Inversione di ruoli tra servo e padrone

Una “commedia nera” e di scavo psicologico, la cui trama, chiusa all’interno di una casa borghese, si struttura come una ragnatela, lentamente tessuta dal servo. Al centro del racconto, la vicenda di un rapporto di dominazione e conseguente impotenza di un uomo su un altro uomo. La messinscena di Andrea Renzi e Pierpaolo Sepe parte dall’adattamento teatrale che lo stesso autore Robin Maugham realizzò nel 1958 e si incrocia con le atmosfere del film di Joseph Losey del 1963

Una musica crescente e sempre più assordante. Un uomo di spalle, in penombra, avanza dal proscenio verso il fondo dove, su un divano, si trova addormentato un altro uomo. Si chiude il sipario, appena il tempo per immetterci in un’atmosfera che percepiamo già claustrofobica e che mostra subito il finale. Il sipario si riapre e prende avvio la storia. Quella di un servo e del suo padrone, e dell’inversione di ruoli che in breve tempo ribalterà le loro esistenze.

Ha l’andamento di un thriller l’allestimento che Pierpaolo Sepe e Andrea Renzi hanno realizzato del romanzo di Robin Maugham “Il servo” – testo noto per la trasposizione cinematografica di Joseph Losey del 1963 con la sceneggiatura di Harold Pinter –. Considerato, alla sua uscita, nel 1948, un piccolo capolavoro di abiezione nel mondo anglosassone, rivelò, all’epoca, il talento del giovane autore, capace, con una scrittura di sottile ambiguità, di tessere una ragnatela psicologica dove la posta in gioco è il dominio dell’uno sull’altro. Il breve romanzo non rappresenta solo un esemplare affondo sui rapporti di classe e sull’antinomia servo-padrone, ma anche sull’ambiguità di tale rapporto che innesta dinamiche di morbosità sessuali. Ossessioni che la regia lascia emergere gradatamente attraverso il fascino ambiguo ed enigmatico che il domestico esercita per asservire il padrone. Preso a servizio dal giovane avvocato londinese, Tony Mounset, tornato dopo alcuni anni dall’Africa, il servo Hugo Barrett diventa l’esemplare e irrinunciabile tuttofare del ricco e aristocratico signore, fino a “rubargli” progressivamente l’anima ribaltando così il rapporto di comando e sottomettendo ai suoi capricci un padrone ormai impotente a reagire diventato servo del suo stesso servo. E a niente sortirà il tentativo dell’amico Richard di metterlo in guardia dal malefico cameriere, né quello della fredda e altera fidanzata Sally che infine rinuncerà anche lei a dissuaderlo e lo abbandonerà.

Nel gioco di sopravvento viene coinvolta subdolamente anche l’amante dell’astuto domestico, introdotta in casa con una menzogna e presto diventata attrazione erotica del padrone, creando infine un perverso ménage à trois su cui si chiude lo spettacolo. In questa crudele vicenda di assoggettamento, lo spettatore rimane anch’egli invischiato per merito di una messinscena dal meccanismo teatrale perfettamente ritmato, che sa far crescere la tensione e mantenerla fino alla fine. Tensione che vibra dentro la scenografia fissa di un’enorme stanza grigia dominata da un divano, e con, lateralmente a vista, due ambienti mobili – la stanza da letto del padrone, e, quale tinello del servo, un tavolo con alcune sedie – trascinati o indietreggiati di volta in volta; tra i sapienti cambi di luci di Cesare Accetta, e tra i suoni inquietanti ad altissimo volume che irrompono improvvisi. Adatti nei rispettivi ruoli, tali da formare una coppia perfetta, sono Lino Musella e Andrea Renzi: il primo, encomiabile nei movimenti e nell’atteggiamento cerimonioso e servizievole, poi sempre più subdolo e demoniaco; il secondo, altrettanto elogiabile nella trasformazione impercettibile di sottomissione e dipendenza. A loro si aggiungono i bravissimi Tony Laudadio, Emilia Scarpati Fanetti e Maria Laila Fernandez.

 

“Il servo”, dalla pièce teatrale “The servant” dal romanzo omonimo di Robin Maugham, traduzione Lorenzo Pavolini, regia Pierpaolo Sepe e Andrea Renzi
con Lino Musella, Andrea Renzi, Tony Laudadio, Maria Laila Fernandez, Emilia Scarpati Fanetti
scene Francesco Ghisu, costumi Annapaola Brancia D’Apricena, disegno luci
 Cesare Accetta. Produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Casa del Contemporaneo, Teatri Uniti, Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia.

A Napoli, Teatro Mercadante, fino al 21 gennaio.

In tournée a: Ravenna, Teatro Alighieri, 31/1 e 1/2; Bari, Teatro Kismet, 3 e 4/2; Salerno, Teatro Verdi, 10 e 11/2; Cosenza, Teatro Unical, 13/2; Bergamo, Teatro Creberg, dal 22 al 25/2.

I più letti della settimana

Osare di essere uno

Chiara D’Urbano nella APP di CN

Focolari: resoconto abusi 2023

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons