La casa sulla roccia

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Èil primo Centro Mariapoli del mondo intitolato a Chiara Lubich, notizia quasi scontata per quello di Cadine, negli immediati dintorni di Trento, la città che ha dato i natali alla fondatrice del Movimento dei focolari. Sì, dopo quasi 23 anni dalla sua fondazione, questo complesso già denominato Parola di vita e cresciuto armoniosamente sulla cresta di un monte, vera casa sulla roccia che richiama anche visivamente il detto evangelico, ha ricevuto il 24 gennaio scorso il suo nome nuovo. Quasi a voler accelerare la proposta fatta da Chiara alla sua città di essere un luogo dove i rapporti personali e sociali, economici e politici si ispirino all’ideale dell’unità e della fraternità: ed è quanto hanno sottolineato con i loro interventi l’arcivescovo di Trento Luigi Bressan, il presidente della Provincia Lorenzo Dellai e il sindaco reggente Alessandro Andreatta. Che si trattasse di un evento che riguardava l’intero Movimento dei focolari l’hanno detto la presenza e il messaggio dell’attuale sua presidente Maria Emmaus Voce, che in questa prima visita ufficiale alla città trentina è stata accompagnata dal copresidente Giancarlo Faletti e da alcuni tra le prime e i primi compagni trentini della Lubich, che con lei vissero l’avventura degli inizi. Nella cornice di un paesaggio reso immacolato da una recente nevicata, il Centro di Cadine ha raccolto una folta rappresentanza del popolo di Chiara sia da Trento che da tutto il Triveneto e oltre; nu- merosi gli amici e rappresentanti delle istituzioni civili e religiose (queste ultime appartenenti a varie Chiese, associazioni e movimenti, nonché ad altre religioni) insieme ad esponenti del mondo dell’informazione e della cultura. Due ore intense di interventi e di testimonianze, fra i canti di montagna del coro Dolomiti, hanno manifestato lo stretto legame di Chiara con la terra trentina, la sua gente e le sue istituzioni civili e religiose, ma anche la dimensione mondiale del Movimento dei focolari, essendo Trento mèta privilegiata per gruppi dei vari continenti che vengono a ripercorrere le orme dell’ideale di fraternità e di unità che qui vide gli albori. Una dimensione universale configura anche la fisionomia ecumenica di questo Centro, a proposito del quale alla sua inaugurazione nel 1986 Chiara parlò di un ecumenismo soprattutto della vita e del dialogo spirituale che ne deriva. E la stessa città di Trento, in cui siamo nati, sembra sottolinearlo. Se Trento, infatti, richiama alla memoria il Concilio ivi tenuto nel XVI secolo, Trento, anche per mezzo nostro, deve diventare simbolo di quell’unità fra i cristiani che ha da esser ricercata con tutto l’impegno. Ad assicurare il rinnovato impegno per questa vocazione di Trento, sottolineata a suo tempo anche da Paolo VI, hanno preso la parola rappresentanti di alcune Chiese: per la Chiesa ortodossa, ed in particolare a rappresentare il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, Gennadios Zervos, metropolita d’Italia e di Malta; per il mondo evangelico dalla Germania Heinrich Herrmanns, già vescovo della Chiesa evangelico-luterana di Schaumburg-Lippe; per la Chiesa riformata della Svizzera Peter Dettwiler, responsabile per l’ecumenismo del Cantone di Zurigo; e per la Chiesa d’Inghilterra David Hamid, vescovo ausiliare per la diocesi anglicana d’Europa. Dopo toccanti testimonianze, alla fine della manifestazione, un breve servizio ecumenico sul tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani Essere riuniti nella tua mano (Ez 37,17). Lungi dal cedere alla tentazione di fare della fondatrice dei Focolari un monumento, la cerimonia di Cadine è stata l’occasione tra il solenne e il festoso per ravvivare la consapevolezza di una eredità di cui farsi carico e di un carisma, quello di Chiara, dono di Dio per la Chiesa e l’umanità di oggi.

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