Ingegneri senza frontiere

I muri che costruiscono in 42 Paesi del mondo non dividono le comunità e non sono la beneficenza di nazioni ricche verso le povere.

I muri che costruiscono in 42 Paesi del mondo non dividono le comunità e non sono la beneficenza di nazioni ricche verso le povere. Lo scopo di Engineers Without Borders (Ewb), cioè “Ingegneri senza frontiere”, è lavorare con la gente di un territorio per progettare e capire se è prioritario un pozzo di acqua potabile, una centrale solare o una strada, utilizzando magari le tecniche e i materiali tradizionali. Con oltre 16 mila volontari, quest’organizzazione statunitense ha cambiato la vita a più di due milioni e mezzo di persone e se ’America latina e l’Africa detengono il primato dei progetti realizzati o in corso, rispettivamente 391 e 211, ben 30 progetti sono diretti anche agli Stati Uniti e a quelle comunità che non possono permettersi un ingegnere per garantire la manutenzione di alcune infrastrutture. Ogni progetto dell’Ewb dura cinque anni perché, secondo i fondatori di questa associazione «sono questi i tempi necessari a costruire relazioni autentiche e di fiducia con una comunità, a cui non si consegna solo un’opera, ma una cultura di condivisione»

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