In Centrafrica è l’ora dei saccheggi

Nel Paese è in atto una devastazione di cui i mass media occidentali non parlano. Una lettrice ci racconta cosa sta succedendo. Per motivi di sicurezza, non pubblichiamo il suo nome
Centrafrica

Grazie per l’articolo di Giulio Albanese sul conflitto in Centrafrica, è chiaro e mette in luce tanti aspetti che qui in RCA tutti conoscono, ma sembrano sconosciuti o taciuti ai molti in ‘Occidente’ (poveri africani sempre in guerra!).

Vorrei sottolineare un aspetto che purtroppo crea ulteriori complicazioni: è l’aspetto religioso del conflitto in corso. Infatti è la prima volta (dopo vari conflitti in questi ultimi vari anni), che le truppe che invadono il territorio sono di origine araba e mussulmana, alcuni di loro (forse solo chi è messo in posizione di apparente comando) sono di origine dell’estremo nord-est del Centrafrica.

Vi assicuro che le più di duemila unità che stanno devastando e saccheggiando il paese non sono centrafricane, non parlano la lingua nazionale, colpiscono e saccheggiano tutte le istituzioni pubbliche, ospedali, scuole, e tutto cio che è cristiano, risparmiando o rivendendo il bottino alla popolazione mussulmana (che sarebbe una minoranza).

Questo sta creando una grave tensione nella popolazione, e potrebbe facilmente andare oltre, provocando vendette e scontri fra gruppi religiosi. La Chiesa cattolica (forse la più colpita dal saccheggio) denuncia una manipolazione e la copertura di più vasti interessi economici, nel timore appunto che l’elemento religioso possa avere conseguenze più gravi.

Vorrei infine dire una cosa riguardo all’articolo di Albanese, una cosa che mi ha fatto male. Cito: “Una cosa è certa: il conflitto centrafricano, militarmente parlando, può essere definito “a bassa intensità” (low intensity conflict)”. Se a tavolino confrontiamo i vari conflitti – il rischio di scontro nucleare con la Corea del Nord, i continui bombardamenti su alcune città siriane,… – con il conflitto in Centrafrica possiamo dire che la cosa ‘è certa’. Ma chi conterà i morti di questa guerra, mai esistiti o semplicemente mai nati, perché non hanno mai avuto un certificato di nascita, nelle lontane province del retroterra? O quelli che stanno morendo per semplici malarie, che non si possono più curare perchè non ci sono più centri sanitari e medicine?

Potrei continuare con tantissimi altri esempi, per dire che le guerre non si possono considerare solo a ‘tavolino’. Qui la gente muore, come muore in Siria ed è gravissimo in ogni caso. Lo so che l’intenzione di Albanese non era di nascondere questi aspetti, ma di mettere in luce anche altro. Ma vorrei attirare l’attenzione sul fatto che, chi da lontano leggerà questo articolo arrivando alla frase citata, potrebbe ‘mettersi l’anima in pace’ e dire: meno male che è un conflitto a bassa intensità! E allora a che cosa è servito scrivere questo articolo? Già siamo pressoché dimenticati dai media, ora siamo solo un conflitto a bassa intensità fra i tanti altri….che presto verranno dimenticati, per più vasti interessi economici.

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