La condanna della corruzione e le responsabilità degli Stati

Alcune forme di criminalità perpetrate da privati, ha detto papa Francesco ai rappresentanto dell'Associazione internazionale di diritto penale, ledono gravemente la dignità delle persone e il bene comune. Questi reati, però, non potrebbero mai essere commessi senza la complicità, attiva od omissiva, delle pubbliche autorità. Come la corruzione
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«Alcune forme di criminalità, perpetrate da privati, ledono gravemente la dignità delle persone e il bene comune. Molte di tali forme di criminalità non potrebbero mai essere commesse senza la complicità, attiva od omissiva, delle pubbliche autorità». Parola di papa Francesco, che ha denunciato i mali derivanti dall'azione dei corrotti nel corso dell'incontro, che si è svolto in Vaticano, con una delegazione dell’Associazione internazionale di diritto penale.

Dopo aver condannato la pena di morte, ma anche l'ergastolo e forme varie di tortura che avvengono ai danni dei detenuti, Francesco ha spiegato che alcune forme di criminalità, perpetrate da privati, ledono gravemente la dignità delle persone e il bene comune. Questi reati, però, non potrebbero mai essere commessi senza la complicità, attiva od omissiva, delle pubbliche autorità. Parliamo della tratta delle persone, della povertà assoluta in cui vivono più di un miliardo di persone, delle violenze e delle persecuzioni perpetrate durante le guerre, in particolare nei confronti di donne e bambine.

C’è poi il problema della corruzione. «Ci sono poche cose più difficili che aprire una breccia in un cuore corrotto- afferma il papa -. Il corrotto attraversa la vita con le scorciatoie dell’opportunismo, (…) arrivando a interiorizzare la sua maschera di uomo onesto (…). Il corrotto non può accettare la critica, squalifica chi la fa, cerca di sminuire qualsiasi autorità morale che possa metterlo in discussione, non valorizza gli altri e attacca con l’insulto chiunque pensa in modo diverso».

Il corrotto si crede un vincitore e cerca di sminuire gli altri. «Il corrotto – continua il papa – non conosce la fraternità o l’amicizia, ma la complicità e l’inimicizia. Il corrotto non percepisce la sua corruzione. Accade un po’ quello che succede con l’alito cattivo: difficilmente chi lo ha se ne accorge; sono gli altri ad accorgersene e glielo devono dire. Per tale motivo difficilmente il corrotto potrà uscire dal suo stato per interno rimorso della coscienza. La corruzione è un male più grande del peccato. Più che perdonato, questo male deve essere curato».

Soprattutto ora che la corruzione sembra una prassi normale. Ma cosa può fare il diritto penale contro la corruzione? Sono molte le convenzioni e i trattati internazionali in materia e hanno proliferato le ipotesi di reato orientate a proteggere non tanto i cittadini,  quanto gli interessi degli operatori dei mercati economici e finanziari. «Le forme di corruzione che bisogna perseguire con la maggior severità – dice il pontefice -, sono quelle che causano gravi danni sociali, sia in materia economica e sociale come in qualsiasi sorta di ostacolo frapposto al funzionamento della giustizia con l’intenzione di procurare l’impunità per le proprie malefatte o per quelle di terzi.

Per il papa il rispetto della vita di ogni persona deve valere su ogni altro principio, anche su quello dell’utilità sociale. «Il rispetto della dignità umana – ha concluso Francesco – non solo deve operare come limite all’arbitrarietà e agli eccessi degli agenti dello Stato, ma come criterio di orientamento per il perseguimento e la repressione di quelle condotte che rappresentano i più gravi attacchi alla dignità e integrità della persona umana».  

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