La 500 e la 600 sul grande schermo

Due auto che hanno fatto la storia non solo del nostro Paese, ma anche del nostro cinema.

«Lho presa, sai..» sospira al telefono Ugo Tognazzi nel film I mostri di Dino Risi, del 1963. Dallaltra parte della cornetta cè sua moglie, mentre alle sue spalle campeggiano tante Fiat 600 nuove di zecca: sono le macchine, insieme a quelle 500 che il 4 luglio scorso hanno compiuto sessantanni, del boom economico italiano. Sono le due vetture fondamentali per la motorizzazione della nuova Italia repubblicana. Sono il simbolo, insieme al frigorifero, alla televisione e alle vacanze, di unItalia appena industrializzata, che di colpo si è messa alle spalle secoli di abitudini e fatiche contadine per entrare in un mondo nuovo, di cui non conosce ancora le contraddizioni e i doppi fondi.

Tognazzi ha appena comprato la sua tanto desiderata automobile, «solo che color avorio non cera» e allora ha scelto «un grigio alba che tiene anche meglio lo sporco», spiega ancora a sua moglie, precisandole che ha firmato cambiali per venticinque minuti: «Cho ancora il braccio che mi fa male», ironizza soddisfatto, un po’ come Alberto Sordi nel film Il medico della mutua di Luigi Zampa, del 1967, che ha fatto lo stesso per una 600 scintillante: «è bella, si, ma costa ventimila lire al mese per tre anni», commenta preoccupata sua moglie. La cambiale è il prezzo da pagare, piccolo e insieme grande, per iscriversi alla corsa al benessere che si è fatta rapidamente collettiva, di cui lautomobile diventa il primo ed obbligato step.

Compra e guida una Fiat 500 il protagonista del film Il boom di Vittorio De Sica, sempre del 1963, pellicola chirurgica nel fotografare la complessità di quel momento storico italiano. La interpreta un monumentale Alberto Sordi, che vorrebbe essere un imprenditore di successo, ma per rimediare ai tanti debiti accumulati è costretto a vendersi un occhio: e così la sua macchina rimane lillusione di una vita prospettata, immaginata e sognata, tanto facile e perfetta quanto impossibile e irreale.

Nitida immagine di questo disordine è la 600 che il personaggio di Stefano Satta Flores ottiene come premio di consolazione nel film Ceravamo tanto amati di Ettore Scola, del 1974, ma ambientato a partire dal 1944 lungo trentanni di storia italiana. Nicola, questo il suo nome, ha rischiato di diventare ricco al telequiz di Mike Bongiorno, “Lascia o raddoppia”, verso la fine degli anni Cinquanta; ma poi non gli è rimasto altro che una utilitaria destinata allusura del tempo e a diventare lunica vera compagna di un personaggio fondamentalmente solo. Il film è emozionante, un vero capolavoro. Ricchissimo di storia del costume italiano, mostra bene quanto la 500 sia rimasta come principale macchina del popolo nel nostro Paese nel corso del tempo: ne sposta una il Gianni di Vittorio Gassman dal parcheggio di Piazza del Popolo (quando vi si poteva ancora parcheggiare); e sempre dalla villa di Gassman escono tutti i componenti del nucleo familiare, ognuno con la sua automobile: tra queste non può mancare una fiat 500. Così come nellaltro magnifico capolavoro che è Il sorpasso di Dino Risi, del 1962 – film per eccellenza sul boom economico – la Lancia Aurelia B24 guidata da Gassman sorpassa, nel suo sfrecciare ferragostano lungo la via Aurelia, diverse volte le due piccole utilitarie della Fiat.

Per capire quanto la 500 e la 600 siano state importanti negli anni Sessanta, basta vedere due instant movie del periodo sul tema: due filmetti sicuramente leggeri, persino dozzinali, ma utilissimi oggi come documento storico. Sono I motorizzati di Camillo Mastrocinque, del 1962, e Le motorizzate di Marino Girolami, del 1963: in entrambi spuntano da ogni angolo Fiat 500 e 600, parcheggiate, in giro nel traffico, guidate dai protagonisti di ogni singolo episodio. Nel primo film un geometra ha vinto una 600 come premio in una lotteria; e sempre di una 600 è gelosissimo limpiegato interpretato da Nino Manfredi, che per paura del traffico costringe moglie e suocera a rientrare prima di mezzogiorno da una scampagnata. Rubano una 500 i due ladruncoli di Franco e Ciccio, ma conoscono talmente poco i segnali stradali, che dopo un giro improvvisato e confuso riportano involontariamente la macchina dove lavevano sottratta, in tempo perché il proprietario esca per riprenderla. In Le motorizzate alcune suore tamponano una 600 e sempre una 600 è la macchina con la quale una donna tenta di sedurre il corridore interpretato da Walter Chiari.

Ma se gli anni Sessanta, come visto, vedono affiancarsi e rivaleggiare le due piccole automobili, col passare del tempo sarà la 500 a trionfare; e se laltra invecchia con la fine dei Sessanta (anche se avrà la sua versione moderna a cavallo degli anni 2000) questa resiste fino a diventare un classico, un oggetto pop, una raggiante icona della moderna italianità, capace di trovare nuove linee comunicando sempre la sua simpatia. Anche il cinema se ne accorge, e già nel 1965 esce il film parodia James Tont Operazione U.N.O. di Bruno Corbucci, in cui Lando Buzzanca utilizza una 500 munita di mitragliatrici sotto il lunotto. Il piccolo gioiello nostrano scavalca i decenni e cammina in Radio Freccia di Luciano Ligabue – ambientato a metà degli anni 70 -, è guidata da Fantozzi in Fantozzi contro tutti, del 1980; ed Enrico Montesano in Culo e Camicia si ritrova, lungo lautostrada, con un “cinquino” mezzo scassato che allimprovviso pista come una Ferrari. La 500 entra nel film di animazione Cars, motori ruggenti, del 2006 – sotto il nome di Luigi – e persino in James Bond, quello vero: Spectre, del 2015. I titoli sarebbero ancora tanti, da quel lontano 4 Luglio del 1957 ad oggi, non allunghiamo la lista ma cantiamo «tanti auguri a te», cara, vecchia, giovanissima, immortale e mitica Fiat 500.

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