La difficile via dello Sichuan

Un grande poeta cinese scriveva del Su (il Sichuan): Come è difficile la strada del Su/ È più facile salire in Cielo che sulle strade di Su. Il terremoto ha in effetti devastato una regione assai montagnosa, ricca di acque e di capacità produttive, agricola e industriale. Nella regione vivono in discreta armonia più di quindici razze tra cui han, tibetani, mongoli e naxi. Ci sono stati pochi conflitti tra etnie diverse, perché c’è spazio sufficiente per tutti. Gli abitanti della provincia sono noti per i loro atteggiamenti pacifici, pazienti e tolleranti. Non mancano le sacche di povertà, in particolare sulle montagne più alte. Il Sichuan è anche conosciuto per la sua stabilità politica e amministrativa. L’epicentro del terremoto si trova a Wenchuan, 92 chilometri a nord di Chengdu, la capitale, e ha colpito in modo violento un superficie assai vasta, provocando più di 50 mila morti accertati, 100 mila feriti e oltre 5 milioni di case distrutte o danneggiate. È stato un enorme choc per tutta la Cina, una devastazione che ha riempito ogni cinese di un profondo dolore. E ciò anche perché il sisma è stato avvertito distintamente fino a Pechino. Ma l’arrivo quasi immediato sul posto del primo ministro Wen e dei suoi collaboratori per dirigere il lavoro di soccorso e così salvare più vittime possibile, sembra avere infuso fiducia e coraggio tra la gente. Come sempre accade in Cina, i numeri sono grandi: se le dimensioni della tragedia sono sotto gli occhi di tutti, anche quelle dei soccorsi fanno impressione: sono stati mobilitati 30 mila soldati, 50 mila membri delle diverse corporazioni di protezione civile a cui si è aggiunto un vero esercito di volontari: sembra più di 100 mila persone. I soccorritori hanno dovuto spesso marciare fino a 30 ore per arrivare alle zone colpite più remote. Va perciò sottolineata la grande solidarietà messa in moto dal popolo cinese. Medici, tecnici e volontari sono infatti arrivati da tutta la Cina. Anche i cattolici non sono stati da meno. Dopo due giorni di assistenza senza sosta, i giovani cattolici di Chengdu hanno potuto comunicare le loro testimonianze agli amici cattolici delle altre province, grazie ai blog e alle email. Così, per fare un esempio, 50 suore infermiere hanno potuto intervenire quasi immediatamente. Il terremoto ha fatto sì che i vari gruppi cristiani uscissero dal loro isolamento per far sentire il proprio contributo al popolo in difficoltà. In ogni caso la solidarietà proveniente dal mondo intero ha trasmesso un grande coraggio ai terremotati e speranza ai sofferenti. Il dolore ha unito il popolo cinese, ma anche i cinesi al resto del mondo. Qualche piccolo esempio, tra i mille possibili: Johnston Ma, di Hong Kong, ha fondato il gruppo Assistenti sociali oltre le frontiere in occasione dell’ultimo tsunami. È partito coi suoi per dare assistenza psicologica alle vittime. È infatti duro perdere tutto, ma è ancor più duro per i sopravvissuti accettare di non essere riusciti a salvare i propri cari. Ancora, Li Yuan, imprenditore, si trovava a Chengdu a visitare la madre in ospedale, al sedicesimo piano quando è avvenuto il terremoto, alle 2 del pomeriggio. In un lampo ha visto quanto sia breve la vita. Ma scorgendo accanto a lui un’anziana donna disperata, ha dominato la sua paura per pregare con lei a voce alta. Dopo di che ha aiutato le due anziane a scendere le scale fino a raggiungere la folla spaventata nella piazza. La generosità non è stata poca. Come quella di una bambina scampata insieme con la sua maestra Wu, a Song Zhou: arrivate al terzo piano, la maestra ha sentito che alcuni studenti chiedevano aiuto. È ritornata al quarto piano, ma proprio in quel momento l’edificio della scuola è crollato, travolgendo anche lei. La scena del film Vivere del registra cinese Zhang Yimao si è ripetuta nel Sichuan: non sono stati pochi coloro che, nel dolore di non poter salvare i famigliari, hanno fatto propositi di una vita migliore e più impegnata. Gli episodi commoventi non si contano. Mentre si scavava a Beichuan, ad esempio, un volontario ha sentito una voce famigliare: era quella di suo figlio. Mentre, sempre a Beichuan, cinque soccorritori sono morti a causa di una scossa di assestamento. Ora si apre un grande cantiere di solidarietà in tutta la Cina. I pericoli non sono ancora finiti, a cominciare dall’emergenza delle dighe danneggiate. Ma in ogni caso la vicenda del terremoto sta svelando al mondo una Cina solidale e coraggiosa. La libertà di stampa ha contribuito ad accelerare i soccorsi e ad unire l’intero Paese, Hong Kong compresa. Un modo anche questo per avvicinarsi con equilibrio alla scadenza delle Olimpiadi. I QUATTRO GRANDI FIUMI Sichuan letteralmente significa i quattro grandi fiumi. Uno di essi – lo Yangtsi, il fiume azzurro – arriva fino a Shanghai. Un altro fiume, il Lancang, irriga le terre fino al Vietnam e alla Cambogia, diventando poi il Mekong. È un territorio in prevalenza montagnoso: la cima più alta, il Gonga, arriva a 7556 metri sul mare. Nella montagna del Qingcheng si trovano le origini della religione taoista, mentre l’Er Mei è una delle quattro montagne sacre del buddhismo. Il Sichuan è anche definito il regno del paradiso o la provincia dell’abbondanza, perché il clima è favorevo- le e il vento freddo della Siberia viene bloccato dalle montagne del Nord. L’aria calda dell’Oceano indiano dapprima risale la catena dell’Himalaja, e poi viene riversata sull’altopiano e sul bacino del Sichuan, favorendo l’abbondanza dei prodotti agricoli. Una delle città più colpite dal sisma è Doujiangyan, famosa per il sistema all’avanguardia di canalizzare l’acqua per irrigazione. Il Sichuan è anche famoso per il piccolo uomo Deng Xiaoping, che ha avviato le grandi riforme post-maoiste in Cina. Per tre volte era stato purgato da Mao, ma per tre volte era riuscito a tornare al potere. Durante l’ultima guerra il governo si era rifugiato in questa provincia per opporre resistenza con tro l’invasione dei giapponesi.

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