La filosofia come risveglio

Le Conversazioni di filosofia che Pasquale Foresi presenta in un agile volume (Città Nuova, 2003), sono il condensato di un’esperienza legata profondamente al carisma dell’unità. Dietro una scrittura apparentemente semplice, quasi non filosofica, si cela una potente carica innovativa. L’autore esordisce con una definizione di filosofia come risveglio: La vera filosofia comincia quando uno si sveglia, ad un certo momento della sua vita, e scopre di esistere. È da questa sorpresa – come hanno detto i filosofi – che nasce la filosofia, il vero pensare: dallo stupore improvviso che si ha della propria esistenza o dell’esistenza dell’altro e delle cose che ci circondano. L’atto del risveglio fa percepire la realtà in modo nuovo: Si penetra nella filosofia con questo risveglio che si prova nell’essere, nell’esistere. La filosofia, cioè, nasce dall’accorgersi intenso dell’esistere, dal protendersi verso una risposta chiara e limpida a tutti i problemi che ci si pongono. Se mi lascio abitare dallo stupore, la mia condizione d’indigenza mi rimanda ad un Altro, dal quale derivo e dipendo: Mi rendo conto che esisto perché esiste l’esistenza, cioè esiste un Altro che è l’esistenza in assoluto, cristianamente dico: esiste Dio. (“) Allora, tutto il mio pensare, tutto il mio mondo ha un senso tanto in quanto, accortomi di questo Essere personale che è fuori di me e dentro di me, mi apro alla comunione con lui. Questa relazione mi apre a una nuova condizione di vita. Non sono più un io, che vive e pensa in solitudine, ma una persona che pensa in due: Sono io nel mio rapporto con Dio, io e il mio rapporto con Dio, io con il mio rapporto con Dio, che comincio a pensare filosoficamente alla realtà delle cose, comincio a scoprire la realtà delle cose.È questa una gioiosa compagnia. L’apertura all’Altro che mi trascende, mi rimanda alla relazione interpersonale e al dialogo, che è un atto filosofico: Il far filosofia diventa, a questo punto, dialogo con gli altri nel dialogo con l’Altro: il pensare insieme agli altri, il dialogare con i loro pensieri, è un motivo necessitante per chi accetta l’Altro, Dio come realtà d’amore nella quale è spiegata la mia esistenza e l’esistenza di tutti gli altri. Il cristianesimo ha rivelato al pensiero questa realtà grandiosa: Dio è Amore. È questo che darà al mio stupore il timbro della gioia. La relazione interpersonale e la scoperta dell’amore danno un nuovo timbro al mio stile di pensiero: Il mio modo di pensare diventa, quindi, pensare con: il dialogo diventa il mio modo di pensare. Anche la verità è dialogica, cioè aperta all’enigma del reale e all’esperienza con gli altri: Io posso solo porgere, donare la mia verità, per lasciarmi completare dalla verità dell’altro. Io offro una fiammella che porta un po’ di luce nel mistero. Nel porgere la verità, devo infatti mantenermi nell’apertura al mistero. Il fondamentale problema filosofico è quello della soluzione di sé: perché io sono? cos’è che io sono? come mai io sono un problema a me stesso?. Questa soluzione va cercata dentro di sé. Emerge una difficoltà cruciale, poiché in me io non trovo una risposta adeguata al mio domandare. Ciò significa farsi carico delle questioni filosofiche nel concreto dell’esistenza, per trovare una soluzione nel pensiero e nella vita. Filosofare vuol dire sperimentare l’essere in noi e fuori di noi. La fatica della ricerca, viene appagata dalla gioia dell’incontro: perché questo essere, che è Dio, è la risposta dell’essere che io sono. Foresi presenta l’innesto tra problema filosofico e teologico nel segno della continuità, come appare nelle ispirate pagine sul rapporto tra filosofia e teologia. A noi è richiesto un passo ulteriore che nasce dal comprendere una verità di fondo, che la rivelazione cioè non solo illumina la filosofia, ma che è in sé stessa filosofia, in quanto è rivelazione dell’essere, partecipato a noi nella sua realtà uni-trina, e del suo senso profondo e ultimo. Questo implica non solo un nuovo approccio della filosofia, riscegliere Dio in filosofia , ma una filosofia della rivelazione e una metafisica del vangelo. Nell’ultimo capitolo (La compiuta verità) ciò viene espresso con grande chiarezza: La rivelazione ci presenta l’unica metafisica esistente che possa risolverci i problemi del pensare e della vita. Proprio perché si tratta del divino che s’incarna, non del creato che da solo tenta di andare a Dio. Per Foresi l’oggetto della filosofia è l’essere come dono, che mi fa prendere coscienza della mia penuria d’essere: sono, in quanto sono donato a me da un Altro che mi provoca a restituire il nulla che sono: Oggetto della filosofia è dunque l’essere che si dona e che è, al tempo stesso, da me ricevuto. E se il riceverlo mi dà, in certo modo, di percepire il mio non esistere, il ridonarlo, ridonandomi, mi dà di percepire l’esistere in pienezza. L’atto del filosofare si schiude così come un rapporto trinitario fra me e Dio, preludio della soluzione, unica anche sotto il profilo filosofico, che ci viene data dal cristianesimo nella misura in cui entriamo nel mistero della Trinità. Perfezionando Cartesio potremmo dire: mi dono, dunque sono. L’atto del filosofare è, dunque, autentico se trinitario, vale a dire profondamente innestato nella realtà di Dio che è l’Essere, che è Amore (agape): La rivelazione di Dio Uno e Trino si collega intimamente ad un’altra: Dio – l’Essere – è Amore (cf. 1 Gv 4, 8.16). L’agape rinnova la concezione dell’essere e le dà un nuovo dinamismo, in una rinnovata comprensione della rivelazione e della realtà.

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