Juncker al Parlamento ellenico

Grandi e belle parole, quelle del presidente della Commissione europea, ma i fatti sono molto più crudi

Alla fine della sua visita ufficiale in Grecia, il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ha visitato il Parlamento greco e ha indirizzato un discorso ai deputati. In effetti ha parlato di tutto: degli sforzi del popolo, dell’uscita dai Memoranda nel prossimo agosto, delle buone prospettive dell’economia greca, di tutto quello che l’Europa deve alla Grecia dal punto di vista storico e culturale. Inoltre, ha riconosciuto il bisogno di un alleggerimento del debito perché le istituzioni europee devono rispettare gli accordi, «pacta sunt servanda», ha sottolineato il presidente, ma le riforme devono essere realizzate.

In più ha parlato delle relazioni con i Balcani e ha insinuato che l’accesso della Fyrom (Macedonia) nell’Unione europea potrà essere realizzato dopo aver trovato un accordo sul suo nome tra Grecia e Fyrom. Si è riferito anche ai due militari greci che si trovano da quasi due mesi imprigionati nel carcere turco di massima sicurezza di Adrianoupolis senza precise accuse e ha chiesto alla Turchia di liberarli il prima possibile. Il presidente ha dimostrato il suo supporto alla Grecia e Cipro per quanto riguarda le continue provocazioni turche, sottolineando il bisogno del rispetto del diritto internazionale da parte turca. Si è riferito anche al bisogno di solidarietà da parte dei Paesi europei verso i profughi. In altre parole, ha detto tutto ciò che tutti volevano ascoltare, il che sicuramente è stato positivo.

APTOPIX Greece Bailout

Però da una seconda lettura degli analisti si capisce che le “iniezioni tonificanti” non possono bastare per la cura delle “malattie” di cui soffre la Grecia: la risoluzione del problema dell’alleggerimento del debito pubblico greco è una questione intra-governativa e non comunitaria.

La reclusione dei due militari greci durerà molto, visto che ormai Erdogan ha messo in chiaro che tutto dipende da quello che farà la Grecia con i piloti turchi, nonostante le iniziali smentite. Inoltre, Erdogan si è risentito delle parole di Juncker e il ministro degli Esteri turco l’ha accusato di avere una doppia faccia.

Greece Europe Migrants

Intanto, le provocazioni turche non terminano, anzi aumentano come i flussi di profughi e migranti. Dall’inizio dell’anno c’è stato un aumento del 33% rispetto all’anno scorso. Ormai, le condizioni nelle isole, particolarmente a Lesvos e Chios, sono quasi fuori controllo. Profughi e migranti reagiscono in modo ostile al ritardo delle loro richieste di asilo, i cittadini reagiscono lo stesso perché ormai sono molto stanchi di questa situazione che ha rovinato l’economia locale e minaccia spesso la loro incolumità dopo che spesso gli scontri finiscono male.

La ripresa dell’economia greca è in dubbio visto che la recessione non lascia molto spazio per sviluppo. Le misure di austerità da una parte hanno avuto un effetto positivo sulle finanze pubbliche e si sono tradotte in un introito iniziale del 4%, però dall’altra parte hanno strangolato l’economia e lo sviluppo. Un terzo dei greci secondo l’Eurostat vive in condizioni di massima povertà; quest’anno ci si aspetta la chiusura di 7 mila piccole e medie imprese, le privatizzazioni si operano a basso costo o addirittura gratis, i giovani abbandonano il Paese, la disoccupazione persiste e si vede che nessuno ha voglia di capire che le politiche debbono essere cambiate. Intanto aumentano le voci di una possibile esplosione sociale.

E la sorveglianza europea continuerà anche dopo l’uscita dai programmi di assistenza economica, il che non lascia spazio per manovre diverse.

Il dilemma del governo è veramente grave. Molti analisti sostengono che non si escludono elezioni anticipate il prossimo autunno come sostiene Tsipras, che da una parte vuole capitalizzare l’uscita dai Memoranda, ma dall’altra forse vorrà evitare un’ulteriore perdita di popolarità a causa delle misure di austerità che saranno effettuate a inizio 2019. Inoltre, non vorrebbe avere nel suo curriculum un eventuale “incidente” con la Turchia.

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