In sciopero i benzinai

I gestori delle pompe di benzina sono sul piede di guerra per gli esigui margini di guadagno e per il pagamento di un canone sulla moneta elettronica previsto dalle banche benché non sia a norma di legge
Sciopero benzinai

Non si trova un goccio di carburante nemmeno a pagarlo a peso d’oro. Lo sciopero indetto dai benzinai fino alle 7 di venerdì 14 dicembre procede bene. Nel frattempo, per non farsi mancare nulla, la Esso aumenta di un centesimo al litro, sul prezzo consigliato, il costo dei suoi prodotti. Secondo i sindacati di categoria al netto dei punti vendita per garantire i servizi minimi, come l’apertura delle stazioni di servizio ogni 100 chilometri in autostrada, risulta un’adesione compatta del 92 per cento, con punte del 95 per cento nelle grandi aree urbane come Roma, Milano, Napoli, Palermo. La Valle d’Aosta è l'unica regione che non aderisce allo sciopero per «la difficilissima congiuntura economica in cui versano i consumi in generale e quelli di carburanti in modo particolare». Chi volesse conoscere i 450 distributori aperti sui sei mila e seicento chilometri di autostrade può consultare il sito Regioni.it.

Secondo una nota dei sindacati di categoria l’adesione allo sciopero è «una risposta eccezionale soprattutto se si considerano le inaudite forme di minaccia e ricatto messe in atto diffusamente dalle compagnie petrolifere nei giorni scorsi e in queste ore stesse». Dal presidente del Faib‒Confesercenti, Martino Landi, arriva la richiesta al Governo: «Chiediamo il rispetto delle leggi e il rinnovo degli accordi». Durante le festività natalizie non sarà possibile promuovere nuovi scioperi per il divieto dell’autorità di vigilanza e allora si passerà al boicottaggio del pagamento elettronico che dal 24 al 30 dicembre sarà impossibile utilizzare nelle stazioni di servizio. I prossimi scioperi della categoria sono rimandati all’anno prossimo.

Di fronte alla Camera dei deputati 1.500 gestori di pompe di benzina – in tute da lavoro, con fischietti tra le labbra e uno striscione con la scritta eloquente: «Monti non tornano più i conti, presto saremo sotto i ponti» – rivendicano la precaria situazione della categoria e il timore di un sempre maggior uso dei self service a scapito dell’impiego di benzinai. Altra problematica riguarda le commissioni sui pagamenti con carta di credito o bancomat. Fino ai pagamenti fino a 100 euro, in pratica la gran parte, non erano previste commissioni a norma di legge. Le banche, invece, prevedono ora il pagamento di un canone per l’uso della moneta elettronica. I gestori delle pompe di servizio già strozzati dal crollo dei consumi dei carburanti, dal pericolo di perdere il posto di lavoro, dalle continue promozioni e e da sconti che ricadono fino al 50 per cento sulla categoria, dagli esigui margini di guadagno, solo 47,9 centesimi per litro, dal pagamento delle commissioni bancarie, sono sul piede di guerra.

Ulteriori disagi sono previsti a causa del preannunciato rifiuto di molte compagnie petrolifere di rifornire gli impianti, in vista del cosiddetto no rid day, vale a dire del rifiuto dei gestori di pagare una fornitura di carburante tra i giorni 17 e 22 dicembre prossimi, per protestare contro il rifiuto delle compagnie stesse a rinnovare i contratti collettivi scaduti da anni. In pratica per fare il pieno prima di Natale sono sicure solo le giornate di sabato 15 e domenica 16 dicembre. Si prevedono file in attesa di segnali di fumo. Non di benzina che brucia, ma di pace. Almeno a Natale.

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