La festa della fiction

Si è svolta a Roma dal 25 al 30 settembre. Fra anticipazioni e convegni, lo spettacolo continua.
Jim Belushi

L’ha aperta Jim Belushi, quello della fortunata serie La vita secondo Jim, che ha consacrato l’attore americano nel mondo e da noi. Poi è toccato a Gigi Proietti, icona inossidabile e onnipresente al cinema, in teatro e nella fiction. Personaggio inattaccabile, giustamente popolare.

 

Di seguito, stelle e stelline nella passerella – tanto ricercata – tra la gente e i giornalisti, quelli veri e quelli avventizi, che riempiono sempre i festival. Ragazzi, delle scuole in particolare, e giovani. Nonostante quel che si dice, le fiction piacciono anche a loro.

 

Steve Della Casa, direttore artistico, offre su un piatto d’argento succose anteprime. Alcune sono incursioni storiche, come la serie dei Borgia (fantasia e crudeltà, oggi di gran moda) di Tom Fontana. Altre di presa sicura, anche perché già in onda. Se il produttore si chiama Spielberg, allora l’opera merita di essere vista. È il caso di Terra Nova, rivisitazione di un “nuovo mondo”, con tanto di dinosauri (ricordate Jurassic Park?), dove si rifugeranno i poveri scampati alla morte del pianeta, fra alcuni decenni. Avventura e suspense.

 

E l’Italia? Una grande autrice come Liliana Cavani dirige un episodio della quadrilogia di tv-movie Un corpo in vendita, intitolato Troppo amore, con Antonia Liskova e Massimo Poggio: storia di violenza femminile di forte impatto drammatico. Mentre Alessandro Preziosi impersona Edmond Dantès nella versione aggiornata del Conte di Montecristo: due episodi, che vedremo, di Amore e vendetta. Insomma, attualità e passato, come sempre, vanno a braccetto nel mondo della fiction.

 

Il programma è denso: conferenze di personaggi, grandi narratori come Pupi Avati, incontri tra produttori – il mercato ha le sue ragioni –, 13 anteprime italiane e 23 internazionali (è l’ambizione del festival). Forse i momenti originali sono quelli più defilati. La serie Noi ridevamo, passeggiata sulla nostra comicità (Totò, Walter Chiari…), utile, di questi tempi. Poi, bei documentari, di nomi impegnativi: Rosalinda Celentano, Cinzia Th Torrini.

 

Ma è necessario un festival come questo? Al di là dei premi conclusivi a personaggi come Gabriel Garko, Lunetta Savino, Riccardo Milani e così via, la questione resta. In tempi di crisi, forse, avvicinarlo alla rassegna novembrina di cinema — film e tivù sono oggi vicini – potrebbe essere un’idea. Chissà.

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