La forza di mons. Romero

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La morte di mons. Oscar Romero, il 24 marzo 1980, è stata una beffa tragica per i suoi assassini. Pensavano che quel colpo di pistola sparato nella maniera più codarda, mentre il sacerdote celebrava sull’altare la messa, potesse allontanarlo una volta per tutte dal suo popolo. E invece non è stato così. Al contrario, la voce di mons. Romero non ha mai cessato di parlare nel cuore di tante persone, in tutto il mondo. Si sono scritti libri sulla sua figura, i suoi diari hanno avuto un successo editoriale planetario. Si è addirittura girato un film sulla sua storia e per il venticinquesimo della sua morte la Caritas italiana ha organizzato un convegno in suo onore. Sono passati 25 anni e mons. Romero è qui. El Salvador, 1980. Nella piccola nazione del Centroamerica, la guerra civile ha già causato più di 75 mila morti ed un milione e mezzo di rifugiati. Mons. Romero era stato nominato arcivescovo della capitale San Salvador e poi presidente della Conferenza episcopale. Era il 1977, ma solo dopo tre settimane da quelle nomine un fatto gli cambiò radicalmente la vita: l’assassinio da parte delle milizie del regime di padre Rutilio Grande, il suo più stretto collaboratore. Romero capì da che parte stare, dalla parte dei poveri, secondo le parole dell’Esodo: Ho osservato la miseria del mio popolo… ho udito il suo grido… e sono sceso per liberarlo . Iniziò per l’arcivescovo una lunga e coraggiosa storia di vicinanza profonda con il popolo salvadoregno. Che lo portò al martirio. Ma chi era mons. Romero? Era innanzitutto un uomo di preghiera. Così diceva in un’omelia: Viviamo molto fuori di noi stessi. Sono pochi gli uomini che realmente entrano in sé stessi. Per questo vi sono tanti problemi nel cuore di ogni uomo. Ma vi è anche una piccola cella intima dove Dio scende per conversare a tu per tu con l’uomo. Se ogni uomo entrasse in quella cella e lì ascoltasse la voce del Signore, quanto potremmo fare per migliorare l’ambiente, la società, la famiglia in cui viviamo. Chi lo ha conosciuto da vicino, racconta che mons. Romero scendeva spesso in quella cella. La sua forza era proprio la sua profonda spiritualità, che non gli permetteva di chiudere gli occhi di fronte alla povertà del suo popolo. Questo suo schieramento non piaceva al regime. Pochi giorni prima di morire, aveva invitato i militari a mettere fine alla repressione. Siete del nostro stesso popolo perché uccidete i vostri fratelli campesinos?. Sono molti a credere che quelle parole firmarono la sua condanna a morte. Quello che oggi colpisce nel leggere la storia di Romero, è che le sue parole, quelle scritte nei diari così come quelle pronunciate nelle sue omelie, avevano una forza dirompente sulla gente. La sera del 24 marzo, mentre celebrava l’Eucarestia, mons. Romero, è ucciso da un sicario. Come i santi, anche Romero – nel suo testamento spirituale – aveva perdonato i suoi assassini. Come pastore sono obbligato, per mandato divino, a dare la vita per quelli che amo… anche per quelli che mi assassineranno . In Romero, oggi ricordiamo tutta quella lunga schiera di uomini e di donne, sacerdoti e laici, che hanno dato la vita nel martirio. Ce ne sono tantissimi nella storia della chiesa. Non c’è punto della geografia mondiale in cui non ce ne siano. Sono passati 25 anni. Un giubileo. Da allora, ogni anno, nel giorno della sua morte, in migliaia si ritrovano e si uniscono in preghiera. In tanti, e in tutto il mondo, hanno fatto proprio l’amore di Romero per i poveri, la sua battaglia contro ogni tipo di violenza e sopraffazione, il suo desiderio di pace. È il popolo di Romero ed è il frutto di una sua profezia: Un vescovo morirà, ma la chiesa di Dio che è il popolo non perirà mai. UNIVERSITARI Verso la Gmg Diecimila giovani universitari, provenienti da tutti i paesi europei, si sono dati appuntamento nell’Aula Paolo VI in Vaticano nel giorno in cui celebravano la Giornata europea degli universitari ed hanno pregato per la salute di Giovanni Paolo II. Il papa ha seguito l’incontro dalla sua stanza al decimo piano del Policlinico Gemelli, in collegamento video. Non posso essere presente in mezzo a voi – ha scritto in un messaggio -, ma vi sono ugualmente vicino. L’evento vaticano è stato seguito con collegamenti via satellite in nove altre città del continente (Bari, Berlino, Bucarest, Lisbona, Zagabria, Londra, Tirana, Madrid e Kiev) dove erano radunati altre migliaia di studenti, insieme con i loro vescovi. Il papa non ha fatto mancare il proprio saluto, assicurando a tutti il suo affetto e la sua preghiera. Poi mettendo l’accento sulla dimensione europea dell’incontro, ha invitato tutti i presenti alla Gmg di Colonia. L’Europa – ha scritto – è idealmente coinvolta in questo importante momento di preghiera e di riflessione in preparazione alla prossima Giornata mondiale della gioventù, che avrà luogo proprio nel cuore del continente europeo, a Colonia . La veglia è proseguita con un continuo dialogo tra Roma e le altre città. Preghiamo per il nostro papa – hanno concluso i giovani di Kiev, seguiti da tutti gli altri – perché il Signore misericordioso benedica il suo lavoro con copiosi frutti nei cuori dei giovani di tutto il mondo.

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