La Chiesa dei giovani

Si è da poco concluso il forum internazionale Giovani in azione in una Chiesa sinodale, organizzato dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, nel quale giovani da tutto il mondo si sono riuniti per confrontarsi e fare proposte concrete sull'attuazione dell’esortazione apostolica post sinodale Christus vivit. Abbiamo intervistato p. Padre Alexandre Awi Mello, segretario del Dicastero.

Padre Awi Mello quali erano le finalità del forum internazionale?
Soprattutto dare seguito al sinodo. Il compito che l’esortazione apostolica Episcopalis communio ci ha dato non è soltanto di preparare e realizzare il sinodo, ma anche cercare di mettere in pratica quello che il sinodo ha voluto e quello che il santo padre nell’esortazione apostolica Christus vivit ci invita a fare. Il Pontificio Consiglio per i laici aveva già una tradizione di forum dei giovani: l’ultimo è stato nel 2010, espressione della sollecitudine della Chiesa per la pastorale giovanile. Abbiamo pensato che fosse il momento di fare un nuovo forum, mettendo al centro la preoccupazione per l’attuazione del sinodo.

Durante il forum avete privilegiato i lavori di gruppo. I giovani si sono potuti confrontare. Cosa è emerso?
Sicuramente il forum era un momento per ascoltarli. Loro possono raccontarci ciò che si sta o non si sta facendo nelle conferenze episcopali e nei movimenti internazionali riguardo all’attuazione del sinodo, e possono avere idee, buone pratiche. In questo, lo scambio è stato importante. Nei lavori di gruppo hanno prima raccontato come hanno vissuto il processo sinodale, i due anni nelle loro realtà ecclesiali e poi come è stata l’accoglienza di Christus vivit. Su questo punto il processo è ancora in corso, perché avevamo lì 109 Paesi e ovviamente l’esortazione apostolica non è stata tradotta ancora in tutte le lingue. Però i giovani sono consapevoli di avere il compito di trasmettere quello che il papa ha detto, perché non tutti i govani la leggeranno, soprattutto quelli che non sono nella Chiesa.

I giovani che hanno partecipato al sinodo erano i leader della pastorale giovanile nel mondo e quindi devono essere i primi ad accogliere il messaggio nella loro vita per poterlo trasmettere ai coetanei. Hanno parlato tra loro su come fare, quali siano le buone idee, come metterle in pratica, come adattarle al linguaggio giovanile, attraverso i social media. È stato arricchente. Erano 18 gruppi linguistici e ognuno ha scritto un testo breve, letto nell’udienza col papa come espressione del loro impegno.

I giovani hanno raccontato alcune buone pratiche già in atto?
Ci sono materiali già usciti per i lavori dei gruppi, programmi di formazione ancora in elaborazione. Ad esempio, nella Fazenda della speranza, realtà nata in Brasile e presente in più di 20 Paesi, dove si lavora con giovani dipendenti dalle droghe, hanno sviluppato un lavoro di gruppo con l’uso di Christus vivit. Vogliono mettere in mano ai ragazzi le parole del papa. Abbiamo già visto materiali pubblicati dalle conferenze episcopali, in cui si cerca di riprendere frasi dell’esortazione apostolica con domande per confrontarsi nei gruppi. C’è il progetto del nostro dicastero insieme a Vatican news, di fare piccoli video di un minuto con testimonianze dei giovani partecipanti al forum sui temi di Christus vivit.

Come dicastero, quali progetti avete per i giovani?
Lavoriamo principalmente con la pastorale giovanile. I nostri riferimenti sono le conferenze episcopali. Avremo tanto da fare per la preparazione della Gmg di Lisbona che è stata pensata come una parte di questo cammino post sinodale. Ora sono stati annunciati i temi delle prossime tre Gmg, il papa ha voluto farlo alla fine di questo incontro. Avremo anche da organizzare il gruppo di rappresentanza richiesto dal sinodo, con giovani di tutto il mondo. Lo abbiamo annunciato al forum, ma esso sarà formato a partire da settembre. Poi avremo un incontro di valutazione della Gmg di Panama e questo incontro sarà un’opportunità per riprendere il cammino post sinodale, incontrando i giovani incaricati della pastorale giovanile.

Cosa prova lavorando per i giovani?
Una gioia grande. È quello che ho fatto per tutta la vita prima di venire a Roma. Sono stato incaricato di pastorale giovanile per sedici anni. Un’esperienza pentecostale forte, un’esperienza dello Spirito Santo che parla attraverso i giovani, un’esperienza di ascolto, di Chiesa viva, giovane, piena di vita e di idee. A volte si dice che la gioventù è un po’ persa, ma non è così: dobbiamo valorizzare quello che abbiamo nella Chiesa e questi giovani rinnovano il nostro spirito. Per me tutto il processo sinodale, non solo questo incontro, è stato un momento di rinnovamento personale, di gioia, di fiducia nella Chiesa e nei giovani.

Il papa ha parlato tanto ai giovani e dei giovani…
Tutta l’esortazione apostolica è diretta a loro. Il papa parla come un padre. Il messaggio centrale è quello dell’amore di Dio che dobbiamo trasmettere loro: Dio ti ama, Cristo ti salva, Cristo è vivo. Un messaggio di gioia. Il papa ha molta fiducia nei giovani, vuole ascoltarli, rispettando il processo personale di ognuno nel cammino di fede. Parla dell’importanza di accompagnare i giovani, di aiutarli nel discernimento. Sottolinea l’importanza del dialogo intergenerazionale: i giovani hanno radici e devono tornare a queste radici. Il papa parla anche della missione che hanno. Il sinodo è stato anche un momento per riflettere sulla vocazione, che non è solo quella alla vita consacrata: ognuno ha una missione, per cui deve avere il coraggio di fare delle scelte. Ognuno trova il senso della vita nell’incontro con Dio e se si mette a servizio degli altri.

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