La fiducia ad un nuovo leader

La Catalogna cambia governo e si affida ad una coalizione di due partiti nazionalisti.
elezioni Catalgona

 

Dopo sette anni all’opposizione, e prima ancora ventitre di seguito al potere, Convergència i Unió (Ciu), una coalizione storica di due partiti nazionalisti catalani, (uno più grande che si trova in un ampio centro e l’altro più piccolo d’ispirazione democraticocristiana), ritrova la fiducia dei cittadini della Catalogna.

La Ciu ha vinto nettamente e con il 38 per cento dei voti ha mancato di poco la maggioranza assoluta per raggiungere la quale mancavano solo sei voti.

Il successo si deve ai meriti propri della coalizione e del suo candidato a presidente della Generalitat (Artur Mas), ma anche al desiderio di punire i governi di coalizione “catalanisti e di sinistra” di tre partiti che hanno governato nelle due legislature precedenti. È stato un periodo di governi sbagliati, poco convinti e con molte voci discordanti che hanno esaurito la pazienza di molti catalani, ma in modo particolare della maggioranza dei loro votanti, principalmente dei due soci più grandi (Psc, socialista) e Erc (indipendentista e di sinistra).

Alla mancanza di coesione e fermezza interna, c’è da aggiungere la defezione che ha provocato l’impossibilità di un buon rapporto con il Psoe di Rodriguez Zapatero, che governa a Madrid. Se alla stanchezza accumulata aggiungiamo la crisi economica attuale e la tendenza europea di punire coloro che governano, ci troviamo con dei risultati che mostrano chiaramente un desiderio di cambiamento generalizzato e profondo nella società catalana.

 

Anche se questo desiderio è stato capitalizzato dalla Ciu, non possiamo dimenticare l’incremento dei voti del Partito Popolare (conservatore e contrario al nazionalismo catalano) che è diventato la terza forza nel parlamento catalano (12 per cento), fatto rilevante dal momento che questo partito finora era stato molto minoritario nella Catalogna. Bisogna anche tener conto del fatto che malgrado il comprensibile e generalizzato disincanto cittadino verso l’insieme della classe politica, l’astensione o la preferenza verso alternative demagogiche o xenofobe non è stata molto rilevante.

I catalani hanno donato la fiducia ad un nuovo presidente che ha la possibilità di diventare un leader forte, dato che sa già cosa è governare ( lo ha fatto, e molto, quando  la Ciu era al potere) e sa cosa è perdere, un apprendistato poco valutato in questo periodo. C’è da augurarsi che sia un leader capace di agire per tutti e guardare al di là dei risultati delle prossime elezioni, cosa necessaria nel momento in cui si tratta di prendere delle misure scomode ed impopolari.

 

D’altra parte ci sarà da vedere come se la cava di fronte allo scoglio che probabilmente diventerà la sua principale promessa elettorale:  riuscire ad avere per la Catalogna un sistema di finanziamento simile a quello di Paesi Baschi e Navarra, un’eccezione all’interno della Spagna. Tutto lascia prevedere che non potrà realizzarla, a meno che, la futura combinazione delle forze del parlamento spagnolo faccia dipendere il governo dello stato dai voti della Ciu.    

 

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