In marcia verso l’unità

Quest'anno il quarto anniversario della dipartita di Chiara Lubich è dedicato al suo rapporto con i giovani. Momenti intensi, privati, provocatori raccolti nel libro "Cercate la pienezza della gioia" . Ne riportiamo alcuni
Chiara Lubich

Contemplando il cielo stellato di un agosto di montagna aveva pensato a loro. Era il 1962. Chiara Lubich, già fondatrice dei Focolari, in quel momento aveva intuito che sarebbero nate nuove generazioni: «La prima, la seconda, la terza e la quarta» aveva detto alle sua compagne. Appena cinque anni dopo, nel pieno della contestazione giovanile nascevano i Gen – la generazione nuova –, i giovani del movimento e successivamente anche i più ampi Movimenti Giovani per un Mondo unito e Ragazzi per l'unità sparsi in tutto il mondo.

A quattro anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 14 marzo 2008, la ricordiamo così attraverso alcune delle risposte –tratte dal libro Cercate la pienezza della gioia. 50 risposte ai giovani, Città Nuova 2012 –, che negli anni ha dato ai giovani incontrati  in appuntamenti ristretti e in grandi manifestazioni. 

Chiara, tu trasmetti sempre il positivo, l'ottimismo che cosa ti da la certezza che il mondo unito non è un'utopia?
«Il fatto è che io credo in una cosa molto importante: che l'unità, e quindi l'unità del mondo, è un segno dei tempi. Significa una precisa volontà di Dio e Dio non è mai estemporaneo. Lui è sempre puntuale. L'unità è una volontà di Dio per il nostro tempo. Lo stanno dimostrando tante cose. Per esempio, il Concilio Vaticano II, il quale spesso nei suoi documenti nominava la parola "comunione" o la parola "unità". E non solo, ma apriva i cattolici ai tre grandi dialoghi, che erano il principio d'unità di tutto il mondo: il dialogo con le altre Chiese, quello con le altre religioni, il dialogo anche con tutti gli uomini di buona volontà. In seguito la Chiesa ha creato quei Segretariati così importanti per portare avanti questo dialogo. […]
 
«Non solo nel mondo cattolico si preme su questo concetto dell'unità, ma anche in tutto il mondo cristiano. […] Inoltre, voi conoscete, perché vi avete anche collaborato, la Conferenza mondiale delle Religioni per la pace. Ebbene, essa riunisce le religioni più importanti del mondo: magari per uno scopo preciso, per la pace; però, intanto si conoscono, e così una certa unità si stabilisce pure con loro. Ma non è solo nel mondo delle religioni che si punta verso l'unità. […] La stessa TV che porta tutto il mondo in una stanza, in una famiglia, è già segno di unità. Ma poi gli enti internazionali, anche se non sono ancora perfetti, indicano al mondo una presenza di unità.
 
«Ma ciò che mi convince più di tutto sapete cos’è? Siete voi gen, giovani per un mondo unito. Perché io lo so come siete nati. Voi siete nati da una volontà, da una forza, da capacità umane. Voi siete nati per volontà di Dio, perché è venuto sulla terra un carisma che è quello proprio dell’unità. Voi ne siete stati informati e avete incominciato questa marcia nel mondo verso l’unità». 
 
Sembra che nella storia della Chiesa più si è diffuso lo Spirito di un carisma, più si è andato diluendo. Come dobbiamo vivere per custodire l'ideale puro quando l'Opera poggerà su di noi?
«Contesterei l'affermazione che lo spirito dei carismi si diluisca col tempo. E adesso vi dico perché, gen. Mi ricordo che quando avevamo la vostra età ed eravamo gen, Dio mi metteva come dei paraocchi e non mi faceva vedere fuori della città di Trento, che è piccolina, graziosa ma piccolina. Ed ero convinta che risolto, ad esempio, il problema sociale di Trento (erano tre i rioni sottosviluppati), fosse risolto il problema del mondo. Gesù non mi faceva vedere dì più. Un po' come i bambini che crescono in un mondo piccolo, prima non conoscono che il papa, la mamma, poi cominciano a capire gli zii e i cugini. Poi vanno a scuola e incontrano gli amichetti, poi crescono un pochino, cominciano ad aprirsi un po' sulla società, guardano la televisione, capiscono che c'è qualcosa anche più in là; poi studiano geografia e capiscono che c'è anche il resto del mondo. Però avviene tutto pian piano.
 
«Cosi succede per i carismi. Per esempio, quando san Francesco ha fatto uno dei primi Capitoli generali, c'era un gran fuoco divino tra i frati, ma erano solo 5.000. Poi questi frati, morto san Francesco, si sono diffusi in tutto il mondo, hanno fatto un bene immenso: chi lo sa raccogliere? chi lo sa misurare? Hanno dato origine a missioni. Hanno avuto e hanno
parrocchie. Hanno aiutato i poveri, soprattutto gli abbandonati. Dove c'è un peccatore che vuole convenirsi, c'è spesso un frate di mezzo. Sono nate tre Famiglie religiose, ecc. Vorrei sommare il bene che fanno adesso questi frati e confrontarlo col bene che faceva san Francesco con i suoi frati di allora e vedere qual è dì più. Sono convinta che, nonostante tutta la contestazione che c'è stata, il bene è di più ora, gen. Quindi stiamo attenti ad avere paura di un futuro che non ci può essere mai.

«Comunque, vi do qualche elemento perché lo spirito dell'Opera rimanga sempre genuino: gen, non appoggiatevi mai a nessuno, pretendete tutto da voi; fate unità a chi si deve; amate Gesù Abbandonato, che con lui non si crolla mai; e portate dovunque sempre la presenza di Gesù in mezzo perché sia lui a portare avanti le cose. Se questo ci sarà su tutti i punti della terra, gen, state tranquilli, il Movimento dei focolari andrà avanti, andrà avanti. L’altro giorno una persona mi ha chiesto se fossi preoccupata di essere la presidente di un'Opera così grande. Gli ho risposto: non so cosa sia, sono 34 anni che c'è questo Movimento, è sparso in tutto il mondo, e non sono preoccupata; mi hanno fatto presidente dì questo Movimento, quindi ho una responsabilità anche giuridica, eppure non sono preoccupata. Come mai non sono preoccupata? Perché faccio momento per momento quella data cosa che devo fare e Gesù porta avanti tutto il resto. Non sono preoccupata perché c'è lui in mezzo alle persone qua, là. Se i membri del Movimento dei Focolari vogliono vivere, devono metterlo in mezzo; e, quando c'è lui, basta.
 
«È proprio lì in mezzo, lì in Asia, in Africa, è dappertutto, dove due persone del Movimento dei focolari vivono il loro Ideale. Questo continuerà tanto più quando non ci sarò più io, perché cosa faranno i focolarini quando non ci sarò più io? Diranno: mettiamo Gesù in mezzo perché lui ci ricorda tutta la nostra spiritualità. E voi direte: mettiamo Gesù in mezzo. E lui vi ricorderà ogni cosa e voi la metterete in pratica e tutto andrà avanti»
 
A cuore aperto cosa vorresti dire a tutti noi che siamo qui ai Genfest e ai giovani che mondo che ci seguono per televisione?
«Vi ripeto quello che ha detto una volta santa Caterina da Siena, quella grandissima santa, quella donna meravigliosa, parlando ai suoi discepoli: “Non accontentatevi delle piccole cose, perché egli, Dio, le vuole grandi”. È quello che vi dico io: gen, giovani, non accontentatevi delle briciole. Avete una vita sola, puntate in alto, non accontentatevi delle piccole gioie, cercate quelle grandi, cercate la pienezza della gioia. E potrete chiedermi: “Ma dove la troviamo?”. Ebbene, finisco il mio discorso con voi ancora nominando Gesù. Lui ha detto che chi vive l'unità avrà la pienezza della gioia; quindi l'eredità che avrete, se vivrete questo Ideale, sarà la pienezza della gioia. Questo è l'ultimo mio augurio e l'ultima parola che voglio dirvi».

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons