India: scandalo finanziario per il magnate Adani

Da qualche settimana, il mondo finanziario indiano è in pieno subbuglio a causa di un report che accusa il gruppo del magnate Gautam Adani di aver attuato una maxi frode finanziaria. La risposta polemica contro l’Hindenburg Research Centre, la società newyorkese autrice della denuncia, ha assunto toni fortemente nazionalistici
India Adani
L'Adani Corporate House ad Ahmedabad, India, del magnate Gautam Adani, l'uomo più ricco dell'India. (Foto AP/Ajit Solanki, archivio)

La vertiginosa ascesa economica del gruppo indiano Adani, aveva atto di Gautam Adani, l’uomo più ricco dell’India e dell’intero continente asiatico, e uno dei più ricchi nel mondo. La reazione alle accuse di truffa non è solo di carattere finanziario o commerciale e giuridico quanto, piuttosto, di tono nazionalistico. Molti in India vedono nell’accusa mossa al magnate un tentativo di destabilizzare la grande potenza asiatica e mondiale. Una nota ed autorevole rappresentante del mondo giudiziario, e quindi del sistema legale del Paese, parla addirittura di «un assalto all’India e agli indiani». Un generale in pensione stigmatizza quanto sta avvenendo come una «classica guerra di informazione». Vivek Ranjan Agnihotri, noto cineasta di Bollywood già al centro di varie controversie per l’uso di Twitter a difesa dell’orgoglio nazionale, ha recentemente aggiunto alla lista di personaggi, politici e accademici che ritiene avere uno spirito anti-indiano, anche l’Hindenburg Research Centre di New York, la società di ricerca finanziaria autrice del report che ha suscitato la controversia. Questi cenni e riferimenti permettono di capire quanto la reazione alla documentazione offerta dall’agenzia newyorkese abbia ferito l’ethos locale e l’identità indiana.

In effetti, l’Hindenburg Research Centre non ha fatto altro che mettere sulla carta e pubblicare quanto molti in India, già da anni, consideravano un’evidenza. In non pochi settori del Paese, che, come noto, negli ultimi vent’anni ha conosciuto una crescita industriale, economica e finanziaria fra le più rampanti e spregiudicate a livello globale, c’era la convinzione che qualcosa non quadrasse nell’imporsi del magnate gujarati. Adani è infatti originario dello stato del Gujarat, una parte del sub-Continente indiano particolarmente ricca di imprenditori e uomini chiave delle finanze indiane. Il settore di partenza di Adani era quello dei preziosi che, comunque, ha progressivamente allargato ad altri ambiti: energia, infrastrutture e costruzioni, oltre agli investimenti finanziari. Inoltre, col tempo Adani si è imposto come una delle figure chiave nel processo che l’attuale premier Narendra Modi aveva messo in moto a partire dai primi anni dell’attuale millennio per far uscire lo stato a nord di Mumbai – il Gujarat appunto – da un’empasse complicata.

La vicenda era iniziata nel 2002, quando un treno era stato bruciato nella stazione di Godhra provocando la morte di decine di persone. Erano seguiti scontri fra indù e musulmani che avevano causato un migliaio di vittime. L’intero stato del Gujarat e l’allora suo Chief Minister Narendra Modi erano stati messi sul libro nero di molti Paesi – fra cui gli Usa –, accusati di trasgressione dei diritti umani elementari. Narendra Modi, nel giro di dieci anni riuscì, grazie anche a legami con uomini della finanza e dell’industria sia locale che emigrati negli Usa e in Inghilterra, a ricostruire la credibilità del Gujarat e ad assicurare quegli investimenti esteri che hanno permesso alla zona un grande salto di qualità, tanto da essere attualmente una delle più ricche e trainanti dell’India. Gli stretti legami di Adani nel processo di recupero e sviluppo appena descritto dimostrano come la politica indiana sia profondamente cambiata negli ultimi decenni grazie proprio a Modi. L’ex Chief Minister del Gujarat, e attuale Primo Ministro indiano, ha esportato, con successo, il modello politico adottato nel suo stato di origine a livello nazionale, dove governa ormai da quasi dieci anni assolutamente incontrastato a causa della débacle del Partito del Congresso, che non riesce a mettere insieme una parvenza di opposizione.

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ll presidente del gruppo Adani, Gautam Adani, parla durante l’inaugurazione del 9° Vibrant Gujarat Global Summit, il vertice biennale degli investitori tenuto dal governo del Gujarat a Gujarat, in India, nel 2019 (Foto AP/Ajit Solanki, archivio)

Harish Daodaran, esperto di storia del businnes, ha recentemente messo in evidenza come, in India, politica e mondo finanziario e del business siano stati capaci di intrecciare i loro interessi e di trovare modalità per sostenersi reciprocamente. In passato, a partire dall’indipendenza, i politici indiani, pur accettando generose offerte da industriali e magnati del settore, non si erano mai identificati con nessuna delle grandi famiglie di industriali. Modi ha cambiato la politica indiana anche sotto questo punto di vista. Il mondo finanziario e del businness è ora coinvolto non solo con quello politico ma anche con l’ideologia nazionalista che l’attuale partito al governo rappresenta e sta imponendo nel Paese.

Da parte sua, il Rapporto Hindenburg ha semplicemente offerto evidenze di come l’ormai massiccia e tentacolare potenza economica di Adani sia stata capace di aumentare artificialmente il valore delle azioni delle sue aziende – cosa che avverrebbe da decenni – utilizzando una rete di società di comodo che agiscono all’estero, tutte in qualche modo legate ai membri della famiglia Adani. Hindenburg definisce il sistema Adani come «la più grande truffa nella storia aziendale». Secondo la società newyorkese di ricerca finanziaria, le società di Adani sono state sopravvalutate sul mercato azionario indiano di oltre l’80%, salvo poi provocare un crollo delle stesse azioni per oltre 100 miliardi di dollari, e questo poco prima della vendita di nuove azioni.

Ovviamente, Adani e tutto il suo gruppo respingono le accuse. In una risposta di 413 pagine, il gruppo ha dichiarato che si tratta «non solo di un attacco ingiustificato a una società specifica. È un vero attacco calcolato nei confronti dell’India, della sua indipendenza ed integrità, che mette in dubbio la qualità delle sue istituzioni e della storia di crescita e ambizione del Paese». Il responsabile del settore finanze del gruppo è andato oltre nel giocare la carta nazionalista. Oltre ad apparire in una rete televisiva con la bandiera indiana sullo sfondo, ha ricordato che durante il colonialismo britannico l’esercito di Sua Maestà aveva trucidato centinaia di indiani. L’obiezione non sembra essere una risposta pertinente alle accuse puntuali del Rapporto, ma di certo incita l’orgoglio nazionalista. Tuttavia, fino ad ora, sia Modi che i suoi più stretti collaboratori hanno evitato di commentare, almeno a livello ufficiale.

Nonostante questo, l’opposizione indiana guidata dal Partito del Congresso chiede che venga avviata un’indagine, considerati gli stretti legami tra Adani e il primo ministro Narendra Modi. Secondo autorevoli osservatori, sarebbero circa 110 i miliardi di dollari persi in Borsa dalle società del gruppo Adani dopo la pubblicazione del rapporto. In poche settimane la ricchezza di Gautam Adani si sarebbe dimezzata.

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