Instancabili cercatori di domande

Giovani in dialogo. Sul palco un filosofo laico e un economista vicino al papa. Tra dubbi ed esperienze sofferte, una serata intensa, "vera", non priva di momenti difficili.
(foto Ferdinando Garetto)

Era l’inizio del 2020, in un mondo apparentemente ancora “normale”. In un “normale” percorso di preparazione di un ciclo di incontri di pastorale giovanile, un piccolo gruppo di giovani si pongono una domanda sfidante: e gli “altri”? E tutti quegli amici che non sanno neanche che cosa sia una parrocchia, un movimento, una messa domenicale? In pratica… la maggior parte dei loro amici, dei loro compagni di università o colleghi di lavoro.

(foto Ferdinando Garetto)

Nasce un progetto, una serata di confronto, aperta ai dubbi e alle domande di senso e significato. C’è interesse, il programma prende forma, la data è già fissata per il 2 aprile, i relatori (un teologo e uno psicologo di “convinzioni non religiose”) hanno già dato la loro adesione.

Poi… lockdown. Tutto si ferma. La pandemia travolge, isola, le agende si riempiono di pagine vuote, tutte uguali. La ferita del Covid segna in particolare una generazione, la più dimenticata: nonostante gli allarmi dati da subito da psicologi e pedagogisti illuminati, sono proprio i giovani a pagare il prezzo più alto dei mesi dei rapporti interrotti, delle occasioni perdute, delle amicizie e degli affetti non coltivati nel tempo di un’età irripetibile.

(foto Ferdinando Garetto)

E i nostri amici “cercatori di domande”? La delusione è grandissima, ma non si fermano. E appena possibile, come sulle macerie di un nuovo dopo-guerra (e non è un’iperbole), si rimettono in cammino. Tutto è più difficile: riallacciare rapporti “in presenza”, trovare un luogo, una data; costruire un percorso. Ma arrivano i primi segnali: in un mondo in cui tutti sembrano avere risposte a buon mercato, molti giovani sono affascinati dalla possibilità di ritrovarsi seduti in piccoli gruppi a confrontarsi sui dubbi e sulle grandi domande (la giustizia, se c’è… il dolore, se ha un senso… gli ideali, se ne vale la pena… la spiritualità, se è possibile per tutti…  il male, perché…?).

Non è un percorso facile: lo psicologo ha cambiato città e regione, molto a malincuore non potrà esserci. E il teologo… si chiama Roberto Repole e nel frattempo è stato nominato Arcivescovo di Torino: di sicuro non avrà più tempo per loro. Lo contattano solo per tenerlo aggiornato del fatto che non si sono fermati, ma la risposta è una sorpresa: non li ha mai dimenticati, gli impegni si mantengono: ci sarà, ovunque si faccia l’incontro e non importano i numeri. Nel frattempo, un contatto inaspettato: Fabio Cantelli Anibaldi. Una fiction di Netfix su San Patrignano lo ha reso molto conosciuto, ma quello che colpisce di lui è la sintonia con quelle domande, l’interesse sincero per i giovani, la sua storia personale sofferta e in perenne ricerca.

E così sabato 8 ottobre 2022, a Saluzzo, un vescovo e un filosofo non credente si incontrano davanti a una sorprendente platea di giovani, più di 100, tra “Birra e grandi domande” come dice il volantino. E ancor più sorprendente è il dialogo. Certamente con i giovani: sono bravissimi a mettersi in gioco, ma soprattutto, dopo le prime battute quasi di studio reciproco, è dialogo fra di loro, che diventa scambio sincero, confidenza, spazi di autentica e comune umanità. Dalle domande si aprono prospettive di risposta, ma soprattutto nuove domande e nuove aperture. Con la voglia che “non finisca qui”.

E infatti… Una nuova idea: “live your doubts”, vivi i tuoi dubbi. Il tema questa volta è il lavoro. Lo specificano subito: non per fare una specie di agenzia di collocamento o per fare semplici analisi di mercato, ma per condividere le speranze, i valori, ma anche le fatiche quotidiane, le paure, la voglia di cambiare i meccanismi di un sistema che sembra alienante. Di nuovo un percorso meticoloso, fatto di rapporti ritrovati e di voglia di “fare”. C’è di nuovo Fabio la sera di venerdì 8 settembre, questa volta a Cuneo, e vicino a lui sul palco c’è Luigino Bruni, economista e studioso, leader di percorsi innovativi dall’Economy of Franciscus all’Economia di Comunione nel mondo.

Anche questa volta i giovani fanno sul serio: domande dirette, esperienze sofferte e “vere”, partecipazione attiva e attenta a tutti i passaggi della serata. Ma i relatori non sono da meno: “prendere sul serio i giovani” significa anche non cercare scorciatoie o semplificazioni, esprimere senza mezze misure le visioni diverse, proporre risposte che non sempre sono quelle che ci si vorrebbe sentir dire. Anche a costo di sembrare “duri”. Un’esperienza “vera”, non priva di momenti difficili. Ancora una volta, però, alla fine il “valore aggiunto” è sempre il dialogo: le risposte del filosofo laico si completano con quelle dell’economista vicino al papa e studioso della sapienza biblica. I due si guardano, si ascoltano, evidentemente si rispettano anche quando non sono del tutto d’accordo.

E in conclusione l’ultima risposta di Fabio centra in pieno il significato della serata e ne diventa sintesi: attenzione alle semplificazioni, alle realtà dove tutto è bianco o nero, agli estremismi preconcetti. Perché è lì, negli estremismi, che la democrazia muore. E perché la realtà è complessa e la più grande sfida è proprio quella delle complessità. Con parole diverse, esattamente quello che aveva detto poco prima Luigino da un’altra prospettiva.

Alla fine dell’incontro Luigino e Fabio si intrattengono a lungo, traspaiono stima e interesse sincero per l’idea dell’altro: non sappiamo che cosa si dicano, ma anche solo l’immagine è testimonianza di dialogo. La strada è appena cominciata. Potranno esserci altri temi, altre domande. Perché il valore che ispira questo percorso guarda all’umanità, non ai singoli eventi per quanto curati e riusciti.

Sono i valori che facevano dire in un whatsapp a una delle organizzatrici, qualche mese fa: «Vedo i volti spenti dei ragazzini che pochi anni fa correvano felici in oratorio. Forse non lo sapranno mai, ma è per loro che lo facciamo…».

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