India, il potere alle donne

Due donne, Mamata Banerjee (nella foto) e Jayalalitha, hanno vinto le elezioni in due Stati chiave dell’India, Bengala e Tamil Nadu. Quando la forza e il carisma femminile vincono su pregiudizi e luoghi comuni
Mamata Banerjee

«Il potere della donna in primo piano»: il titolo di prima pagina dell’autorevole quotidiano indiano The Hindu rivela la caratteristica principale dei risultati delle elezioni alle Assemblee legislative tenutesi in alcuni degli Stati chiave dell’India. Protagoniste dello tsunami elettorale della più grande democrazia del mondo sono state una piccola donna bengalese, Mamata Banerjee (nella foto), giustamente nota come la tigre del Bengala, e l’imponente Jayalalitha, che ha riguadagnato la sua posizione di leader dello stato del Tamil Nadu.

 

Bengala e Tamil Nadu sono due nodi chiave dell’India, sotto molti punti di vista: diversissimi in quanto a cultura e lingua (bengalese di origine sanskrita una e tamil di radice dravidica l’altra), ma soprattutto in quanto a vita politica.

 

Il Bengala da 34 anni era governato dal CPI (M) (Comunist Party of India (Marxist), guidato fin dalla sua fondazione, nel 1964, da Jyotirindra Basu (familiarmente noto come Jyoti Basu), primo ministro del Bengala dal 1977 al 2000: ventitré anni di potere incontrastato, senza eguali nella storia del Paese asiatico.

 

Basu, alla fine degli anni ’90 era arrivato ad un passo dal diventare primo ministro. È stato una figura mitica, salutato alla sua morte, nel 2010, da milioni di persone che lo hanno sempre considerato un leader incontrastato, nel suo spirito marxista equilibrato ed aperto al dialogo. Il suo carisma si è progressivamente perso nel corso del primo decennio del nuovo millennio, nonostante i successori abbiano cercato di seguirne le orme e la politica.

 

Il merito di Mamata Banerjee, la piccola donna che ha distrutto il bastione comunista bengalese, è stato quello di aver colto che, dopo quasi quarant’anni, la gente del suo stato era pronta al cambio. D’ispirazione vicina al partito del Congresso, la leader di Kolkata (come è oggi chiamata Calcutta) aveva da tempo fondato un suo partito, il All-India Trinamool Congress (AITC), che alleatosi con il Congresso ha vinto quasi il 75 per cento dei seggi nell’Assemblea dello stato del Bengala.

 

Mamata rappresenta un’icona della donna bengalese: veste i tipici sari del posto, con le chappals (ciabatte che portano tutti i contadini) cammina per le strade affollatissime della metropoli e per i villaggi delle campagne del Bengala, è una donna del popolo e sa mischiarsi con la gente semplice, quella che decide veramente chi deve governare. Ha un profilo anche a livello nazionale, dove è da vari anni Ministro delle Ferrovie nel governo di Manmohan Singh.

 

Il successo del Trinamool Congress ha decretato non solo la fine del marxismo in Bengala, ma anche del tentativo del “buddha rosso” Buddhadeb Bhattacharjee, successore di Basu, di coniugare il marxismo con l’economia di mercato per trasformare Calcutta in una nuova Shangai.

 

Completamente diversa la situazione del Tamil Nadu dove Jayalalitha, da trent’anni sulla scena politica, è tornata ancora una volta al potere che ha detenuto a più riprese. Amata ed odiata allo stesso tempo, adorata come reincarnazione di una divinità del pantheon indù è stata, a più riprese, anche incriminata per corruzione, ma è sempre riuscita a riemergere.

 

In queste elezioni ha cavalcato la crisi del governo uscente, formato da una coalizione dell’altro grande partito dello stato del sud India – il Dravida Munnetra Kazhagam – con il partito del Congresso. L’immagine dell’amministrazione al potere negli ultimi cinque anni era stata gravemente danneggiata da uno scandalo per corruzione avvenuto nel 2008.

 

Al di là dei risultati degli altri stati, alcuni fra i quali importanti nello scacchiere della complessa situazione politica ed amministrativa del Paese asiatico, sono senza dubbio queste due donne ad uscire protagoniste dell’India del nuovo decennio. Soprannominate rispettivamente didi – sorella maggiore – e amma – madre –, Mamata e Jayalalitha rappresentano l’immagine del ruolo sempre più importante, anche a livello pubblico ed ufficiale della donna in un mondo dove, secondo i luoghi comuni, sembrerebbe avere un ruolo di secondo piano. Le loro figure propongono, invece, la forza del femminile, capace di abbattere roccaforti politiche e coagulare l’opinione pubblica.

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