La festa per il Carpi in serie A

Un sogno sportivo divenuto realtà (con quattro turni di anticipo!). Solo sei anni fa la squadra ritornava nel calcio professionistico. Il tecnico Fabrizio Castori, l’uomo dai mille mestieri. Pochi innesti mirati. Conti in regola e spese modiche. Il fortino del campo «Sandro Cabassi». La polemica con Lotito. Ora serve un ultimo miracolo: ampliare a 10 mila posti la capienza dello stadio e chiedere la deroga per la A
Carpi

Con il pareggio a reti bianche rimediato in nottata a Bari, la squadra di questa cittadina di 70 mila abitanti del modenese si aggiudica, con quattro turni d'anticipo sulla conclusione del torneo, la matematica promozione nella Serie A di calcio. Un’apoteosi che merita di essere scolpita a lettere cubitali nella storia sportiva: il coronamento di una pressoché impensabile favola scritta in sei anni, se si pensa che nel 2009, a Lamezia Terme, il Carpi conquistava la certezza del ritorno, nel calcio professionistico vincendo il campionato di Serie D e approdando in Lega Pro (la vecchia Serie C). Una meravigliosa scalata da record, tra i modelli più limpidi che il calcio possa raccontare.

Una squadra vincente

Prima di tutto, il condottiero: l’ultima estate la società aveva scelto di affidarsi alla portentosa grinta costruita a furia di vittorie in tutte le serie inferiori alla Serie A (escludendo la Seconda Categoria) del tecnico Fabrizio Castori. L’uomo dai mille mestieri, 60 anni, ingaggio netto annuo 30 mila euro, con un curriculum da 9 promozioni. Mister “ragazzi, ho fatto undici campionati di B, non sono un novellino”, in accordo con la società, ha puntato su una memorabile vecchia guardia composta da Pasciuti, arrivato in Serie D, Poli e Di Gaudio, arrivati in C2.

Pochi innesti mirati, come i prestiti degli intoccabili Gabriel e Struna, arrivati in estate assieme a Suagher e tanta, tanta corsa, per esaltare le volate sulle fascie dei velocisti del 4-4-1-1 scelto da mister Castori. Un modulo valso il maggior numero di vittorie e il minor numero di sconfitte, la miglior difesa ed il secondo attacco, che ha esaltato la locale “perla nera” Jerry Mbakogu, punta di diamante autore di 14 reti riportato a casa in estate dal d.s. Giuntoli in seguito al fallimento del Padova. Un gruppo coeso e disciplinato, composto da 28 nominativi tra i quali solo 5 vantano presenze in Serie A, perché inizialmente “volevamo solo salvarci e abbiamo tagliato il budget del 40 per cento”, sorride estasiato Giuntoli.

Un modello sostenibile

I proprietari della società arrivano dal distretto della maglieria, tradizionalmente cuore economico cittadino: si tratta dei soci di maggioranza Stefano Bonacini e Roberto Marani, con il marchio Gaudì, e di minoranza, il presidente Claudio Caliumi, con il marchio Marilena, oltre allo sponsor, Blumarine della famiglia Tarabini. Conti in regola e prezzi modici: ammontano a 100 mila gli euro spesi in cartellini la scorsa estate, per un monte ingaggi complessivo da 2,5 milioni. Una sorta di miracolo sportivo, un fuori programma fatto di tante scommesse azzeccate ed un vero e proprio fortino, il campo «Sandro Cabassi», valso un bottino da 26 punti su 30 raccolti già solo nel girone d’andata che aveva aperto la strada alla fuga per la promozione.

“Lotito stai sereno”

Quella dettata dal Carpi ha tutti i connotati di una romantica risposta esemplare a taluni deprecabili comportamenti “padronali” adottati da chi ritiene, dall’alto dei suoi capitali, che il calcio consista solo in diritti tv, bacini d'utenza, manovre di Palazzo e risultati già scritti.Con buona pace del consigliere federale Claudio Lotito, presidente della Lazio, che nella tristemente nota telefonata registrata al direttore generale dell'Ischia Isolaverde, Pino Iodice, pronunciava la sentenza “Ho detto ad Abodi (presidente Lega di B, ndr): Andrea, dobbiamo cambiare. Se me porti su il Carpi… una può salì… se mi porti squadre che non valgono un c… noi fra due o tre anni non ci abbiamo più una lira. Perché io quando a vado a vendere i diritti televisivi – che abbiamo portato a 1,2 miliardi grazie alla mia bravura […] non sanno manco che esiste, Frosinone. Il Carpi… E questi non se lo pongono il problema!”.

“Lotito stai sereno, è solo un sogno carpigiano” recitava uno striscione al “Cabassi”, fortino minuscolo da soli 4.200 pasti ove la squadra biancorossa cercherà di restare per le partite in casa: “Fateci un ultimo miracolo: restiamo a Carpi”, chiedevano i tifosi. Serve in effetti un mezzo miracolo per ampliare a 10 mila posti la capienza e chiedere la deroga per la A: la squadra aveva già una deroga per la B e “l'esilio” a Parma o Modena appare probabile. Ma qui, sognare è decisamente lecito.

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