi una foto di classe coi bei grembiuli e magari i fiocchi colorati, come si usava anni addietro, il cui grado di ingiallimento aumenta la nostalgia. Ebbene si! La foto della propria classe, con i compagni e le compagne è un momento epocale, che segna la vita di ogni bambina e ogni bambino. Raccoglie un attimo e rende incancellabile, in certo modo, il tempo fra i banchi, la lavagna e,magari,qualche nota.

 

Oggi, “potenza” del Photoshop, si possono creare foto addirittura personalizzate e, come il gioco delle famose tre carte, un bambino c’è, ora non c’è più, ora c’è di nuovo. Così è successo in un paese, in provincia di Potenza, appunto.

I fatti: la classica foto di classe di quinta elementare, con la presenza di una bambina con trisomia 21 (Down), è stata scattata in due versioni e forse in giorni diversi. Nella prima, che è stata data ai suoi genitori, era presente la bambina, nella seconda no, foto poi data a tutti gli altri compagnetti.

 

Basterebbe solo questo scarno comunicato per capire che la straordinaria vita dell’uomo e la sua capacità di viverla, ogni tanto vacilla e prende una china molto meschina. Scompare la dignità e la capacità di riconoscersi persone, un po’ come nella foto della nostra bimba.

Ma la china precipita ancor più quando vediamo che la pezza che vorrebbe coprire il buco, è molto più strappata…. Infatti, esiste una giustificazione che dice: la bambina si muoveva troppo; un’altra: era assente; forse, ci sarà anche quella che improvvisamente è sparita perché è arrivata Maga Magò!

 

E l’apoteosi si completa con l’immancabile esplosione di sentimento e bontà, esclamando che è stata una banale leggerezza che si doveva evitare, non di un tentativo di discriminazione, per altro nei confronti di una bambina che è stata sempre tutelata dalla scuola e integrata in tutte le attività, dalle recite a quant’altro. Negare la disabilità edulcorandone la situazione, volere escludere un evidente concetto di normalità, che poi provoca inevitabilmente un rifiuto di chi ha una qualcosa di diverso da noi, è il modo migliore per ingarbugliare le carte. Sarebbe più semplice e onesto dire: scusate, abbiamo sbagliato e ora ripariamo!

 

Ovviamente gli onnivori media hanno condito, con indignazioni, analisi e interviste, le pagine dei giornali e i pixel delle TV.

Tra le tante abbiamo letto, chiara ed inequivocabile, la dichiarazione assolutamente non giustificativa dell’on. Paola Binetti: «Mi auguro che anche questo episodio non sia la conseguenza di quella cultura dell’immagine, falsa e ipocrita, in cui tutti devono essere belli e perfetti; una cultura del giovanilismo estetico e senza cuore – ma anche senza cervello – che crede di poter cancellare una persona per inventare una realtà falsa».

 

In attesa di poter vedere le prossime foto di classe, accuratamente “corrette”, dove scompariranno i birbantelli, i chiacchieroni, i belli, i brutarelli, gli insegnanti severi e quelli un po’ svampiti, facciamo una proposta ai nostri lettori, con preghiera di diffusione. Chi si trova vicino a Potenza vada, armato di macchinetta fotografica, a farsi una bella foto con la nostra bimba, magari con tanti altri amici e inondiamo la sua cameretta di tante e colorate fotografie che riempiano quel buco apparentemente piccolo, ma infinitamente grande.

 

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