Incarnare un carisma

La "spinta" di don Foresi al nascente Movimento dei focolari. Speranza, sapienza e cultura sulla via dell'unità.
Incarnare un carisma

Da anni siamo abituati a leggere su Città nuova gli articoli di Pasquale Foresi. Essenziali, intrisi di sapienza, ci conducono nel mondo dello spirito. Ma chi si cela dietro questa firma? Mai una sua foto o un riferimento autobiografico. Viene la voglia di conoscerlo quest’uomo che ci parla di filosofia e di spiritualità e ci fa volare alto.

Timido e schivo non scrive mai di sé. A meno che non si vada a incontrarlo direttamente e non gli si rivolgano le domande adatte. È un gran signore e mai farebbe la scortesia di non rispondere! Mandiamo un giornalista a intervistarlo?

È stato fatto di meglio: per anni migliaia e migliaia di persone, ragazzi, giovani, adulti, operai, impiegati, professori, gli hanno rivolto le domande più impensate e lui, con semplicità, ha sempre risposto a tutti. Ogni anno ai convegni e ai corsi di formazione che si tengono nelle prestigiose sale del Centro Mariapoli a Castelgandolfo, partecipano circa 24 mila persone, e quando Foresi interviene gli si può chiedere di tutto, dalla politica mondiale alla cultura e all’arte, dalle problematiche ecclesiali alla spiritualità di comunione, dal Movimento dei focolari fino alle sue esperienze personali.

Sì, perché Pasquale Foresi per 60 anni è stato l’ombra fedele e silenziosa di Chiara Lubich, colui che ha aiutato la fondatrice del Movimento dei focolari a incarnare in maniera concreta il carisma dell’unità che a lei era stato donato dallo Spirito.

«Vuoi condividere con me il peso di portare avanti il movimento?», gli domandò a bruciapelo Chiara un giorno mentre puliva una stanza e lui passava davanti alla porta. Era il gennaio 1950. Foresi aveva allora appena 21 anni e aveva incontrato Chiara per la prima volta neppure un mese prima.

 

Fu conquistato immediatamente dalla sua persona – «parlava come una che conosce per esperienza la teologia spirituale»; «Sentendola parlare ho visto in lei una tale sapienza e limpidezza, che rimasi travolto, affascinato»; «Trovai in lei allo stesso tempo santità e umanità» – e dal suo ideale – «intuii che nella sua esperienza e nella luce che derivava da essa c’era una grazia enorme, che avrebbe rivoluzionato non solo la teologia, ma anche la filosofia e il pensiero umano» –.

A seguito di quell’incontro comprese di aver trovato la sua via. Leggo su Wikipedia – l’enciclopedia di Internet! – una sua splendida confidenza: «Aprendo il messalino e leggendo il brano della perla preziosa, per la quale il ricco commerciante vende tutto quello che possiede, capivo che valeva la pena vendere tutto, vendere l’intellettualismo, il criticismo, i beni di questa terra, una carriera, vendere anche la reputazione, giacché a quel tempo alcuni guardavano con sospetto e diffidenza questo movimento. Tutto valeva la pena di vendere, pur di comperare questa perla preziosa che avevamo trovato: Cristo vivente in una comunità di persone».

Ma anche Chiara dovette rimanere colpita dalla persona di Foresi se subito lo coinvolse nella conduzione del nascente movimento, al punto da considerarlo, assieme a Igino Giordani, un cofondatore della sua Opera. Le cittadelle, i Centri Mariapoli, l’istituto Mystici Corporis, il centro studi del movimento, la nascita della diramazione dei sacerdoti diocesani, l’editrice Città Nuova sono alcune delle realizzazioni concrete alle quali egli ha dato un contributo determinante.

Quando parla del suo apporto allo sviluppo del movimento tiene a minimizzare, con convinta umiltà-verità: «Io ho dato soltanto la spinta iniziale, in unità con Chiara. Queste cose sono poi cresciute in modo tale che è evidente la mano di Dio; non avrei potuto, io, dare un tale sviluppo… è sicuro che il mio contributo è stato minimo, è stata la vitalità di tutto il movimento e Dio stesso che hanno sviluppato quest’Opera. E oggi continuo ad assistere all’incarnazione del carisma a tutti i livelli con profonda gioia».

 

Questa frase la leggo nell’ultimo suo libro, Colloqui, appena edito dall’editrice Città Nuova. Un libro personalissimo nel quale, a differenza di quelli precedenti, dona tutto sé stesso in prima persona. Vi si riportano infatti alcune delle risposte a quelle domande di cui parlavo all’inizio.

Dialoghi a tutto campo, quelli di Foresi, che privilegiano il cammino spirituale, e dove non esita ad aprire l’anima sul proprio cammino, con i momenti difficili e quelli più gioiosi e belli, affrontando anche la lettura e l’interpretazione dei fenomeni culturali, sociali ed ecclesiali del nostro tempo. Scopriamo così la vita interiore e la sensibilità culturale di un Foresi che ha attraversato con passione la storia della seconda metà del XX secolo, conoscendone i protagonisti, soppesandone gli avvenimenti, le ideologie e i fermenti di novità.

Il libro mostra l’apertura e l’audacia profetica dell’autore. Le donne pastore? «Ho l’impressione… (a prescindere dal problema del sacerdozio ministeriale) che siano state suscitate da Dio. Non sarebbe sorta una vocazione così bella e non avrebbe portato i frutti che ha suscitato, senza lo Spirito Santo». Il dialogo ecumenico? «Mi auguro che quanto prima giunga il tempo perché sia possibile fare un Concilio ecumenico fra tutti i cristiani».

Il dialogo interreligioso? «Ogni giorno, al mattino, dopo aver pregato il breviario e fatto meditazione sul Nuovo Testamento… dedico una mezz’ora alle grandi religioni. Così ho letto il Corano due volte, il Canone buddhista, il libro Bhagavadgita dell’induismo, anche quello più volte»… «Credo che i diversi valori delle varie tradizioni religiose rimarranno anche all’interno della Chiesa, e vi sarà un cristianesimo con tradizione buddhista, con tradizione musulmana, e via dicendo».

Un libro, quello di Foresi, che dall’ottica dell’unità spazia sulla Chiesa e sul mondo intero, cogliendo il positivo ovunque e valorizzandolo. In un tempo di incertezze e di paure, un libro che ridona speranza.

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